15/02/2017

Aborto normalizzato, un Durex e un’umanità vuota

L’aborto non è più un tabù. Anzi, vi sono anche donne che vantano due o tre figli uccisi senza alcuna remora, come la presunta “artista” Marina Abramovich.

La cosa non deve sorprendere: quando un comportamento diventa lecito per legge, è fisiologica conseguenza che dilaghi.

Ovviamente si procede per gradi (o per “finestre”, come direbbe Overton). Legalizzato l’aborto, se ne è conseguentemente stata sminuita la portata: nessuno ha più il diritto di dire che si tratta di un omicidio che impedisce a un bambino di vedere la luce e che segna profondamente l’intera esistenza di una donna, sua madre. Il bambino diventa ipso facto un “grumo di cellule”, l’aborto viene passato con l’asettica denominazione “interruzione volontaria di gravidanza” e la donna non è più la futura mamma, bensì il “concetto antropologico” o, meglio, “persona in stato di gravidanza” (perché magari è trans, quindi potrebbe offendersi...).

Passo dopo passo, ecco dunque l’aborto normalizzato. Quasi come fosse andare a togliere l’appendice infiammata..

Assieme a questo discorso, ovviamente, vi è poi quello dei contraccettivi. Oggigiorno il must cui sottostare è: fare sesso, ma non fare figli. Se per caso poi ci scappa un bebè, si viene visti come dei “pivellini” che hanno sbagliato qualche passaggio.... Come dice la sessuologa belga Theresé Hargot, l’educazione sessuale di oggi si potrebbe tradurre in un triste: «Uscite coperti». Non servono spiegazioni.

Ma perché parlare di tutto questo? Perché ultimamente ho visto uno spot della Durex – nota marca di preservativi -, che è un condensato di pensiero abortista e sessocentrico. In trenta secondi di pubblicità – sperando non sia andato in onda in fascia protetta... – si ha la coppia che fa sesso, con l’uomo che non vuole mettere il preservativo nonostante le richieste di lei (chiaro: lui vuole il piacere, e con il preservativo ne prova meno... lei non conta, o almeno così pare); ecco quindi l’arrivo imprevisto del bambino e, ovviamente, la soluzione facile e “indolore”: l’aborto. «Sapete che in Italia ogni cinque minuti viene effettuata un’interruzione volontaria di gravidanza?»: una frase choc, buttata lì con assoluta leggerezza. Si parla di bambini uccisi come di noccioline: 290 vite spezzate al giorno, 2.000 a settimana... tante storie cui non viene data l’opportunità di svilupparsi. Ma meglio non darci troppo peso, sia mai che la gente si accorga che la legge 194 non è affatto stata un grande progresso di “civiltà”.

Ma non è ancora finita: ecco la reprimenda sul coito interrotto (metodo deprecabile per tanti motivi, tra i quali – nell’ottica della Durex – il fatto che fa vendere meno preservativi) e la solita bufala dei “preservativi che proteggono dalle malattie”. Davvero? Peccato solo che la scienza non dica lo stesso... Eppure al marketing, lo si sa, non si comanda.

Quello che rimane, dopo aver visto questo spot, sono solo amare considerazioni. Non c’è più la consapevolezza della grandezza del rapporto unitivo e procreativo tra un uomo e una donna, non c’è più la scintilla di umanità che supera e sublima l’istinto sessuale, non c’è più la bellezza di aderire alla propria vocazione di madri e di padri, non c’è più nemmeno la responsabilità dei propri gesti nei confronti di se stessi (in primis!) e del prossimo.

Non c’è più nulla, pare, se non un Durex e un’umanità vuota e disorientata.

Teresa Moro


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