29/02/2024 di Maria Rachele Ruiu

Aborto. La Francia contro le donne

Lo chiamano diritto delle donne, come se una donna volesse abortire e non abortisse invece quando non vede altre possibilità di sopravvivenza. Lo chiamano diritto delle donne e invece è il diritto della società ad abbandonare una donna e suo figlio quando in difficoltà; anzi, lo chiamano diritto delle donne e invece è il diritto di indicare come problema da eliminare i nostri figli anziché gli impedimenti che ci rendono difficile il tratto di vita che dobbiamo affrontare.

Invece che preoccuparsi, per esempio, delle difficoltà socio-economiche o della conciliazione tra famiglia lavoro, o con lo studio, invece di supportarci come mamma e papà, indicano nostro figlio come problema da eliminare, e questo lo chiamano diritto delle donne; lo chiamano diritto delle donne e invece è il diritto dello stato di indicare i nostri figli come non validi e scartabili, eliminabili, se hanno bisogno di più cure, se hanno la Sindrome di Down per esempio. Anzi, tutti spingono perché possiamo eliminarli altrimenti, dicono, siamo egoisti.

Lo chiamano diritto delle donne e invece è il diritto di alcuni uomini di abbandonare le proprie compagne o le avventure di una notte e i figli a loro stessi, tanto c'è il servizio clienti della contraccezione; sì, sulla pelle di quelle donne e dei loro figli; lo chiamano diritto delle donne ma devono fingere che i nostri figli non siano, perché è anacronistico nel 2024 con le ecografie sostenere che sono altro.

Lo chiamano diritto delle donne ma sono costretti a negare le conseguenze fisiche e psicologiche dell'aborto; lo chiamano diritto delle donne ma poi non possiamo raccontare il nostro dolore, che resta sussurrato tra le lacrime forse affidate alle amiche o a qualche sconosciuto nei blog; lo chiamano diritto delle donne ma poi è quasi un dovere in alcuni casi, soprattutto quelli che altrimenti sarebbero costosi o fastidiosi; lo chiamano diritto delle donne per non doverci offrire l'altra possibilità; per non doverci accogliere autenticamente, per non doverci prendere per mano e offrire la possibilità di superare difficoltà e paure che proviamo.

Lo chiamano diritto delle donne e poi ci abbandonano al dolore, anzi lo seppelliscono, solo il dolore però, perché i nostri figli non devono essere visibili nei cimiteri; lo chiamano diritto delle donne ma è la violenza di chi continua a raccontare la storia che con l'aborto puoi tornare indietro, che ci sia un qualche tasto “rewind”, e invece resti mamma, ma di un figlio morto. E poi, dopo averti ingannato, ti abbandonano. Una violenza tale che nega cittadinanza al dolore che suscita l'aborto. Perché quel dolore, lancinante, buio, profondo rompe la narrazione del diritto.

Una violenza che addirittura vorrebbe impedire il lavoro di chi vuole offrire l'altra possibilità, la libertà vera, cioè il vero diritto delle donne: essere affiancate, sostenute e messe nelle condizioni di essere accolte loro e i loro figli e, quando anche fosse davvero impossibile crescerli, poter avere la possibilità di custodirli fino alla nascita, senza che questo possa significare un sacrificio da accollarsi in solitudine, per poi affidarli alla Vita.

Lo chiamano diritto delle donne, ma in nome di questo diritto ci hanno e ci continuano a fottere.

#NonNelMioNome

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