28/03/2024 di Giuliano Guzzo

La Campagna di Pro Vita & Famiglia sull’umanità del concepito, tra iniziative e tentativi di censura

Se lo scopo di una campagna di sensibilizzazione è “lasciare il segno”, come si suol dire, senza dubbio Semplicemente umano questo scopo, ecco, sta cercando di raggiungerlo. Presentata infatti il 25 gennaio scorso – con una conferenza stampa tenutasi alla Sala Cristallo dell’Hotel Nazionale, a Roma –, la campagna è partita con un annuncio forte e al tempo stesso chiaro: quello dell’umanità del concepito. Un dato, quest’ultimo, che Pro Vita e Famiglia ha potuto ricordare anche sulla base di un sondaggio secondo cui ben il 64% degli italiani è favorevole al riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo anche ai nascituri (e il 76% vuole il reato di duplice omicidio quando viene uccisa una donna in gravidanza); motivo per cui si è chiesto alla politica di prenderne atto e fare qualcosa. Nello specifico, la richiesta formulata al Parlamento italiano con il lancio di Semplicemente umano è stata quella di approvare i disegni di legge come quelli dei Senatori Menia (FdI), Gasparri (FI) e Romeo (Lega), già presentati al Senato, alcuni dei quali propongono di modificare l’articolo 1 del codice civile al fine, appunto, di riconoscere proprio la capacità giuridica del concepito.

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LA CAMPAGNA

Venendo al cuore della campagna, la sua partenza ufficiale è avvenuta il 31 gennaio con l’affissione a Roma e nelle principali città italiane di cartelloni con un messaggio semplice e chiaro: l’immagine di un embrione accompagnata da questa frase: «9 biologi su 10 mi riconoscono come un essere umano. E tu?». Una domanda, idealmente rivolta ad ogni cittadino italiano, basata su un dato reale. Quel «9 biologi su 10», infatti, non è stato scritto a caso, ma è un dato che deriva da uno studio ben preciso, nonché indipendente e altamente autorevole: la ricerca The Scientific Consensus on When a Human’s Life Begins, pubblicata nel 2021 su “Issues in Law & Medicine” e realizzata coinvolgendo ben 5.577 biologi provenienti da 1.058 istituzioni accademiche di tutto il pianeta. Piccola curiosità: quella ricerca è stata realizzata dallo studioso Steven Jacobs nel corso dei suoi anni di dottorato spesi a fare ricerca. E nonostante la cura che ha riposto nel suo lavoro, Jacobs ha dovuto incontrare non poche difficoltà. Infatti numerosi biologi da lui interpellati si mostravano riluttanti a rispondere alle sue pur semplici domande sull’identità del concepito, e il fatto stesso che avesse deciso di occuparsi di questo argomento – nonostante l’esito schiacciante poi ottenuto dalle sue ricerche – ha portato Jacobs a vivere (a conferma della cappa politicamente corretta che, non da oggi ahinoi, domina il mondo accademico) durante l’indagine momenti molto difficili: «Durante quel periodo sono stato deriso, ridicolizzato e diffamato» (La Verità, 11/7/2019).

 

L’UMANITÀ (NEGATA) DEL CONCEPITO

Sulla base di questa premessa, Pro Vita & Famiglia – che non è certo nuova a campagne di sensibilizzazione pro life («Solo nel 2018 abbiamo fatto 90 camion vela con immagini contro l'aborto in tutta Italia», ha ricordato il Presidente, Toni Brandi) - , ha lanciato dunque la campagna Semplicemente umano, che rispecchia un consenso schiacciante tra i biologi che, a ben vedere, tale non potrebbe che essere. Anzi, verrebbe quasi voglia di chiedere a quel 10% (anzi, meno del 10%) di biologi che non concorda sull’umanità del concepito su quali manuali abbia studiato. Non certo, per dire, su Developmental biology di Scott. F. Gilbert, che a pagina 185 recita: «La fertilizzazione è il processo mediante il quale due cellule sessuali (i gameti) si fondono insieme per creare un nuovo individuo con un corredo genetico derivato da entrambi i genitori». La cosa che colpisce è che anche consultando testi degli anni ’70 del secolo scorso, troviamo frasi che dicono come «nel momento in cui lo sperma del maschio umano incontra l'ovulo della femmina e dall'unione si ottiene un ovulo fecondato e una nuova vita ha inizio» (Van Nostrand's Scientific Encyclopedia, 1976, p.94), confermando che «lo sviluppo di un essere umano inizia con la fecondazione» (Medical Embryology, 1975, p.3).

L’umanità del concepito, come abbiamo già ricordato su queste colonne, è inoltre provata dal fatto che ancora prima che nasca, colui che si trova nel grembo materno è un soggetto che risponde a stimolazioni esterne già a 20 settimane (Arch Dis Child. 1994), e che a 29 ha una propria facoltà uditiva (Early Hum Dev. 2000), al punto da far registrare – sempre alla 29esima settimana di gestazione – variazioni cardiache quando ascolta la voce della madre (Dev Sci. 2011). Si tratta pertanto non di qualcosa, ma appunto di qualcuno che, nel grembo materno, già intrattiene una vita relazionale (Neuroendocr. Lett. 2001), capace di memorizzare fra le altre proprio la voce di sua madre (Acta Paediatr. 2013). Qualcuno con un’esistenza di ritmi giorno-notte (Semin Perinatol.2001), di riconoscimento di profumi (Clin Perinatol.2004) e, come già detto, di memoria (Neurorep. 2005). Qualcuno, come noi, in grado di sperimentare anche il dolore (Semin Perinatol.2007; Anesthes.2001).

Nonostante questa mole di evidenze a dir poco schiaccianti, purtroppo l’umanità del concepito è sempre più negata, in particolare con una vergognosa discriminazione contro cui Pro Vita & Famiglia ha organizzato anche dei flashmob. Un triste esempio di questa negazione e discriminazione è senza dubbio quanto avvenuto in Francia, con l’inserimento in Costituzione dell’ideologico “diritto all’aborto”, svolta che – come ha ben notato Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia – equivale non solo a negare l’umanità del concepito, ma anche ad abolire ufficialmente il diritto alla Vita e a disprezzare la dignità delle donne in gravidanza difficile o indesiderata, ancor più abbandonate alla straziante solitudine dell’aborto e delle sue devastanti conseguenze fisiche, psichiche e sociali. Proprio per evitare simili derive, anche in Italia, è importante che la campagna Semplicemente umano faccia breccia anche in Parlamento. Tanto più che, quando l’umanità del concepito viene riconosciuta, degli effetti anche significativi ci sono.

Basti vedere che cosa è accaduto con la Corte Suprema dell’Alabama, a seguito del riconoscimento degli embrioni congelati come bambini – dunque essere umani – a tutti gli effetti, con numerosi tra cliniche ed ospedali (a partire dal più grande dello Stato Usa) che hanno interrotto la procedura di fecondazione in vitro, conseguentemente fermando un processo che porta all’uccisione di innumerevoli vite umane, come purtroppo sappiamo. In favore, va detto, dell’umanità del concepito – oltre ad esempi come quello dell’Alabama – ci sono anche voci rilevanti a livello mondiale; su tutte quella di Papa Francesco, che anche nella sua ultima autobiografia è stato molto chiaro su quanto trovi ripugnante la pratica abortiva. «Non mi stancherò mai di dire», ha infatti affermato il Pontefice nella sua autobiografia appunto, «che l'aborto è un omicidio, un atto criminale, non ci sono altre parole: significa scartare, eliminare una vita umana che non ha colpe». Parole chiarissime, che tornando a noi dovrebbero spingere anche il Parlamento italiano a riconoscere l’umanità del concepito sulla base di premesse anche normative che già esistono.

Qualche esempio? Perfino l’articolo 1 della legge 19 febbraio 2004, n. 40 sulla Pma – per quanto sia per noi una pratica da condannare - afferma che la norma «assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito»; dunque il concepito è qualificato come «soggetto» al pari delle altre persone coinvolte, ed è un soggetto titolare di diritti. Non solo. Anche sorprendenti pronunciamenti di massimi tribunali vanno in questa direzione. Si pensi a quanto hanno stabilito sia la Corte Costituzionale (Sentenza n.35/1997), sia quella di Cassazione (Sentenza n. 10741/2009), segnalando come il fatto che non solo l’umanità del concepito ha un fondamento giuridico, ma quest’ultimo può essere ritenuto di rango costituzionale. Sconfinando in campo bioetico, si può inoltre segnalare come già anni or sono lo stesso Comitato Nazionale di Bioetica - al cui interno, come noto, sono presenti le più varie sensibilità culturali - nel parere reso nel giugno del 1996, ha affermato il dovere di «trattare l’embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani».

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LE POLEMICHE CONTINUANO

Nonostante tutto questo - e cioè il suo robustissimo fondamento scientifico, bioetico ed anche giuridico -, la campagna di Pro Vita & Famiglia continua a far discutere, incontrando resistenze molto forti; perfino dal mondo delle istituzioni. Ne è un triste esempio quanto accaduto a Firenze, dove il Comune, guidato dall’amministrazione di Dario Nardella, ha ideologicamente censurato i manifesti di Semplicemente umano sulla base di una (assai) presunta violazione dell’art. 23 comma 4-bis del Codice della Strada. Un’iniziativa, quella fiorentina, che potrebbe essere ripetuta anche a Modena, dove però Pro Vita & Famiglia ha già avvisato il sindaco, Gian Carlo Muzzarelli: se procederà con la censura, se la dovrà poi vedere con un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale.

Dove non arrivano le iniziative dei Comuni, ad attaccare la Campagna sull’umanità del concepito ci pensano le solite femministe. Così è successo a Pisa - dove il movimento Non Una di Meno ha rivendicato l’incivile vandalizzazione dei manifesti di Pro Vita & Famiglia blaterando di «feto galleggiante» - e nelle Marche, a Montegiorgio, dove sempre il collettivo locale di Non Una Di Meno, che porta avanti da tempo una vera e propria caccia alle streghe contro le attività di Pro Vita, culminata nell’assalto alla sede di Roma lo scorso 25 novembre, si è mobilitata contro la campagna, trovando una sponda politica nella consigliera comunale del Pd Elvinia Minnoni, segretaria del circolo di Montegiorgio, dettasi d’accordo nel rimuovere la campagna sull’umanità del concepito nonostante sia essa stessa in dolce attesa.

Tutti questi attacchi però di certo non intimoriscono Pro Vita & Famiglia e, soprattutto, assolutamente non fermano Semplicemente umano, una campagna di sensibilizzazione che, giova rammentarlo, non prende le parti di un partito politico, di un credo confessionale e neppure di una qualche non meglio precisata ideologia; al contrario, si tratta di una iniziativa che vuol ricordare quello che - non ci fossero così tanti paraocchi - sarebbe già ampiamente sotto gli occhi di tutti: l’identità umana del concepito e del nascituro. Uno di noi, insomma, che come tale deve essere riconosciuto, difeso e protetto. Senza se e senza ma.

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