18/03/2024 di Luca Marcolivio

L’aborto in Francia e le derive per Italia e Europa. Procaccini (FdI): «Ecco cosa è a rischio»

In Francia, la riforma costituzionale (apertamente appoggiata dal presidente Emmanuel Macron) che statuisce il presunto diritto all’aborto avrà sicuramente delle ripercussioni negative sul diritto alla vita. A dichiararlo a Pro Vita & Famiglia è l’europarlamentare Nicola Procaccini (FdI-Ecr), che tuttavia invita a non disperare: dal recente referendum irlandese arrivano segnali incoraggianti e anche l’Italia sembra avere maggiori anticorpi nei confronti di questa deriva antropologica.

Onorevole Procaccini, da europarlamentare, come valuta la codificazione dell’aborto come diritto umano all’interno della Costituzione francese?

«Ne ho parlato durante la campagna elettorale di Reconquête, unico partito che ha votato contro questa follia, recentemente entrato in Ecr, il gruppo europarlamentare dei conservatori. Il cuore del problema non è la legalizzazione dell’aborto che in Francia è consentito da 50 anni e che viene praticato senza difficoltà. Il vero punto è un altro: i promotori della modifica costituzionale e lo stesso presidente Macron hanno voluto classificare l’aborto tra i diritti fondamentali della Repubblica francese. Che si possa considerare l’interruzione della vita come un diritto fondamentale è impressionante e inquietante. Ho fatto un paragone con la legittima difesa: la legge prevede delle discriminanti in virtù delle quali la violenza può essere giustificata ma a nessuno mai verrebbe in mente di inserire la legittima difesa tra i valori fondamentali di una carta costituzionale. Quello che poi lascia veramente allibiti è il fatto che anche Marine Le Pen e i suoi deputati abbiano votato a favore. Questo la dice lunga anche sull’incapacità di resistere alla pressione culturale che promana dalla sinistra e dall’arroganza dei suoi mezzi di comunicazione, per cui anche la destra vota a favore di un provvedimento del genere».

Ritiene questo cambiamento avrà ripercussioni significative sulle leggi e sulla cultura europee?

«Certamente sì. A livello giuridico non potrà più esservi obiezione di coscienza. Un medico non potrà più rifiutarsi di praticare un aborto, come invece è previsto da tutte le normative UE. Un’altra cosa inquietante è che l’altro ieri il capogruppo dei Liberali (di cui fa parte anche il partito di Macron) ha annunciato di voler classificare l’aborto tra i valori fondamentali dell’UE, nell’ambito dei trattati europei. Parliamo di quella stessa UE che si è rifiutata di inserire qualunque riferimento alle proprie radici giudaico-cristiane, mentre ora si vorrebbe inserire l’aborto come radice culturale e “spirituale” dell’UE… Tutto questo, in definitiva, rappresenta veramente il corollario e il punto di arrivo della distruzione dell’Europa per come l’abbiamo immaginata e sognata in tempi non sospetti».

Si potrà sperare in un’inversione di tendenza in questa inarrestabile deriva antropologica europea?

«Volendo concludere con un messaggio confortante, invito a guardare cos’è successo in Irlanda: tramite consultazione referendaria, con il 68-69% dei voti, è stato bocciato un provvedimento da parte di un governo folle di sinistra, in cui si chiedeva sostanzialmente di eliminare dalla carta costituzionale ogni riferimento alla donna e alla madre».

E l’Italia, invece, cosa rischia?

«Mi ha fatto molto impressione il fatto che la relatrice di questa riforma costituzionale, nel festeggiare questa introduzione, l’aveva provocatoriamente dedicata a Giorgia Meloni. Per loro la nostra premier è il nemico pubblico numero uno e… francamente siamo contenti che sia così: è anche grazie a una capo del governo come Giorgia Meloni che risulta difficile anche solo immaginare che tra i valori fondanti della Comunità Italia possa esservi l’interruzione della vita».

 

 

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