23/02/2024 di Bendetto Rocchi

I manifesti di ProVita & Famiglia esprimono un dato reale statisticamente molto solido

Sull’edizione fiorentina del Corriere della Sera del 15 febbraio la professoressa Chiarugi, ordinario di biochimica all’Università di Firenze, è stata intervistata in merito all'affermazione contenuta nel manifesto di Provita & Famiglia che il Comune di Firenze ha rifiutato di affiggere ritenendolo (con una singolare interpretazione del significato delle parole) "lesivo della libertà individuale e dei diritti civili di chi decide di abortire".
Nel manifesto, l'immagine di un feto è affiancata dalla seguente domanda: "9 biologi su 10 mi riconoscono come un essere umano: e tu?".
 
La professoressa Chiarugi ha affermato di ritenere "un dato non credibile" che oltre il 90% dei biologi consideri il concepito un essere umano. Tuttavia la campagna promossa da PV&F si basa su un articolo pubblicato su Issues in Law and Medicine, una rivista di bioetica medica peer review, con impact factor e indicizzata nelle principali banche dati bibliografiche del settore. L'affermazione in questione non riguarda la scienza biologica o medica quanto piuttosto le opinioni di biologi e medici, e come tale deve essere valutata. Dal punto di vista metodologico la ricerca appare ben costruita e il campione di scienziati intervistato significativo per dimensioni (oltre 5000 in tutto il mondo) e composizione, comparabile con altri studi effettuati sul consenso in campo scientifico. Il fatto che la maggioranza degli intervistati si sia dichiarato non religioso (63%), di orientamento politico liberal (89%) e con convinzioni pro choice sull'aborto (85%) ben riflette la composizione del mondo scientifico e garantisce che non i risultati non siano distorti in senso antiabortista.
 
Come usuale in questo tipo di studi la domanda è stata effettuata proponendo ai rispondenti cinque diverse frasi relative all'umanità del concepito, su cui dichiarare il grado di accordo. L'evidenza proposta (9 biologi su dieci pensano che il concepito sia un essere umano) è dunque solida anche se gli autori, prudentemente, auspicano un follow up dello studio sia per replicarne i risultati, sia per comprendere le motivazioni che hanno portato i rispondenti a sostenere o non sostenere l'umanità del concepito.
 
La "credibilità" di una ricerca empirica dipende dalla solidità della metodologia adottata, all'interno degli standard scientifici di ciascuna disciplina.
 
L'affermazione usata dai manifesti di PV&F in questo senso può senz'altro ritenersi "credibile", a differenza di quanto pensa la professoressa Chiarugi.
 
Ovviamente le conclusioni di qualsiasi ricerca empirica sono per loro natura provvisorie e soggette a critica. Ma anche la critica deve basarsi sulla stessa metodologia: una domanda di ricerca e una appropriata evidenza empirica per rispondere.
 
Se anche non potessimo dire con certezza assoluta che 9 biologi su 10 pensano che il concepito sia un essere umano, possiamo sicuramente dire che i biologi con questa opinione sono molto più numerosi di quanto pensi la professoressa Chiarugi.
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