30/08/2014

Per la famiglia, anche il Comune di Assisi: l’Italia si risveglia!

Come avevamo già annunciato per la Regione Lombardia, per la città di Verona e la città di Palermo, ora anche il Comune di Assisi approva una mozione a favore della Famiglia e contro ogni indottrinamento LGBT nelle scuole.

Si riporta integralmente il Comunicato Stampa del Forum Delle Associazioni Familiari Dell’Umbria, a firma del suo Presidente, il dott. Ernesto Rossi, sottolineando come le singole amministrazioni italiane stiano rispondendo con forza ed autorevolezza alla valanga LGBT in Italia...

E siamo solo all’inizio!

Dal sito internet del Forum Delle Associazioni Familiari Dell’Umbria:

“COMUNICATO STAMPA FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI DELL’UMBRIA

Con grande lungimiranza il Comune di Assisi ha approvato ieri a maggioranza la mozione a favore della famiglia naturale, stilata in collaborazione con il Forum delle associazioni familiari dell’Umbria che ha fornito il testo base poi discusso dalla Giunta. La mozione, presentata dal consigliere comunale Luigi Marini, è analoga a quella approvata in precedenza dalla regione Lombardia, che tanto rumore ha fatto il primo luglio scorso. Con questa mozione il Comune si impegna a valorizzare la famiglia naturale, rifiutando posizioni ideologizzate, e prevedendo l’introduzione del “fattore famiglia” che adotta il criterio dei carichi familiari nella fiscalità. Dichiara altresì “la propria opposizione a qualunque tentativo di comprimere i diritti e i doveri dei genitori all’educazione dei propri figli, ignorare l’interesse superiore dei minori a vivere, crescere e svilupparsi all’interno della propria famiglia naturale”, impegnando la Giunta a “individuare, in collaborazione con l’Ufficio di Presidenza del Consiglio, una data per la celebrazione della Festa della Famiglia Naturale, fondata sull’unione fra uomo e donna, promuovendone sia direttamente che indirettamente attraverso scuole, associazioni ed Enti la valorizzazione dei principi culturali, educativi e sociali”. Certamente il passaggio più significativo di un sentire trasversalmente diffuso è quello in cui si intende chiedere al Governo centrale di rifiutare l’applicazione del Documento Standard per l’educazione sessuale in Europa redatto dall’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità; che lungi dall’essere condiviso, rappresenta quel tipo di ingerenze dell’Europa burocratica, sideralmente distante da ogni idea comunitaria, per cui qualcuno con regole burocratiche prive di senso compiuto deve sindacare sulla larghezza delle zucchine, la lunghezza delle banane e l’educazione al sesso dei figli degli altri.   Il forte testo riconosce quindi il valore intrinseco che risiede nella famiglia costituzionale e naturale, nella sua struttura ontologica di istituto naturale, mattone antropologico fondamentale composto da un uomo e una donna su cui si costruisce la società, ed elemento sostanziale del diritto pubblico. Diritto che proprio per effetto dello spostamento culturale della sensibilità comune verso la società dei diritti individuali, perde di vista la funzione pubblica della famiglia a favore di una concezione privatistica, determinando spinte dissolutrici dello spazio comunitario. È un fatto, che l’attuale tendenza sociale, in primis della magistratura, concentrandosi sulla dimensione individuale, sembra ispirarsi principalmente al cosiddetto “limite della libertà”, secondo il principio che “la libertà di ciascuno finisce dove inizia quella dell’altro”. Non ci troviamo in piena sintonia con questa interpretazione perché tende a produrre come effetto collaterale l’idea che l’altro limiti la propria libertà, determinando una sorta di competizione o conflittualità. Preferiremmo almeno si contemperasse in questa visione il criterio comunitario, che esalta la collaborazione tra enti sociali e tra persone, ma prendiamo atto dell’esistente, consci che il lavoro da fare è tutto in questa direzione. Questa è di fatto la situazione, e di fatto è doveroso porvisi davanti con il criterio del “sindacato della famiglia” per evitare che lavorando in una sola direzione si vada a svantaggiare proprio l’importantissima funzione pubblica dell’istituto familiare. Questa mozione manifesta dunque la presa di coscienza, che se qualcosa non viene fatto subito, l’attuale stato delle cose tutto teso per esigenze di copione verso l’apertura a forme sociali alternative, porterà a perdere un patrimonio non solo vitale, ma soprattutto costitutivo dell’architettura umbra, che Assisi e  l’Umbria non possono e non vogliono perdere. Non si può negare infatti che la famiglia sia stata investita in pieno dalla crisi economica, dalla mancanza dei posti di lavoro, da una fiscalità punitiva, da un indebolimento della dimensione educativa che impone l’esigenza di valorizzare la corresponsabilità educativa con la scuola; e che ci sia una palpabile disattenzione alla famiglia per l’esasperata attenzione verso sue forme alternative. Tutto questo ha messo in crisi non solo il modello di famiglia, ma le famiglie umbre vere e proprie; pertanto con questa mozione non si tratta una mera enunciazione di principio ma una volta tanto, l’assunzione di responsabilità da parte della buona Politica, e la volontà di mettere le mani sulla scottante questione familiare da parte delle Istituzioni locali.  Come Forum ci rallegriamo particolarmente per questo importantissimo segnale che emerge dal cuore d’Italia, dalla terra di Francesco e Benedetto, come se finalmente in un ispirato momento di lucidità Assisi, e dunque la città che rappresenta l’Italia della Pace nel mondo, imprima un forte valore simbolico, che investe tutta l’Umbria, come se si fosse finalmente realizzato che non possiamo perdere il patrimonio genetico della famiglia, che di essa ci si deve ricordare adesso, perché ogni famiglia italiana non è un dato Istat, è pelle, carne e sangue di uomini e donne che faticano, lavorano, risparmiano, si tolgono il pane di bocca per i propri figli, pur di mandare avanti la famiglia. Diciamo dunque bravi alle donne e uomini del Comune di Assisi, perché decisioni come questa, specialmente in periodi dove non è di moda, si possono prendere soltanto con grande coesione e comunione d’intenti. Allora, diciamola questa parola, piena, carica di accenti provvidenziali, senza pudori senza tema di apparire politicamente scorretti: viva la famiglia.”

Fonte: Forum delle Asociazioni Familiari dell’Umbria

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