26/12/2016

“Coding” sui cervelli dei bambini. E la fantasia?

Per coding si intende, in informatica, la stesura di un programma, cioè di una di quelle sequenze di istruzioni che, eseguite da un calcolatore, danno vita alla maggior parte delle meraviglie digitali che usiamo quotidianamente.

Se il coding, a scuola, fosse solo l’alfabetizzazione informatica dei nostri bambini, nulla da obiettare. Ma un nostro nuovo collaboratore, un tecnico un tecnico operante nel settore IT, ci invita a riflettere sull’effetto che potrebbe avere il coding  laddove fosse un metodo di “riforma del pensiero”, a detrimento della fantasia e della creatività.

C’è qualcosa che mi preoccupa, e riguarda la scuola. Vorrei sottoporlo all’attenzione dei lettori, si chiama coding.

Non so quanto se ne senta discutere, ma avanza incessantemente, con la pretesa di “aprire” le menti dei giovanissimi alla programmazione dei computer, addirittura a partire dalla scuola dell’infanzia.

Appunto, la parola coding, in gergo informatico, indica l’aspetto della scrittura dei programmi. Sebbene, qui, con la programmazione propriamente detta abbia ben poco a che spartire.

A me sembra piuttosto che cerchino di dirottare l’incredibile fantasia e l’inventiva dei bambini per incanalarla in stretti binari fatti di ripetizione e manierismo, per farli diventare i bravi soldatini obbedienti di domani, acritici e ben ammaestrati.

Si trova parecchio sull’argomento, purtroppo con poche voci contro. Questo articolo, poi, mi ha fatto riflettere. Il titolo  è tutto un programma “Coding a scuola contro gli stereotipi di genere“, leggo:

«Il coding a scuola è un cavallo di troia che ci permette di penetrare dietro alle barricate create dagli stereotipi».

Sembra che dietro al coding nelle scuole ci siano pure grossi finanziamenti, addirittura di colossi dell’informatica. Allora chiediamoci, che genere di App – sperando non si tratti di virus – hanno intenzione di installare nella mente dei nostri figli? E fin dove si spingono i vari autori quando alludono agli stereotipi?

Non ci sarà piuttosto il rischio di reprimere il vero potenziale dei piccoli, che per svilupparsi avrebbe bisogno di colori, odori, musica, pittura e non di interfacce tangibili per capire l’importanza dell’istruzione sequenziale? Banalizzazioni peraltro inefficaci a introdurre la complessità del pensiero informatico, invero più vicino a quello matematico che, parafrasando il celebre De Morgan, è pregno invece di sforzi di immaginazione.

Ricordo che in alcuni vecchi testi di introduzione ai calcolatori: si iniziava demistificando l’immaginario della macchina intelligente, che alcune serie tv di allora avevano contribuito a creare (es. Odissea nello spazio), evidenziando subito che il computer fosse in realtà stupido, ma molto veloce.

Se il coding nelle scuole estrapola l’aspetto più tecnicistico della programmazione separandolo da quello più elevato che rimane «di chi può permetterselo», come vari autori tengono a specificare in un delirante ossequio all’inclusione, perché il coding “è per tutti”, un semplice sillogismo vuole che stiano insegnando ai nostri bambini a pensare come dei calcolatori, cioè come degli stupidi. Stavolta neppure veloci, per ovvi vincoli della capacità umana.

La scuola italiana, come del resto fa la nostra politica, dando sfoggio di uno stucchevole provincialismo, ha preso a modello il mito della caverna di platonica memoria, e non la smette di inseguire vorticosamente le ombre che di volta in volta si proiettano sulla parete come riflesso deforme di un mondo che si è scelto di conoscere per sentito dire.

Sarebbe bello se approfondendo la questione si riuscisse ad aprire un pensiero critico nei confronti di quello che, anche se forse è ancora prematuro dirlo, potrebbe mostrarsi un ideale totalitario derivato dell’idolatria tecnologica, i cui adepti tipo appaiono essere appunto i giovanissimi cresciuti a pane e smartphone con la collaborazione più o meno colpevole di genitori impreparati.

Andrea Ingegneri


#STOPuteroinaffittofirma e fai firmare qui la petizione 

contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.