17/10/2016

Famiglia, bene universale da difendere

Il Settimanale Vita Nuova di Trieste ha dedicato un ampio resoconto al convegno tenuto dal Presidente di ProVita, Toni Brandi e da Alexey Komov  sulla famiglia e la civiltà in pericolo. 

Forte intervento del vescovo Mons. Crepaldi, secondo cui l’obiettivo finale dell’attacco alla famiglia è mettere fuori legge il Cristianesimo.

Si vuole distruggere la famiglia per colpire il Cristianesimo

Una delle realtà più attive a sostegno della famiglia e dei bambini è oggi ProVita, associazione Onlus fondata e diretta da Toni Brandi, già imprenditore e ideatore della Laogai Research Foundation. Si tratta di una fucina d’iniziative a tutto campo: dalla pubblicistica all’organizzazione dei convegni, dal sostegno della ricerca scientifica alle campagne a mezzo stampa, dall’assistenza materiale e legale all’intervento diretto in sede politica e amministrativa.

Nata soprattutto per contrastare lo strapotere della «cultura di morte» contemporanea, negatrice della legge naturale e responsabile dello sdoganamento di aborto, eutanasia e divorzio in tutto il mondo, la ProVita è anche un punto di riferimento per quei genitori, figli, anziani o disabili che dovessero trovarsi in difficoltà.

Toni Brandi ha avuto modo di parlare anche qua a Trieste sul tema “La famiglia, bene universale da difendere” lo scorso 12 ottobre, presso il Santuario mariano di Monte Grisa. Assieme a lui è intervenuto Alexey Komov, ambasciatore del Congresso mondiale delle Famiglie all’Onu e portavoce della Commissione Famiglia del Patriarcato di Mosca. Come Brandi anche Komov condivide la comune azione in difesa della famiglia e della vita.

L’evento è stato realizzato per iniziativa del Comitato Genitori Trieste, con l’appoggio del Movimento Maria Regina dell’Amore, della sezione triestina del Rinnovamento nello Spirito Santo e della nostra Diocesi. Ha moderato l’incontro Stefano Martinolli, medico chirurgo bioetico e vicepresidente della Commissione diocesana Salute

Presenti l’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi e padre Luigi Moro, rettore del Santuario.

«Non dobbiamo cercare i saldi, ma la verità»

Nel presentare gli ospiti, Amedeo Rossetti ha ricordato che senza la famiglia non ci sono né genitori, né figli e che oggi qualcuno vuol far passare un messaggio contro la natura e il buon senso. Rossetti – riferendosi a quanto detto più volte da mons. Crepaldi – ha osservato che «i cattolici non hanno più una rappresentanza nella politica» e ha dunque lanciato un appello ai politici cattolici presenti «ad avere il coraggio di essere se stessi». Secondo Rossetti, oggi «non è più possibile essere cattolici a costo zero» o come coloro che «guardano all’etichetta del prezzo appeso sulla propria giacca». Meglio non guardare più quest’etichetta – ha concluso – poiché «noi non cerchiamo i saldi, ma la verità».

Stefano Martinolli, nell’introduzione, ha detto che «mai avremmo pensato di aver dovuto organizzare incontri o dibattiti sulla famiglia e sulla sua precisa definizione» o di precisare che i Padri della nostra Costituzione – scrivendo «famiglia naturale» – intendessero, con tutta evidenza, l’uomo, la donna e i figli. Davano per implicita la sua «struttura ontologica». Anche la storia dimostra che l’uomo ha sempre avuto chiaro il concetto di famiglia come «bene universale da difendere», dove quell’«universale» significa che essa «non cambia con i tempi e con le culture», così come «è rispettosa della biologia e della natura».

Il sesso liquido e la teoria del gender

La Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo – ha esordito Toni Brandi – afferma che «la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società umana». La nostra Costituzione, altresì, riconosce «i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Tutto questo significa che il concetto di famiglia precede lo stato e, pertanto, «uno stato che voglia ridefinire la famiglia supera le proprie competenze». La famiglia non è solo amore, né un patto privato, ma una pubblica istituzione sociale.

E i drammi cominciano con il disfarsi della famiglia. Brandi riporta uno studio, ad opera del prof. Carrasco e della sua equipe messicana, secondo il quale «le convivenze, rispetto al matrimonio, comportano una maggiore incidenza di violenza domestica, di abusi sessuali, di uso di droghe, alcool e tabacco e di minore produttività dei bambini a scuola». Non solo, ma in assenza di una famiglia consolidata, gli abusi sessuali aumentano. Uno studio analogo è stato condotto in Svezia: in mancanza di un genitore, aumentano i problemi di salute fisica e psichica del minore.

Quanto alla Legge Cirinnà, che consente le unioni civili, Brandi la definisce «pretestuosa» poiché introduce diritti già esistenti. E sulle unioni omosessuali, sostiene che si tratta di rapporti basati sulla promiscuità: è dunque «comico» che il Parlamento abbia introdotto un qualcosa simile al matrimonio che, però, non contempla (non la può contemplare) la fedeltà. È da osservare che la Cirinnà e le normative simili a questa inducono le persone – i sindaci, in questo caso – a fare cose contrarie alla propria volontà.

Tutto questo fa capo alla teoria del gender, in cui il sesso conta sempre meno. Come conseguenza – nota il presedente di ProVita – aumenta la pedofilia, in modo speciale nel mondo civile. È vero che ci sono dei preti pedofili, ma alcuni studi dimostrano che la pedofilia nel mondo protestante, dove i preti si possono sposare, è tre volte superiore. Lo stesso gender condanna spesso gli «stereotipi» che sarebbero stati introdotti nella società dall’ambito eterosessuale. Viceversa – dice Brandi – «i veri stereotipi sono i modelli di vita offerti dalla modernità», dalle rivoluzioni culturali e sessuali.

A chi fa comodo il gender? A chi fa comodo una sessualità liquida, dove le priorità sembrano diventate gli uteri in affitto e la compravendita di bambini? Fa comodo alle industrie della pornografia e della contraccezione, spiega Brandi, che fanno grandi affari. Per tutti questi mali è dunque necessaria una «forte mobilitazione della società civile», per riaffermare che l’omosessualità non ha origini biologiche e che un gay, se vuole, può tornare ad essere eterosessuale.

Ripartire dall’educazione

All’Onu – riferisce poi Alexey Komov – sono presenti alcune lobby, che intendono fare una rivoluzione antropologica. Al tempo della Rivoluzione francese abbiamo visto il tentativo di distruggere la religione. Nella nostra epoca si assiste alla distruzione dell’identità etnica nazionale, mediante il globalismo, per approdare all’ultima distruzione: la sessualità umana. Penso si arriverà – dice Komov – al tentativo di distruzione della natura umana (pensiamo al transumanismo hollywoodiano) e dell’immagine di Dio in noi. Ci sono, allora, diversi gruppi con parecchio denaro, che hanno l’intenzione di cambiare il mondo.

Da noi in Russia – continua – abbiamo avuto un grande attacco alla famiglia, durante il settantennio comunista. È stato introdotto aborto, divorzio e amore libero, ad opera dei trotzkisti. Una volta cacciati, essi hanno fondato una scuola a Francoforte, per fondere il neomarxismo al neofreudismo. È stata, in tal modo, preparata la rivoluzione sessuale sessantottina e il conseguente crollo dei valori in Occidente. Il pericolo, nel XX secolo, veniva chiaramente da Oriente. Oggi, però, non è più così: l’America di Obama e la debolezza europea danno pieno spazio alle politiche contro la vita e alla causa dei gruppi LGBT. Mentre la Russia è rinata, dopo il comunismo, l’Occidente sembra al declino, schiacciata da una martellante propaganda omosessualista.

È importante – sostiene Komov – controllare l’educazione dei nostri figli. Provvidenzialmente l’esperienza della scuola parentale americana (homeschooling) è approdata anche in Russia, con circa cinquantamila realtà di questo genere. L’unica via di uscita – soggiunge – è l’aiuto reciproco e l’impegno costante ad iniziative di questo tipo.

Conclusioni del Vescovo

Mons. Crepaldi vede le fonti della crisi in tre ambiti, in particolare: introduzione di nuovi modelli familiari antagonisti alla famiglia, introduzione della sessualità liquida (gender), tentativo di separare l’esercizio della sessualità dalla gestione della procreazione per via biotecnologica. E tutto ciò, che «è contro il quadro dell’ordine naturale uscito dalla mente di Dio, viene oggi garantito attraverso leggi». Chi si oppone, dunque, è «progressivamente dichiarato un fuorilegge». Anzi, è il cristianesimo che vuole essere dichiarato fuorilegge.

Cosa fare? Come vescovo – dice mons. Crepaldi – credo che «la prima cosa da fare sia salvaguardare il posto di Dio nella nostra società, perché l’obiettivo finale non è di colpire la famiglia, ma colpire Dio». Non dovremmo essere tiepidi, ma «diventare persone che vivono coraggiosamente e generosamente la propria fede». Dovremmo primariamente «difendere Dio», per cui «la vera sfida non è solo antropologica, ma è intrinsecamente, profondamente, radicalmente teologica, poiché riguarda Dio stesso».

C’è poi – osserva – il «veleno tremendo» della frammentazione del corpo della Chiesa. Ciò avviene per un «eccesso di pluralismo»: di queste cose «se ne parla poco perché sono divisive». Gli stessi vescovi ne parlano poco. Eppure «ci sono alcuni temi su cui bisogna necessariamente avere chiarezza di posizioni e unità d’intenti». A parere dell’Arcivescovo, se perderemo la battaglia, «non la perderemo, sulla sessualità o sul gender, ma si perderà il cristianesimo». D’altronde già Benedetto XVI diceva: «se vinciamo la battaglia in Europa la vinceremo dappertutto, se perdiamo la battaglia in Europa la perderemo dappertutto».

Silvio Brachetta

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