25/08/2016

Fecondazione artificiale, mamme-nonne e bimbi assassini

La fecondazione artificiale, violentando la natura, consente anche alle  donne anziane di restare incinta.

Non è facile per le giovani ed è sempre meno facile man mano che l’età della donna aumenta, ma provando e riprovando, con un po’ di fortuna, si riesce.

Tanto i bambini (allo stato embrionale), che vengono sacrificati durante i tentativi di fecondazione artificiale non riescono a strillare e a lamentarsi...

E quando la gravidanza riesce e il bambino nasce, la mamma-nonna conquista le prime pagine delle riviste patinate, spesso anche se di per sé non è personaggio noto, come per esempio Gianna Nannini o Carmen Russo.

Coloro che criticano questa pratica non vengono ascoltati. C’è da rispettare il “principio di uguaglianza”: se uno può avere figli, perché negarlo alle donne sterili, alle vecchie... e alle non donne? Basta ricorrere alla tecnica della fecondazione artificiale e laddove fosse necessario a qualche utero in affitto.

Del diritto dei bambini ad avere una madre e un padre non si deve parlare. Del fatto che i piccoli hanno molte più chance di restare orfani presto, nemmeno. Conta solo il desiderio di un figlio, che – come sappiamo – diventa un diritto e un bel profitto per le cliniche che praticano la fecondazione artificiale coinvolte.

Poi accadono vicende come quella di Kathleen Steele, di St Petersburg, in Florida: 62 anni, madre di tre bambini piccoli, avuti con lo sperma congelato del marito morto. Quello di sei anni ha ammazzato di botte il fratellino di 13 giorni.

La notizia è stata riportata anche dai giornali italiani, che dicono che la donna aveva lasciato i bambini soli a casa.

La stampa americana, invece, dice che la tragedia è avvenuta quando la donna si attardava in un negozio per farsi riparare il cellulare e aveva lasciato i suoi tre figli in macchina.

Ma il particolare non è rilevante.

Quello che è stato sottaciuto dalla stampa nostrana è che la donna non era evidentemente in grado di crescere da sola tre bambini: anche perché troppo anziana. 

I bambini sono risultati maleducati, aggressivi, violenti.

A detta di tutti, la donna non era in grado di prendersi cura adeguatamente di un terzo figlio. Eppure, all’età di 62 anni, ha trovato chi (per soldi) ha proceduto alla fecondazione artificiale e all’impianto in utero degli embrioni così assemblati.

Qualcuno dirà che anche le giovani possono essere incapaci di educare i ragazzini. Qualcun altro dirà che ci sono nonni splendidi che allevano i nipoti rimasti orfani, ma vale la regola dell'”id quod plerumque accidit”, di ciò che accade normalmente: una cosa sono le eccezioni, un’altra le regole.

E la natura fa le regole con saggezza e sa dell’energia psicofisica necessaria per mettere al mondo i bambini ed educarli da piccoli: per questo la natura provvede a scemare la fecondità delle donne da una certa età in poi. Per questo l’adozione imita la natura e – da noi – ancora vieta di dare bambini piccoli a coppie avanti con gli anni.

Ma, si sa, ormai le regole naturali sono viste come gabbie che limitano la nostra folle ansia di libertà nell’esaudire ogni nostro folle desiderio, costi quel che costi.

E a pagare sono sempre i più deboli, i bambini.

Francesca Romana Poleggi

Fonte: LifeSiteNews

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