22/12/2015

Fecondazione artificiale – Numeri che fanno pensare

Sul Trentino è uscito un articolo che riporta i risultati di un progetto di fecondazione artificiale svolto a partire dall’ottobre del 2014 nella Provincia Autonoma di Trento.

Si intitola Per un nuovo “lessico famigliare”. Opportunità, responsabilità e diritti nella procreazione medicalmente assistita, ed è stato realizzato grazie alla collaborazione dell’Azienda Provinciale per i Sevizi Sanitari, della PAT, del Centro provinciale per la procreazione medicalmente assistita – Arco, di FBK- Centro per le Scienze Religiose, dell’Università degli Studi di Trento – Facoltà di Giurisprudenza e del MUSE – Museo delle Scienze.

Nel corso di un incontro dedicato all’approfondimento dei temi oggetto del progetto e dei risultati ottenuti, il ginecologo Arne Luehwink, responsabile del Centro pubblico dell’Azienda sanitaria provinciale di Arco, attivo dal 2006, ha spiegato: “Sono circa 300 – 350 ogni anno le coppie accolte al Centro. Da queste coppie finora sono nati circa 700 – 800 bimbi. L’età media delle persone che arrivano è alta, intorno ai 36/37 anni. Il costo (a carico del bilancio pubblico) di ogni ciclo è di circa 6.000 euro. La Provincia di Trento autorizza quattro cicli completi, mentre di solito in Italia se ne fanno solo tre nei centri pubblici. Volendo, le coppie possono chiederne altri due in provincia di Trento, pagando una quota parte pari a 2.500 euro a ciclo, se e solo se i medici danno parere sanitario favorevole”.

fecondazione artificiale _bambini_giocattoloChe è possibile tradurre in questi termini:

  • Se sono 300 – 350 ogni anno le coppie accolte al Centro quindi dal 2006, circa 10 anni, sono state circa 3000 – 3500.
  • Sono nati circa 700 – 800 bimbi... e tutti gli altri dove sono finiti?
  • il costo (a carico del bilancio pubblico) di ogni ciclo è di circa 6.000 euro (per 3000 – 3500 = 18.000.000 – 21.000.000). Ma sappiamo bene che un ciclo solo non basta mai...
  • La Provincia di Trento, infatti, autorizza quattro cicli completi, quindi la Provincia ha pagato 24.000 euro per ciascuna delle (ipotesi più bassa) 3000 coppie. Il che corrisponde a 72.000.000 di euro (senza contare che le coppie possono chiedere altri due cicli pagando un contributo di 2500 euro, meno della metà del costo che sostiene la Provincia).

Quindi, sintetizzando: 72 milioni in 10 anni, sono 7 milioni l’anno, a carico della Sanità della Provincia di Trento. Non sono tantini anche per la florida terra trentina?

Ma c’è ancora un ultimo aspetto. Riporta ancora il Trentino: “Nel 2014 la percentuale di successo del tentativo di Pma è stata pari al 32,2% al Centro di Arco. La media italiana si attestava nel 2010 intorno al 21/22% circa”. Quindi, anche qui traducendo in numeri: sulle circa 300 coppie che hanno avuto accesso al Centro, neanche 100 sono riuscite a coronare il desiderio di avere un figlio. E quanti embrioni sono stati “assemblati” in ogni ciclo di fecondazione artificiale tentato? E quanti ne sono morti? E quanti sono rimasti congelati nell’azoto liquido in attesa di essere gettati via, dopo un certo tempo, come bastoncini di pesce scaduti?

Ed è giusto comprare “bambini sintetici” come fossero mercanzia, a spese della collettività?

E la sterilità viene “curata” con la fecondazione artificiale? Le persone che comprano i figli restano comunque sterili anche dopo il trattamento: quindi la collettività paga bei soldi per assemblare bambini come beni di commercio, e dare un figlio a persone che sonno disposte ad ammazzarne 7/8 ogni 10 tentativi.

E quanto si è fatto ricorso a ovuli o sperma estranei di terzi venditori di gameti? E dei rischi per la salute delle donne (venditrici o meno) che si fanno espiantare gli ovuli se ne è parlato?

Chissà se la relazione finale sul progetto risponderà a tutte queste domande...

Redazione

 

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