01/09/2015

Femminismo – Chi è che ritiene che le donne siano cretine?

Il femminismo, per come è prevalentemente inteso, per me  – donna – non promuove affatto, a favore delle donne, ideali di rispetto ed emancipazione vera. Anzi.

Ad esprimere certe considerazioni, però, si rischiano come minimo i pomodori in faccia, perciò fin da giovincella, durante i roventi anni ’70 del liceo, ho imparato a non obiettare in pubblico e ad adoperarmi da me, in privato, per la mia realizzazione personale. Sempre col pallino della vera libertà...

Mi ha fatto perciò un immenso piacere leggere un articolo di Gwen Landolt, su LifeSiteNews, che coraggiosamente dichiara che i gruppi femministi, che dicono di incarnare le istanze dei “diritti delle donne” (in occasione delle prossime elezioni in Canada), non rappresentano e non rappresenteranno mai, davvero le donne  canadesi.

Se veramente si vuol rappresentare i diritti delle donne, di tutte le donne, o almeno della stragrande maggioranza di esse, l’agenda dei gruppi femministi non va proprio: a stento supporta i diritti di coloro che fanno parte di quei movimenti.

Le donne non sono una razza a parte, un specie da proteggere come i cuccioli di foca: le donne sono individui con lo stesso rango e le stesse specificità degli uomini – ovviamente – e vanno tutelate nella loro individualità, con tutte le differenze sociali, economiche e culturali che ovviamente caratterizzano i singoli individui.

Così come non c’è un gruppo o un movimento che rappresenti le istanze e i diritti del “maschio”, perché nessun gruppo, in quanto tale, può parlare a nome di tutti i maschi, così non c’è chi si possa arrogare la prerogativa di parlare a nome di tutte le donne. Dirò di più: non c’è un “8 marzo” per l’uomo, non c’è una giornata in cui gli uomini adornati – che ne so – di broccoletti siciliani (gli si addicono più delle mimose), se ne vanno in giro mano nella mano a divertirsi “in una serata tutta loro”. Di contro, trovo certe interpretazioni dell’8 marzo davvero insultanti per l’intelligenza delle donne. Ci trattano da cretine, e noi lasciamo che lo facciano.

Per di più, queste (vetero)femministe pretendono di dover difendere le donne come se fossero “vittime”, una “specie da proteggere”, appunto.

Ciò è un insulto per l’intelligenza di tutte le donne che dai tempi delle leggendarie figure della letteratura greca e romana, passando per le martiri cristiane e le Giovanna D’Arco, sono sempre state capaci – come individui – di affermare la loro dignità. Magari, è vero, la storia celebra i fasti e le grandi azioni degli uomini. Ma a studiarla davvero, la storia, si scopre che dietro ogni grande uomo c’è sempre una donna. E forse le donne sono sempre state tanto superiori da snobbare – in un certo modo – determinate celebrazioni e attestati pubblici di “eroicità”. Per le femministe pare che siamo  e siamo sempre state tutte delle “violette tremolanti”. Tutte cretine.

Bludental

Oggi, poi, è stradimostrato che le donne (salvo casi limite eccezionali) possono coltivare gli stessi interessi degli uomini, intraprendere le stesse carriere professionali. Se non lo fanno, è perché NON VOGLIONO. Perché – magari – sono ben contente di fare le mamme a tempo pieno. Perché magari vedono nella maternità non un handicap da eliminare (secondo quelle che sono le conclusioni dei più moderni “gender studies”), ma un modo di essere pienamente donne e pienamente realizzate e felici.

Piuttosto, un certo femminismo serio, ahimé minoritario, si batte affinché venga riconosciuta la insostituibile e fondamentale funzione della donna in quanto madre (felice) all’interno della famiglia: “Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”, dice l’art. 37 della Costituzione (in vigore dal 1/1/1948).

E se non ci sono troppe donne ingegneri o astronaute, magari, è perché certi mestieri non sono geneticamente congeniali, mediamente, alle donne. (Con buona pace dei libretti gender che disegnano la “ingegnera meccanica” e il “casalingo”, come se avessero loro – i libretti – la missione dell’oracolo di Delfi)

Sarà ora – forse – che qualcuno dica alle paladine del femminismo arrabbiato di “gender equality” che si industrino un po’ per liberare se stesse dagli stereotipi in cui sono imprigionate da 50 anni.

Francesca Romana Poleggi

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