14/03/2016

Gender equality in casa e maschi lavapiatti in discussione

La vita di coppia e il matrimonio durano di più se i lavori di casa sono organizzati in modo “tradizionale”, cioè sono prevalentemente a carico della donna: alla faccia della gender equality.

Prima di accusare chi scrive di sessismo o di masochismo (essendo la scrivente una donna), bisogna sapere chi è che ha tratto questa conclusione, dopo un’accurata e moderna ricerca statistica. Un centro di cultura islamica? No. Un prete retrogrado e reazionario nel paese più sperduto del profondo sud Italia? No. Uno di noi, pazzi, di ProVita, o quella “matta” della Miriano? Ancora no e no.

Si tratta di uno studio condotto dalla Oslo e Akershus University College of Applied Science, già quattro anni fa. Ovviamente nessuno gli ha dato risonanza...

Sì: parliamo di ricercatori norvegesi, saturi di gender studies. Nati e cresciuti in uno dei luoghi più “progrediti”, dove la gender equality si assume fin da piccoli, nel biberon con il latte.

I nostri lettori più assidui, in realtà, sanno che i Norvegesi hanno già fatto un bello scherzo alla propaganda dell’ideologia gender e a coloro che la predicano ciecamente come una religione. Infatti è proprio dalla Norvegia il documentario (che abbiamo pubblicato, per esempio, qua) in cui si smentiscono con solide basi scientifiche le astruse teorie secondo cui i bambini nascono “neutri” e poi è l’educazione stereotipata che induce le persone a preferire giochi e lavori da maschio o da femmina.

Questa volta, la ricerca era tesa a studiare come le coppie sposate o conviventi si dividono i lavori domestici e la cura dei figli.

Hanno analizzato due studi separati che coinvolgono 20.000 uomini e donne dai 18 ai 79 anni: i risultati hanno mostrato che il 65 per cento delle coppie si ripartisce abbastanza equamente l’assistenza dei bambini, ma non i lavori domestici. Le donne che svolgono tutto il lavoro di casa sono circa l’11%. Il 60% delle intervistate, però, ha dichiarato di svolgere “un po’ più di lavoro casalingo”. E’ circa il 25% per cento delle coppie che si divide anche il lavoro domestico in modo equo, soprattutto le coppie più giovani, quelle senza figli, e le coppie in cui la donna ha un lavoro a tempo pieno.

Ma, quando sono andati a indagare sulla stabilità e l’armonia nelle coppie, i ricercatori hanno riscontrato un’associazione tra una divisione non “tradizionale” dei lavori domestici  e un maggior rischio di divorzio.

“Quanto più un uomo fa in casa, tanto più alto è il tasso di divorzio”, ha detto Thomas Hansen, co-autore dello studio citato, intitolato “Gender equality in casa”.

E’ chiaro che la statistica non spiega un rapporto causa effetto. Cioè – dicono i commenti – non è che provi che il divorzio sia determinato dalla suddetta divisione dei lavori. E’ anche vero che – perdonate l’ironia scontata – vedendo come e in quanto tempo gli uomini mediamente svolgono  i lavori domestici (avete mai visto un uomo come pulisce un bagno?), non escluderei del tutto che la cosa possa essere causa di divorzio....

Probabilmente, dicono i commenti, laddove la coppia è più “tradizionale” è anche incline a considerare in modo più reale il matrimonio: un’unione stabile, un valore in sé. E infatti le giovani coppie tendono a non avere una percezione “sacra” del matrimonio. E di chi è la colpa?

Comunque, quando non c’è gender equality in casa, dalle ricerche svolte pare che la qualità della vita di coppia sia di fatto sorprendentemente elevata.

Nonostante ciò, sia ben chiaro a mio marito e a mio figlio che non sono affatto esonerati dal contribuire alla gestione casalinga. Però, chissà, forse la balla degli stereotipi di genere è una balla molto più grossa di quello che si possa immaginare.

Qualcuno ha detto che i gender studies non solo non sono scientifici, ma sono “antiscientifici”. Gli scienziati ricercano prove, gli ideologi del gender denunciano le prove come mezzi di oppressione (stereotipi). Gli scienziati vogliono sapere, gli ideologi del gender già sanno tutto. La scienza si pone dei dubbi; gli ideologi del gender non hanno mai alcun dubbio. Certe teorie sono oggetto di studi universitari: ci sono più probabilità di riscontrare un approccio scientifico-razionale alla sua materia in un professore di teologia dogmatica, che in un professore di gender studies.

Francesca Romana Poleggi

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