27/06/2014

IMPORTANTE ANTEPRIMA DI PROVITA – Risoluzione ONU in tutela della famiglia!

Martedì il Consiglio dei diritti umani dell’ ONU ha votato una risoluzione che certamente va in controtendenza rispetto alla costante diffusione del pensiero LGBT e che, anzi, potrà servire proprio come base da cui far rinascere una profonda attenzione nei confronti della famiglia intesa come interlocutrice principale della politica a tutti i livelli, dal quello locale al piano internazionale.

Concretamente la risoluzione “Tutela della Famiglia” richiede che l’Alto Commissariato per i diritti umani si impegni a convocare una tavola rotonda ed a stendere una relazione sullo stato in cui versa l’istituto principe di ogni società in tutto il mondo: non si tratta quindi di un impegno particolarmente rivoluzionario ma molto significativo, soprattutto per i contenuti inseriti nel testo della risoluzione.

I centri focali sono due: la totale differenziazione tra diritti individuali e rilevanza della famiglia e l’utilizzo del singolare quando si parla di questo istituto.

Con ordine.

L’importanza del riferimento a “la famiglia” e non al consueto formulario fatto di espressioni quali “varie forme di famiglia” o “la famiglia in tutte le sue diversità” è fondamentale: in questo modo si procede con la definizione unica e centrale dell’unione tra un uomo ed una donna senza possibilità estensive di sorta.

Se è vero com’è vero che diversi documenti dell’ONU sono già stati farciti da terminologie sottendenti la moltitudine di unioni (come le definisce la stessa Amnesty International: “varie forme di famiglia, comprese, ma non limitatamente a, famiglie allargate, famiglie monoparentali, famiglie nucleari, famiglie-bambino testa, famiglie comuni ,famiglie gay, famiglie senza figli, famiglie poligame, famiglie intergenerazionali e altro ancora”) però questi testi non hanno valore cogente e, in ogni caso, sono una piccola parte.

Deve essere rispettata –si legge nella risoluzione- la sovranità di ciascun Stato membro che non può vedersi imporre alcunché su questo piano da organismi internazionali.

La volontà di definire il singolare è nata dall’Egitto ed ha trovato l’immediato appoggio di Russia e Qatar. Particolarmente in contrasto, invece, il Regno Unito il cui rappresentante ha avuto modo di dire che negare la diversità significherebbe dover “guardare un bambino negli occhi e dirgli che, non provenendo lui da un modello preciso di famiglia, non ha una vera famiglia”.

Le argomentazioni in supporto della risoluzione sono invece stringenti: dilatare i confini della famiglia significa di fatto non porre limiti ad essa e ciò comporterebbe principalmente una gravissima lacuna nella protezione dei bambini e del contesto in cui hanno diritto di vivere e di sentirsi garantiti. E, viene rimarcato, i diritti dei minori devono essere il principale interesse di un organismo quale l’ONU.

Logica conseguenza è differenziare la tutela della famiglia rispetto ai diritti individuali: “In primo luogo” si legge nel documento “proteggere i diritti umani dei singoli individui non equivale ad un obbligo di proteggere tutte le forme di famiglia. Tutti gli individui, compresi coloro che sono membri di famiglie hanno il diritto di avere i loro diritti umani tutelati, ma non tutti gli individui hanno il diritto di avere la loro disposizione una forma di famiglia a propria scelta o stili di vita sessuali riconosciuti o protetti da governi, soprattutto se tali unioni sono dannose per i bambini.”

Parole chiare, quindi.

Come chiari sono i punti su cui si incentrano i contenuti del documento votato: si richiede l’impegno da parte dell’ONU di proteggere la famiglia intesa come nucleo naturale e fondamentale della società, richiedere agli Stati membri di intraprendere politiche family friendly, proteggere la famiglia dalla disgregazione causata da problemi educativi, situazioni urbane e rurali poco vivibili, isolamento dovuto a malattie gravi e/o terminali od alla migrazione in altri Stati, problemi derivanti dalla povertà e dalla disoccupazione.

La famiglia deve nascere sulla base della parità tra marito e moglie, contratto volontariamente e liberamente, come fondamentale deve essere il riconoscimento del valore della paternità e della maternità e del sostegno intergenerazionale. Ampio spazio viene infine dato all’intangibilità della libertà educativa dei genitori nei confronti dei figli.

Un vero e proprio documento a sostegno della famiglia a tuttotondo.

Interessante è vedere lo schieramento di forze internazionali nei confronti di questa votazione. Nella squadra a sostegno troviamo l’Algeria, Cina, Etiopia, India, Pakistan, Sud Africa, Emirati Arabi oltre ovviamente alla Russia. Tra i no tutto il mondo cosiddetto avanzato: USA, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Austria.

L’Italia? Risposta scontata: si allinea –come sempre- all’Occidente.

Redazione – Notizia in anteprima per ProVita

 

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