12/04/2014

Intervista a Mario Adinolfi

Intervista di Benedetta Frigerio a Mario Adinolfi, reduce dall’esperienza delle Sentinelle in Piedi, ennesima occasione in cui lo scrittore e giornalista di sinistra ha avuto modo di esprimere la propria contrarietà rispetto alla cultura gender in senso lato.

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Sabato ha partecipato alla veglia delle Sentinelle in piedi al Pantheon a Roma. Che ci faceva Mario Adinolfi, scrittore, giornalista, tra i fondatori dell’Ulivo (partecipò alle primarie) in piazza con gli oppositori del ddl Scalfarotto, la norma che vuole contrastare l’omofobia soffocando, nei fatti, la libertà di espressione? «Sono davvero di sinistra, un partigiano», spiega a tempi.it. Eppure, diciamo la verità, certe sue posizioni non è che vadano proprio per la maggiore in quell’area. Tuttavia Adinolfi le rivendica in nome di una battaglia – da vera sinistra – in difesa dei più deboli e indifesi. Per questo ha anche scritto un bel volume controcorrente: Voglio la mamma (122 pagine, 13 euro). «Se il ddl Scalfarotto fosse in vigore sarei già sotto processo».

Addirittura.
Ragioniamo. Perché si fa questa battaglia sul matrimonio omosessuale? Bisogna rispondere a questa domanda per accorgersi che questa non è una guerra lessicale fine a se stessa, ma il tentativo di un gruppo di chiedere nuovi diritti senza tener conto di quelli altrui. Non ne faccio un problema morale, ma razionale: ad esempio, riconoscere il diritto di adozione a persone che non sono un uomo e una donna sposati va a discapito del diritto umano dei più deboli, in questo caso i bambini, ad avere un padre e una madre. Di più: pensiamo al campo pensionistico. Fondarla su rapporti di qualsiasi tipo equivale a scardinare un welfare già in difficoltà, accettare di minare ulteriormente i conti pubblici e quindi impoverire il Paese.

Nel suo libro lei tratta anche di argomenti complessi, con il necessario tatto, ma anche senza infingimenti e sentimentalismi. Penso, ad esempio, alla questione dei transessuali.
È credibile che ci siano migliaia di persone con un disturbo di identità e che noi, anziché aiutarle, parliamo del diritto a cambiare sesso come se fosse la panacea di tutti i mali? Non siamo ingenui: è noto che intorno ai transessuali, come descrivo nel libro, c’è un mercato enorme. Lo dico con dati e interviste alla mano: i trans sono diventati le prostitute più ricercate. Davanti a ciò, molti sostengono che non ci dobbiamo impicciare, che sono fatti loro, che se osiamo discuterne significa diventare intolleranti. Ma una società che si dice solidale si deve preoccupare, cioè si deve occupare delle persone fragili e a rischio prima che si verifichino potenziali conseguenze distruttive.

Si cercano di introdurre nelle scuole opuscoli che, in nome dell’educazione all’affettività, propongono teorie legate all’ideologia gender. Alcuni gruppi (le Sentinelle, la Manif pour tous Italia) protestano e, qualche risultato, lo ottengono. Non la colpisce che, soprattutto nell’ambito dell’associazionismo femminile, manchi una presa di posizione forte? Dove sono finite le donne?
Le donne italiane sono diventate le 105 mila, ripeto 105 mila, che ogni anno abortiscono e che, secondo alcuni, sono ancora poche. Sono la maggioranza che accetta di firmare i moduli con scritto “genitore 1” anziché “madre”. Dire «voglio la mamma», come il titolo del mio libro, significa dire che voglio la donna. Bisogna che la donna ritorni se stessa, ossia una madre che accoglie e vuole proteggere il figlio a costo della sua vita. E invece le mie amiche di sinistra non si indignano nemmeno più per le donne sfruttate dal mercato dell’utero in affitto.

Per la sinistra i deboli sono solo gli omosessuali?
Se sono discriminati vanno protetti, come tutti, con l’applicazione delle leggi già vigenti. Questo, però, non significa concedere loro ciò che non è un diritto per nessuno, come quello di avere figli. Inoltre, non credo sia lecito che quanti la pensano diversamente da alcuni di loro, come me, oggi siano additati come “omofobi”. Non è giusto che stia per passare una legge, il ddl Scalfarotto, che introdurrà il reato di opinione, facendo passare il mio libro o un’intervista come questa come istigazione alla violenza o all’odio.

Il leitmotiv del suo libro è: ma dov’è finita la sinistra italiana che difende gli oppressi, in questo caso i bambini senza voce? E dove sono le femministe?
Ho scritto questo libro proprio per la sinistra a cui appartengo. Occorre che si liberi da un tic mentale per cui la legge 194 non si tocca, la legge 40 è da scardinare e ora bisogna sostenere per forza la legge sull’omofobia, senza pensare nemmeno a cosa si stia facendo. Che la nostra cultura si sia ridotta ad accettare a scatola chiusa quello che dicono Grillini o Luxuria all’Isola dei famosi è deprimente. Il mio libro vuole liberare da questo tic con l’arma della ragione, seguendo Pasolini, Bobbio e i grandi pensatori di sinistra. Io parto da dati di fatto per avviare una riflessione seria.

Il suo tentativo sta avendo riscontri positivi?
Il libro è uscito da appena una ventina di giorni, ma molti mi hanno già scritto per dirmi che hanno tirato un sospiro di sollievo scoprendo di non essere i soli a ragionare in questi termini. Il 5 maggio presenterò il libro a un insieme trasversale di parlamentari. Sono fiducioso, perché penso che questo tema possa unire, ponendosi su un piano razionale elementare, comprensibile da chiunque sia sinceramente impegnato a riflettere con onestà.

«Non neghiamo la forza di un bambino che soffre». Di che forza parla?
Sono stato a sinistra tutta la vita per difendere il grido dei deboli. Credo che la sinistra si debba fermare e chiedersi chi è il povero che vuole difendere. Io penso che oggi il più debole e indifeso sia il bambino. Io sono un peccatore, sbaglio, ma tra il desiderio dei più forti e il diritto dei più deboli continuo a battermi per il secondo. Tra il desiderio della mamma di abortire un figlio, malato o meno, sto con il figlio. Tra due coniugi che comprano un bambino, sfruttando l’utero di una madre, sto dalla parte di quello del piccolo a non essere strappato dal seno della madre e di quest’ultima a non essere usata. E davanti all’anziano che chiede l’eutanasia sto con lui e con chi lo accetta e lo ama, non con chi lo ammazza.

Si sta riaprendo la discussione sulla legge contro l’omofobia da lei sopra citata. Un’emergenza fondata su 83 denunce in tre anni. Nello stesso tempo, cresce il fenomeno della prostituzione minorile e dei reati di pedofilia, ma nessuno muove un dito. Una schizofrenia?
Le due cose stanno insieme. La legge italiana dice che un sessantenne che fa sesso con una quattordicenne non è perseguibile e che l’abuso di un bambino di dieci anni non è perseguibile d’ufficio ma solo su querela della parte. Il fenomeno delle “baby squillo” è un’urgenza eppure non si corre ai ripari. Intanto si cerca di far passare senza riflessione una legge liberticida come quella sull’omofobia, parlando di allarme nazionale, mentre serve solo a tappare la bocca a chi vuole difendere i bambini. Le cose stanno insieme. Il punto non è tutelare i deboli, ma i ricchi che spendono migliaia di euro per andare con le ragazzine senza che il loro nome si macchi. Ripeto: la sinistra dov’è? Io faccio davvero resistenza, sono un partigiano.

Benedetta Frigerio

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