07/01/2017

La questione della fecondazione artificiale

Dopo la decisione giudiziale che permette la fecondazione eterologa, è utile guardare nuovamente la legge del 19 Febbraio 2004, n. 40 “Norme in Materia di Procreazione Medicalmente Assistita”, che ha legalizzato una condotta contraria al diritto naturale e ai piani di Dio per l’uomo, che si aggiunge a molte altre norme di diritto positivo contrarie alla legge naturale.

Già il nome di questa norma presenta un escamotage: parlare di fecondazione medicalmente assistita, nascondendo il fatto che la legge non si occupa di assistenza, ma di fecondazione umana extra- corporea e quindi artificiale, è una mistificazione. Dietro questa legge c’è la vecchia tentazione diabolica che ha fatto credere ai nostri primi genitori che potevano essere come Dio e diventare Signori della realtà, invece di accettare che l’uomo è solo un amministratore di una realtà spirituale e materiale che gli è stata concessa.

La legalizzazione della fecondazione artificiale è destinata perciò a contribuire all’oscuramento della percezione dei valori morali fondamentali e a spingere gli uomini in una strada sbagliata di illusorio dominio del proprio corpo e di forme perverse di originare la vita. Molti politici cattolici sono stati del parere che, sulla base del paragrafo numero 73 dell’Evangelium Vitae e con la scusa di eliminare il Far West procreativo si poteva votare questa legge. Essi hanno spiegato che c’era un vuoto legale dovuto all’assenza di una norma di diritto positivo che vietasse il Far West procreativo, dunque questa situazione avrebbe reso legittima questa legge. Quest’approccio in sé è incorretto perché se c’era un vuoto di diritto positivo, esisteva non di meno una norma di diritto naturale che considerava immorali tutte queste pratiche.

I figli non si vedono più come un dono di Dio, ma come un diritto. Il Signore è il datore di tutti i doni e del principale di tutti i doni che è la vita. Una coppia si sposa aspettando di avere figli, ma se è cristiana sa che questi figli sono un dono di Dio e li riceve con gratitudine. Ma allo stesso tempo può accettare anche con dolore e con l’assistenza della gra- zia, che Dio, per ragioni molte volte difficili da capire non le invii figli. Come insegna la Congregazione della Dottrina della Fede, nella Istruzione Donum Vitae: «Un vero e proprio diritto al figlio sarebbe contrario alla sua dignità e alla sua natura. Il figlio non è una qualche cosa di dovuto e non può essere conside- rato come oggetto di proprietà: è piuttosto un dono, ‘il più grande’ e il più gratuito del matrimonio, ed è testimonianza vivente della donazione reciproca dei suoi genitori».

La Chiesa ha sempre insegnato che non si può mai separare il significato unitivo da quello procreativo dell’atto coniugale: l’uomo non può rompere questo legame di sua pro- pria iniziativa. Questa connessione si rompe mediante la contraccezione. La contraccezione ha sganciato la sessualità dalla fecondità. La fecondazione extracorporea sgancia, invece, la fecondità dalla sessualità: c’è una relazione fra mentalità contraccettiva e fecondazione artificiale. Ambedue infrangono un processo naturale. Di conseguenza qualsiasi tecnica che sostituisca l’atto coniugale deve essere considerata contraria ai piani di Dio. Per questo tanto l’inseminazione artificiale nella quale il concepimento avviene nel corpo della donna, quanto il conce- pimento extracorporeo sono immorali. Come insegnava Pio XII: «Mai lo dobbiamo dimenticare: solo la procreazione di una nuova vita in conformità con la volontà e i piani del Creatore porta con sé un meraviglioso grado di perfezione e realizza gli obiettivi cercati. Ella è in conformità con la naturalezza corporale e spirituale e la dignità degli sposi e lo sviluppo normale e felice del bambino».

La legge attualmente vigente approvata nel 2004 è profondamente ingiusta, perché dà la consacrazione nel quadro del diritto positivo al principio della fecondazione extracorporea. L’uomo non si può sostituire al Creatore nel fare sorgere la vita e dunque qui abbiamo una violazione del principio della dignità della procreazione umana. La vita umana non può essere un prodotto della tecnica. Nella procreazione naturale l’uomo e la donna diventano collaboratori nel piano della creazione della vita inscritto dal Creatore nella natura. Invece nella fecondazione extra-corporea ci troviamo in un caso di produzione di un essere umano mediante tecniche artificiali che contrastano le leggi naturali.

L’unica forma di procreazione che è connaturale per gli esseri umani è per mezzo dell’unione tanto fisica quanto spirituale, nel quadro di un vero matrimonio che è l’unione permanente e fedele fra un uomo e una donna, ed è l’istituzione voluta dal Creatore per la procreazione dei figli. Dobbiamo anche ribadire che i figli hanno il diritto naturale d’essere accolti in una famiglia regolarmente costituita. La fecondazione artificiale conduce alla “cosificazione” del neo-concepito creando il rischio che possa esse- re manipolato o utilizzato come un materiale biologico di sperimentazione.
Una prova addizionale dell’antinaturalità del concepimento extracorporeo è l’incremento significativo dei problemi medici cui va incontro la donna che utilizza questa procedura. Vediamo lo stress psicologico che soffre la donna che normalmente si deve sottoporre a ripetuti tentativi dovuti alla scarsa efficacia di questa procedura. Questa procedura richiede una superovulazione che è contro natura e che causa gravi problemi di salute alla donna e persino la morte. C’è un aumento significativo delle gravidanze tubariche. Questa gravidanza crea un grave rischio alla donna e porta nella maggioranza dei casi alla morte dell’embrione. (Salvo un reimpianto chirurgico nell’utero, che non sempre è possibile). Gli aborti spontanei sembrano molto più alti che quelli sofferti da bambini concepiti naturalmente. Fra i bambini concepiti artificialmente c’è un aumento significativo di nascite premature, con basso peso e un aumento di problemi di salute.
Adesso che questa pratica antinaturale ha più di venti anni, ci sono già abbastanza bambini concepiti artificialmente perché si possa fare una ricerca sanitaria, psicologica e sociale su di loro. Già ci sono studi che dimostrano che essi risultano più vulnerabili degli altri, in termini d’adattamento socio-emotivo.

Questo dimostra che le coppie che hanno figli concepiti artificialmente causano un danno a se stessi e alla loro prole. Il medesimo atto offende gli insegna- menti di Dio sul modo in cui de- vono essere concepiti i bambini e viola palesemente il diritto alla vita dell’innocente perché esso causa la morte di un’alta percentuale di questi esseri umani.

Con questa legge, si riconoscono alle coppie di fatto diritti analoghi a quelli riconosciuti alle coppie coniugate. L’accesso alla fecondazione artificiale alle coppie di fatto costituisce una grave violazione dei diritti naturali dei figli di nascere in una famiglia regolarmente stabilita. Il ricono- scimento delle coppie di fatto è un controsenso perché è una relazione che non vuole essere sottomessa ad un regolamento legale. Questo riconoscimento crea il pericolo che serva come antecedente alla concessione di questo status a coppie omosessuali.

La legge astrattamente riconosce il concepito come essere umano nel suo art. 1, e come conseguenza esso è soggetto di diritti. Se fosse un vero riconoscimento questo dovrebbe portare alla abrogazione della legge 194 del 22 maggio 1978, attraverso la quale si legalizza l’omicidio di questi concepiti. Invece questa legge prevede espressamente nell’art. 14 comma 1 e 4 l’applicazione di quella legge iniqua. Nel comma 4 di questa legge ipocritamente si vieta la riduzione embrionaria di gravidanze plurime, ma la si permette nei casi previsti dalla legge 194. Questo non fermerà la selezione eugenetica dei bambini apparentemente meglio dotati e la distruzione nell’utero dei fratellini più deboli.
A causa del basso livello di successo della fecondazione artificiale, prima che un bambino sia in grado di impiantarsi in utero un’importante quantità di neo-concepiti perderà la vita. Qui dobbiamo considerare la responsabilità dei genitori e degli operatori sanitari che fanno generare un’importante quantità d’embrioni sapendo che un’alta percentuale di essi è destinata a non potersi impiantare e quindi a morire. La persona che crea un rischio è responsabile dei danni che causa con la sua azione. Perciò la fecondazione artificiale, che è ottenuta al prezzo consapevole della morte di numerosi essere umani neo-concepiti, consente queste morti, perché ne ha creato il rischio e per questo ne è moralmente responsabile.

Con questa legge iniqua s’incorpora dentro al diritto positivo la “medicina dei desideri”, ossia si dà una consacrazione a quello che è già immanente nel sistema democratico liberale secondo il quale «l’ordinamento giuridico sarebbe in funzione della realizzazione del soggettivismo». Si utilizzano le scarse risorse mediche per un’attività immorale. Anche nei paesi ricchi c’è sempre una sproporzione fra i bisogni medici e i mezzi disponibili.
La legge autorizza lo Stato a promuovere, organizzare e finanziare la fecondazione artificiale. Questo vuole dire che il contribuente cattolico per mezzo delle tasse è obbligato al sostegno finanziario delle attività che sono palesemente contrarie alla verità della fede. Adesso dovrà pagare anche la fecondazione eterologa.

Dopo questa breve analisi della legge 40 non possiamo fare altro che augurarci che un giorno questa legge venga abrogata. Questo non è un sogno irrealistico, ma il desiderio naturale che tutti abbiamo che un giorno prevalgano la verità e la giustizia.

Mons. Ignacio Barreiro Carámbula

Fonte: Notizie ProVitaottobre 2014, pp. 21-22-23.

 

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