15/05/2013

Lacrime di coccodrillo

L’ONU ha dichiarato il 21 marzo la giornata mondiale per la sindrome di Down, ma al contempo le legislazioni occidentali consentono pratiche di soppressione eugenetica prenatale su larga scala

In Inghilterra il 92% dei bambini con sindrome di Down individuati prima della nascita vengono uccisi mediante l’aborto, in Francia siamo al 96% e in Italia le cose non stanno diversamente.
La diagnosi prenatale è utilizzata come una missione militare del tipo “scova e distruggi”. Chi? Il bambino imperfetto, persino quando le imperfezioni sono  correggibili come un banale labbro leporino, con tanti saluti per i principi di giustizia e uguaglianza di cui sarebbe permeata la nostra costituzione-più-bella del-mondo.
Si dirà che questa visione è da irrecuperabili pessimisti, ma osservo che non si tratta di essere pessimisti, piuttosto, come disse di sé Plino Corrêa de Oliveira,  di essere veri “pessimologhi”, persone in grado di vedere e denunciare i comportamenti pessimi. “La legge 194 sull’aborto non è una legge eugenetica, non consente di abortire a causa della malformazione, ma solo se essa costituisce un “grave pericolo” per la salute della donna”: questo è il refrain che si canta da più parti. Ma se così fosse, se la legge fosse buona ma disapplicata, com’è che in oltre 34 anni dalla sua introduzione non si conosce un caso, dico un solo caso, di condanna per violazione della legge nei casi di aborto eseguiti per malformazione del nascituro? A occhio e croce stiamo parlando di circa 80.000 bambini soppressi a causa di malformazioni diagnosticate, un numero non lontano da quello delle vittime della guerra in Bosnia. E come mai i giudici della terza sessione civile della corte di cassazione hanno potuto condannare un ginecologo a risarcire non solo i genitori, ma anche la loro bambina nata con sindrome di Down, stabilendo un singolare nesso di causalità tra la condotta del medico, insufficiente a diagnosticare la malattia, e l’anomalia cromosomica, anche se tutta la scienza medica della Terra, di Marte e dell’intero sistema solare esclude che la trisomia 21 possa instaurarsi per la mancata amniocentesi? Si è stabilito che la mancata amniocentesi ha portato al mancato aborto e il mancato aborto ha coinciso con la vita vissuta con la sindrome di Down. Dicono che i giudici non hanno voluto intendere “meglio morto che malato”, avranno ragione loro che perdono sapienza da tutti i pori, ma io, uomo semplice, nonostante tanti dotti discorsi, non riesco a intenderla che così. Così, l’estraneo che ti vede malato con i suoi occhi e ti giudica indesiderato, allontanandoti dalla sua proprietà, giustamente, si dice che  insulta la civiltà dell’accoglienza del diverso.
Se invece, con le procedure della moderna medicina, ti vedono malato mentre sei nella pancia, il poter farti fuori da parte di chi dovrebbe custodirti è una conquista di civiltà. Magie dei diritti riproduttivi che conferiscono diritto di vita e di morte a un privato cittadino sul più innocente tra gli innocenti e indifeso tra gli indifesi. Mi raccomando, non chiamatela ingiustizia, non è eugenetica, no, è per il bene del bambino che avrebbe una vita infelice, è per
il bene dei genitori che vedrebbero sconvolti i loro progetti di vita, è per il bene dei fratelli a cui verrebbero sottratte risorse, è per il bene della comunità che non dovrà caricarsi degli oneri di assistenza, è un bene, un bene per tutti, è un pacchetto ben confezionato che però va lasciato così com’è, guai ad aprirlo! Si potrebbe correre il rischio di trovarci dentro come sorpresa il Marchese del Grillo che ai bambini non nati spiega la morale della legge sull’aborto, ricordate? “Mi dispiace, ma io so’ io e voi nun siete …”.

di Renzo Puccetti

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