30/10/2012

L’ossessione dei test genetici diventa un affare

La pubblicità serve a vendere un prodotto, a renderlo appetibile, farlo percepire come indispensabile, e, soprattutto, ad aumentare il numero degli acquirenti, e quindi deve essere persuasiva, con linguaggi e immagini che riescano a raggiungere qualche corda profonda dei possibili clienti.

Per questo sono interessanti le pagine Web di presentazione dei test genetici prenatali e di diagnosi preimpianto: si comprendono meglio i messaggi veicolati e, in ultima analisi, la visione antropologica che ne emerge. Ne ha fatta un’interessante e dettagliata analisi George Estreich, un poeta dell’Oregon, premiato per i suoi scritti sulla figlia down. Fra i siti che segnala ce n’è uno particolarmente indicativo, sui test di ultima generazione, alcuni diffusi anche in Italia. Stiamo parlando di «Natera» che, da gennaio, è il nuovo nome della «Gene Security Network», società che si occupa di test diagnostici prenatali.

«Un nuovo nome che evoca la nascita, la natura e la terra (natal, earth, nature, in inglese), e riflette meglio la nostra missione di aiutare le coppie in tutto il mondo a gestire le gravidanze e ridurre il rischio di malattie genetiche», spiega l’amministratore delegato Rabinowitz. E in effetti nel sito l’immagine è quella di un sole che sorge su un campo fiorito, fra le due parole del motto «concepire, partorire», e il sole, a guardarlo bene, è un aggregato di cellule, un embrione nei primissimi giorni del suo sviluppo.

Il cambiamento del nome della società è estremamente significativo: il primo, Gene Security Network, pare la sigla di un telefilm poliziesco mentre «Natera» sembra piuttosto la marca di un integratore alimentare. La società è specializzata in test per la fecondazione in vitro, come diagnosi e screening preimpianto di embrioni, e a questo scopo utilizza una tecnologia brevettata col suggestivo nome di «Parental support»: nessun richiamo “clinico” quindi, o tantomeno a patologie da evitare, ma un vero e proprio «supporto» a tutto tondo alla «genitorialità», all’essere padri e madri. Con «Natera» quindi la fecondazione in vitro e la selezione genetica degli embrioni assumono un’accezione tutta positiva, fanno parte della «natura, nascita e terra», entrano insomma nella naturalità del nascere.
Allo stesso tempo, quando nel sito Bloomberg.com (dedicato a economia e finanza) venivano presentate le attività dell’azienda, per indicare le gravidanze naturali si utilizzava un’espressione in negativo, «unassisted pregnancies», «gravidanze non assistite».

Fra i prodotti «Natera» già in commercio è incluso il «test di paternità prenatale»: da un’analisi del sangue della donna incinta viene isolato il Dna fetale e confrontato con quello del presunto padre, per verificarne l’effettivo legame biologico. Un esame non invasivo, come invece sono quelli finora disponibili (amniocentesi) e a breve utilizzabile anche per la diagnosi di alcune trisomie, come la sindrome di Down.

La verifica della paternità non ha niente a che fare con le malattie, eppure il sito la presenta insieme alle diagnosi di patologie, perché il nuovo biglietto da visita dei test genetici è quello di un «servizio», per la «sicurezza» della gravidanza in tutti gli aspetti possibili: è oramai aperta alla strada al controllo di ogni variante, patologica e non, nel concepimento e nella nascita. Ma con l’aumentare delle caratteristiche da testare, la distinzione fra “naturale” e “patologico” sarà sempre più labile, e a chi sarà affidata, se non al mercato e alla mentalità dominante?

Chi questi test li ha provati parla nella sezione «storie di successo» – un prodotto da vendere è sempre associato all’idea di “successo” di chi li compra – anticipata in home page dalla frase «noi adesso siamo i genitori orgogliosi di una bambina bella e in salute» (quasi che i genitori di bambini brutti e malati se ne dovessero vergognare). Ricorre l’espressione «pace mentale» per descrivere la serenità vissuta, insieme ad accorate raccomandazioni a tutti coloro che fanno fecondazione in vitro, di fare uso della tecnologia Natera, «un test genetico che mi ha dato un senso di sicurezza sulla salute di mio figlio che stava per nascere». Pace, sicurezza, natura. Una ben congegnata operazione di marketing per il vero “prodotto” in offerta: un figlio bello e sano, di cui essere orgogliosi, grazie alle nuove tecnologie. La scelta del figlio migliore, insomma, oramai a portata di mano: siamo sicuri che questo sia il nostro massimo obiettivo?

di Assuntina Morresi

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