21/02/2017

Matrimonio gay e l’intoppo del cognome

Il Corriere. it dà la notizia con costernazione e dolore: il “matrimonio gay”, che con la legge sulle unioni civili è stato legalizzato anche qui in Italia, incontra un intoppo burocratico.

I decreti attuativi non hanno previsto – come la legge originariamente disponeva, e come voleva la norma che gli ha dato esecuzione provvisoria – che gli “sposi” aggiungessero sui documenti il cognome della persona con cui si sono uniti in “matrimonio” al proprio.

Gli omosessuali volevano il doppio cognome sui documenti e sul codice fiscale (cosa che per i mariti e le mogli normali, cioè veri, non avviene). Immaginiamo che per una volta un po’ di buon senso abbia fatto comprendere ai legislatori che confusione e che costi comporterebbe la modifica dei documenti all’anagrafe e del codice fiscale. E poi se i due si separano, dovrebbe cambiare ancora?

E invece alle “Famiglie” Arcobaleno, dicono sul Corriere, non va bene. Il poter aggiungere il secondo cognome al proprio «ha anche un grande significato simbolico»: ma come, non vogliono l’equiparazione alle coppie etero? Le mogli, a seguito del matrimonio, ormai non cambiano più cognome da decenni...

La verità si evince chiaramente dalla vicenda narrata sul Corriere: il cognome della “moglie” serve alla lesbica incinta per poterlo trasmettere al figlio. «Finché non avremo una legge che riconosca anche il genitore non biologico per noi è importantissimo: dà un senso di appartenenza anche formale a nostro figlio».matrimonio_matrimonio gay

Quindi, il doppio cognome serve come anticamera delle adozioni.

Le associazioni LGBTQIA(...) annunciano ricorsi. Non sarà difficile immaginare che i giudici glieli accolgano e che poi i legislatori intervengano di conseguenza. Le unioni civili sono il “matrimonio gay”.  Arriveranno prima o poi anche le adozioni.

E del resto le nuove norme sui cognomi sono servite anch’esse per scardinare e decostriure l’identità dell’essere umano, che nel cognome (uno, certo, immutabile) aveva la “sicurezza dell’appartenenza” ad una stirpe, ad una famiglia. Famiglia, che – appunto – ormai per i nostri governanti non conta più niente.

Redazione


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