14/09/2016

Matrimonio gay: intervista doppia a due Sindaci obiettori

Celebrare un matrimonio gay è obbligatorio per i Sindaci? Assolutamente no, l’obiezione di coscienza è un diritto fondamentale per tutte le persone.

Tuttavia opporsi corrisponde a sottoporsi alla gogna mediatica: «Omofobi!», «Oscurantisti!», «Intolleranti!»... sono solo alcune delle offese, le più soft, che si devono aspettare tutti coloro che sostengono che “matrimonio” è solo ed esclusivamente l’unione tra un uomo e una donna.

Già durante l’iter di discussione del ddl Cirinnà, ProVita aveva sollevato il problema dell’obiezione di coscienza dei Sindaci contrari al matrimonio gay.

Ora, a unioni civili divenute legge di Stato (n. 76/2016), il problema rimane irrisolto; tuttavia una soluzione per i sindaci c’è: quella di delegare, ossia di chiedere al vicesindaco oppure ad altri membri del consiglio comunale di celebrare al loro posto il matrimonio gay. Infatti, a legislazione vigente il Sindaco può essere esentato dal dovere pubblico, purché non impedisca il funzionamento del servizio comunale.

In ogni caso, ogni tanto sarebbe corretto anche guardare cosa ci dice la realtà, al di la dell’impostazione ideologia: il matrimonio gay è un “falso problema”, dal momento che – ad oggi, dopo circa due mesi dall’entrata in vigore delle legge Cirinnà – in tutta Italia le celebrazioni non superano la ventina.

ProVita pronta a dare pieno sostegno, anche giuridico, a tutti i Sindaci che vorranno fare obiezione di coscienza – ha voluto dare spazio a due sindaci trentini, Fabio Dalledonne (Sindaco di Borgo Valsugana) e Federico Secchi (Sindaco di Avio), che si sono esposti pubblicamente e hanno dichiarato che non celebreranno alcun matrimonio gay. Per loro – e per molte altre persone – il matrimonio è uno solo, punto.

Ovviamente questa loro posizione, nella regione autonoma del nord dove l’impostazione politica è di apertura e di “integrazione” (in Trentino è depositato il più pericoloso ddl omofobia d’Italia e sono state già celebrate un paio di unioni civili), non sempre è stata accolta in maniera benevola. Eppure, come emerge dalle risposte che i due Sindaci hanno dato nell’intervista doppia, la loro posizione non è né aggressiva, né lesiva del rispetto dovuto a ogni singola persona. Semplicemente è una posizione di buon senso, radicata in una storia che dura da generazioni.

Il matrimonio gay è sbagliato. La famiglia è una sola!

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Redazione

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