17/07/2015

Matrimonio gay – Ma chi l’ha detto che le unioni civili vanno normate?

Ma chi l’ha detto che le unioni civili vanno regolamentate? Sarebbe comunque un primo passo verso il matrimonio gay.

Il ddl Cirinnà va bocciato e basta, non aggiustato o sostituito da qualche altra cosa.

 Mi sembra assurdo che tutti ormai diano per scontato che una regolamentazione ci vuole.

Tutti dimenticano, evidentemente, che la regolamentazione già c’è.

Qualcuno parla di testo unico per riordinare la normativa esistente. Anche quello potrebbe essere pericoloso (e non è necessario) perché con un richiamo qui, un emendamento là e una parolina ambigua al posto giusto, diventerebbe il solito cavallo di Troia per portare acqua al mulino della decostruzione della famiglia, della società e dell’essere umano.

Tutti i conviventi (omo o etero che siano) presi individualmente possono godere – di fatto – di quasi tutti i diritti dei coniugi (certo devono attivarsi per implementarli, ma anche per il  matrimonio c’è un iter burocratico da seguire).

L’unica vera grande differenza è nel rapporto con i figli.

Dei coniugi basta che uno vada all’anagrafe e il figlio risulta automaticamente riconosciuto dai due: un soggetto con UN legame giuridico con i genitori (coppia di soggetti considerati una sola parte nel rapporto giuridico con il figlio). I conviventi eterosessuali possono (non debbono) riconoscerli all’anagrafe, e il figlio avrà DUE rapporti giuridici (con padre e madre, che non sono uniti in matrimonio): questo non è discriminante perché è la verità: il padre e la madre, in questo caso, sono loro a voler così, altrimenti si sposerebbero (per il resto figli legittimi e naturali sono ormai perfettamente equiparati anche nella denominazione).

BludentalSe i conviventi sono LGBT il problema si complica perché il figlio NON può essere figlio di tutti e due PER NATURA (e finché l’adoptio naturam imitatur, gli omosessuali non possono essere genitori neanche per adozione). Ma la discriminazione, anche qui, non c’è perché è la verità naturale che parla.

Quindi, qualsiasi forma di riconoscimento di unione, connubio, giunzione, convivenza o altro  è alla fine tesa – magari pian piano, un passettino alla volta – a riconoscere per legge quello che in verità e in natura non esiste.

Obiezione: “Ma le famiglie arcobaleno esistono!”. Esistono – se è per questo – anche comunità promiscue in cui i figli a volte non si sa bene di chi siano. Ebbene : in ogni caso NON SONO “FAMIGLIE”. Sono conviventi con figli (di qualcuno dei membri della comunità). Questa è e sarà sempre la verità, anche quando la legge vorrà negarla. I diritti, a tutte queste persone, nessuno li nega perché già li hanno.

L’unico diritto che non hanno è quello di stravolgere la realtà, la natura, la verità.

Francesca Romana Poleggi

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

 

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