02/02/2013

“Non si può soffocare la vita con l’aborto”

Un “concentrato di sofferenza” con il quale si compromette la salute psichica e fisica della donna, si uccide suo figlio e si limita  la sua capacità gestazionale.

Questo è l’aborto per il dott. Antonio Oriente, Vicepresidente Nazionale dei Ginecologi Ostetrici cattolici, intervenuto venerdì 1 febbraio al seminario di Bioetica organizzato a Marsala dal Movimento per la vita.

Il relatore ha subito citato il Messaggio della CEI per la 35a Giornata Nazionale per la vita che si celebra il 3 febbraio: “non si esce da questa fase critica generando meno figli o peggio ancora soffocando la vita con l’aborto, bensì facendo forza sulla verità della persona umana, sulla logica della gratuità e sul dono grande e unico del trasmettere la vita, proprio in un una situazione di crisi”.

Fondamentali documenti sono stati riportati dal dott. Oriente, inoltre, per parlare dell’aborto volontario secondo la legge, secondo la volontà di chi l’ha proposta, a cosa si è ridotto ed i guasti che ha prodotto.

Oltre alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (Corte Europea dei diritti dell’uomo, Roma, 4.XI.1950), nella quale all’art. 2 “Diritto alla vita”, vi si può leggere che il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge e nessuno può essere intenzionalmente privato della vita, l’Art.1 della legge 194/78 ribadisce  che lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio e che l’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non e’ mezzo per il controllo delle nascite.

Nonostante ciò, nel 2011 gli aborti in Italia sono stati 116.000 e in Europa 1.200.000. Fra questi non è considerato l’aborto nascosto: aborto clandestino, aborto chimico (RU486, pillola del giorno dopo, pillola dei 5 giorni dopo), la spirale, gli aborti che possono verificarsi con l’assunzione della pillola ormonale anticoncezionale e i migliaia causati dalla Fecondazione in vitro.

Il relatore riferendosi a documenti ufficiali ha spiegato ai presenti qual è l’entità del problema “Aborto” in Italia ed Europa dove dal  1982 al 2008  si è avuta una riduzione delle nascite del 12,5% e l’Aborto è la prima causa di morte in Europa (30 volte >incidenti stradali).

Da una superficiale lettura della relazione annuale del Ministero della Salute sembrerebbe che gli aborti diminuiscono ma analizzando attentamente i dati si evince che aumentano quelli oltre le 12 settimane. Il Ministro Balduzzi ammette un “leggero” incremento del 14,5% in un solo anno dei dati del 2010 rispetto al 2009.

Mentre gli aborti indotti si riducono del 33,3 %, dal 1990 al 2010 si è avuto un incremento del 182% del numero di aborti oltre la dodicesima settimana e di ben  il  278% della percentuale di questi aborti rispetto al totale.  Una  “esplosione” senza freni degli aborti oltre il terzo mese conseguenza anche dell’affinamento delle tecnologie diagnostiche che non lasciano scampo ai bambini diagnosticati con qualche “difetto”.

Vi è poi il caso dell’aborto “terapeutico”: 4000 aborti, di cui quasi 900 oltre la 21° settimana eseguiti nel 2010  in Italia per “scongiurare”, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, il “grave pericolo” per la salute psico-fisica di una donna a causa di una malformazione diagnosticata al figlio.

Nelle conclusioni di una recente relazione ministeriale si può invece facilmente comprendere come rilievo ecografico ed autoptico sono spesso in palese contrasto e per questo motivo la stesssa relazione auspica che l’autopsia per riscontro diagnostico sui feti da IVG divenga obbligatoria e non soggetta alla sensibilità del medico curante e che, considerata l’elevata complessità di questa diagnostica, le IVG dopo la 90 giornata di gravidanza non siano effettuabili ovunque ma vengano concentrate in un numero limitato di Ospedali ad elevata competenza diagnostica ostetrica e anatomopatologica feto-placentare.

Parlando della legge 194/78, il medico di origine messinese ha asserito che le cifre riportate dalla propaganda abortista (25 mila donne morte per aborto clandestino l’anno) che hanno portato alla legalizzazione dell’aborto erano del tutto infondate. Di fatti dall’entrata in vigore della legge 194 la mortalità delle donne in età feconda, non ha avuto alcuna significativa diminuzione statistica improvvisa, quindi la 194 non ha modificato alcunché. Nonostante ciò,alcuni esponenti politici riaffermano ancora il vecchio luogo comune secondo il quale la legge sull’aborto avrebbe salvato la vita a centinaia di migliaia di donne.

Continuando a trattare della legge 194/78, una legge che doveva dare centralità alla donna, il ginecologo ha affermato che essa ha finito col lasciare la donna sola di fronte ad una scelta così importante e il padre completamente escluso dalla decisione e perfino dalla conoscenza della stessa gravidanza.

Non solo! È una legge nella quale il concepito non ha alcun diritto e nella quale domina la logica della scelta per la scelta, cioè l’idea che il valore tutelato è la libertà di scelta della donna (e non suo figlio).

Una legge in cui si mira a colpire prioritariamente la clandestinità e non a tutelare la Vita dal suo inizio (che ci si guarda bene dal definire) ed infine una legge in cui non è stata data l’opportunità a voci pro-Vita di parlare con la donna, accompagnarla, consigliarle soluzioni alternative (affido, adozione).

Il medico ha inoltre denunciato come la legge 194/78 sia una legge in cui non si è controllato a sufficienza sulla realtà dei tempi intercorsi tra il certificato e l’intervento e sul rispetto delle procedure “secondo legge”.

Insomma la legge 194/78 è una legge che non ha tutelato una sola vita, né ha favorito l’accompagnamento prima durante e dopo l’aborto della donna, in una sì delicata scelta e nelle gravi conseguenze fisiche e psichiche di essa.

Una legge che in pratica non è stata per la salute, la libertà, l’autodeterminazione della donna né, in ultima analisi, per il suo”BENE”.

Giacché le politiche di prevenzione dell’aborto finora applicate in Europa e in Italia hanno mostrato chiaramente di non funzionare, e considerato che si richiede un cambiamento radicale nell’approccio al problema, a termine della sua relazione, il dott. Oriente ha proposto alcune possibili soluzioni:

A) Un «Aiuto personale in denaro» per ogni donna incinta (da quantizzare per almeno 2 anni);

B) Una linea diretta di finanziamento per le associazioni che aiutano le donne durante la gravidanza;

C) La riduzione del 50% dell’Iva sui prodotti basilari per l’infanzia “a rischio”;

D) La sospensione del pagamento dell’Imu sulle case date provvisoriamente “in uso”alle ragazze madri.

E) Ogni altra soluzione tendente ad un cambiamento di mentalità nei riguardi della “ragazza-madre”e del proprio bambino.

In definitiva va realizzata una promozione di politiche che garantiscano i diritti dei bambini non nati e il diritto delle donne alla maternità, eliminando gli ostacoli che impediscono la maternità stessa e affermando esplicitamente che l’aborto è un atto di aggressione alle donne.

di Vittore Saladino

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.