01/06/2016

Patto per la Famiglia – Intervista a Mario Adinolfi

Tra i candidati che hanno sottoscritto il Patto per la Famiglia proposto da ProVita non poteva certo mancare Mario Adinolfi, già membro del Comitato Difendiamo i Nostri Figli,  uno degli organizzatori dei family day di giugno e gennaio.

Adinolfi ha lasciato il Comitato per fondare Il Popolo della Famiglia, un partito che si presenta alle imminenti elezioni in tutta Italia. Lui – come tutti sanno – è uno dei candidati sindaci a Roma. 

Ha risposto subito alle nostre domande. Anche a quelle un po’ scomode che gli abbiamo posto alla fine.

  • Potrebbe spiegare ai nostri Lettori cosa voglia dire – in termini concreti – organizzare la gestione di una città ​con politiche ​incentrate sulla famiglia? E che cosa è “la famiglia”?

La famiglia è perfettamente definita dall’articolo 29 della Costituzione: è una società naturale fondata sul matrimonio. Fondare l’amministrazione di una città sulla famiglia significa fare proprio lo slogan del Popolo della Famiglia con cui chiediamo il voto il 5 giugno: “Prima la famiglia”. Concretamente vuol dire riallocare le risorse avendo presente questa priorità, incentivare i matrimoni con assegni a sostegno delle giovani coppie, incentivare la natalità con i bonus bebè, abbattere la pressione fiscale cancellando addizionali comunali e tassa rifiuti sui nuclei familiari composti da più di quattro elementi. Significa difendere la vita contro l’aborto sostenendo i Centri aiuto alla Vita con i denari dell’amministrazione comunale. Significa ridurre i colossali sprechi e i vergognosi privilegi che a Roma rubano centinaia di milioni di euro l’anno alle famiglie romane.

  • Quali sar​ebbero le sue prime azioni concrete da Sindaco ​ per l’infanzia ​e per gli anziani ​?

​Per l’infanzia bisogna prima di tutto affrontare l’ondata ideologica gender che si abbatterà sulle scuole comunali nel prossimo anno scolastico, complice l’approvazione della sconsiderata legge Cirinnà. Bisognerà mettere mano a operazioni amministrative che consentano di creare il buono scuola per permettere a ogni famiglia di scegliere la scuola a cui mandare i propri figli, perché la scuola pubblica non è solo comunale o statale, è anche quella non statale. Per gli anziani occorre incentivare ogni forma di assistenza domiciliare affinché nella difficoltà non siano mai soli e mai costretti ad essere sradicati dal proprio ambiente negli anni più difficili. Rifiutiamo come Popolo della Famiglia poi qualsiasi registro comunale sul fine vita, perché ogni atto prodromico alla legge sull’eutanasia noi lo rigettiamo.

  • Come si porrebbe ​ un Comune da lei guidato rispetto all’educazione sessuale nelle scuole (comunali)? E all’asilo? E l’educazione alla parità di genere? La lotta all’ “omofobia”?

​Il Popolo della Famiglia ha nel proprio simbolo la scritta: “No gender nelle scuole”. Credo ci sia poco altro da aggiungere. Se non che il Gay Center di Fabrizio Marrazzo per quella scritta ha chiesto al ministero dell’Interno di rendere illegittima la presentazione del nostro simbolo alle elezioni. Questo fa capire quanto il Popolo della Famiglia dia fastidio a certe organizzazioni lgbt che aspettano il prossimo anno scolastico per rubare soldi pubblici con i finti corsi contro il “bullismo omofobico”.

  • Co​sa potrebbe fare un Sindaco per riformare e rinnovare  i consultori?

Finanziare i Centri aiuto alla Vita, come ho già detto, è la nostra priorità. Un’amministrazione comunale guidata dal Popolo della Famiglia sarebbe caratterizzata dalla lotta senza quartiere alla piaga sociale dell’aborto, che in tempi di clamorosa denatalità rischia di piegare prima e far collassare poi l’intero sistema di welfare che diamo per scontato. Se non nascono rapidamente centinaia di migliaia di bambini, tutto crolla. Invece noi ci ostiniamo a ucciderne con l’aborto più di centomila ogni anno. E’ semplicemente sconsiderato.

  • Da Sindaco, solleverebbe obiezione di coscienza alla “celebrazione” dei matrimoni gay?

Il Popolo della Famiglia a Roma e in tutta Italia ha manifestato la propria intenzione di opporre obiezione di coscienza alla legge sulle unioni gay. La questurina Monica Cirinnà che fino a ieri faceva la libertaria e oggi gira facendo tintinnare le manette, ci ha già promesso “conseguenze civili e penali” per questa nostra scelta. Noi non abbiamo paura del carcere, come non abbiamo avuto paura in questi anni di subire migliaia di insulti e minacce ogni giorno della nostra vita. Siamo in battaglia. A noi la battaglia, a Dio la vittoria.

  • Per quale motivo bisogna votare per Mario Adinolfi, uno dei  candidati  che difficilmente andranno al ballottaggio? E come si schiererebbe Adinolfi nell’eventualità che si debba andare a scegliere tra Giachetti e Raggi? E tra Raggi e Meloni?

Il voto al Popolo della Famiglia è l’unico voto utile il 5 giugno. Una massiccia affermazione del Popolo della Famiglia è la sola risposta che i cittadini che hanno partecipato e sostenuto i Family Day hanno per far sentire alta la loro voce. Votare per i soliti partiti non modifica nulla. L’unico voto indigeribile dal sistema è quello al Popolo della Famiglia e per questo siamo quelli più insultati e più presi di mira sui social. Temono la nostra affermazione. Chi vuole far sentire il proprio no alla legge Cirinnà, chi vuole alzare una diga contro le ulteriori leggi che vogliono abbattere sulla società italiana a favore dei falsi miti di progresso, può solo votare Popolo della Famiglia. L’11 giugno poi ci riuniremo in assemblea nazionale a Roma per scegliere il da farsi sui ballottaggi. Siamo un movimento democratico e decidiamo tutti insieme.

Francesca Romana Poleggi


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