20/10/2015

Transgenderismo, la moda LGBT, e la realtà

Atteggiarsi a gay o lesbica comincia a essere “figo” e trasgressivo, tra gli adolescenti. Ma anche il transgenderismo sta diventando una moda.

Da questa moda, poi, i ragazzi non traggono alcun giovamento: anzi se incappano in qualche “cattivo maestro”, più grande, “a caccia di carne fresca”, rischiano di essere convinti che “quella è la loro vera natura”, e finiscono in un mondo in cui per ammissione dei suoi stessi membri, si vive spesso nel vizio, nella violenza e nella disperazione.

Quindi non dobbiamo farci ammansire dalle riviste, dai documentari, dalle fiction che presentano il transgenderismo, soprattutto dei bambini, come normale. Se non sono in mala fede, hanno dato il cervello all’ammasso, si sono prostrati alla moda del politicamente corretto senza se e senza ma.

Se, invece, si andasse ad approfondire e a cercare la verità senza paraocchi ideologici, ne guadagneremmo tutti, in pace e serenità. La società crescerebbe più sana e i ragazzi più sereni.

La disforia di genere è una malattia.

Se accompagnata da problemi genetici (cromosomi XXY, o altro) è rarissima (spesso comporta anche altri problemi genetici, a volte ritardo mentale, ecc.). Anche in questi casi, però, è possibile individuare il “sesso prevalente”: se c’è o non c’è la famosa “Y”...

Quindi, in natura, il genere neutro non esiste. Certo, talvolta la natura “fa cilecca” e nascono persone con problemi genetici, anche gravi, e attributi sessuali ambigui. Ripetiamo: sono rari, vanno curati – se necessario operati – ma si tratta di patologie fisiche.

Transgenderismo_Angelina_Jolie_eugenetica_transumanesimoQuando non sia una vera e propria patologia fisica, quindi, quando si tratta di un problema solo psicologico di “rifiuto del proprio corpo”, laddove una disforia di genere si manifesti nell’infanzia, nel 90% dei casi rientra da sé, con la crescita. Ma normalmente i ragazzini – che al sesso ci pensano proprio poco, e alle perversioni non ci pensano per niente, se non li corrompiamo noi adulti – giocando si travestono, inventano, “recitano”: se a una bambina piace fare Batman, o Zorro, o il cavaliere senza macchia e senza paura, non vuol dire che soffre di disforia di genere.

In casi in cui si riscontrasse un serio disturbo di identità, i genitori (se presenti non solo fisicamente, ma con la mente e il cuore) naturalmente mostreranno di apprezzare molto i propri figli e di amarli così come sono. E spontaneamente – e senza far tragedie – sottolineeranno che apprezzano molto la loro mascolinità o femminilità. E qui gioca un ruolo ESSENZIALE la presenza di un genitore maschio e una femmina (!).
Se nonostante questo la disforia persistesse dopo lo sviluppo (che deve essere naturale), allora il medico può intervenire.

Si potrebbe leggere, per esempio, Paper Genders di Walt Heyer: l’ex transessuale, ora votato all’aiuto e al sostegno delle persone con la disforia di genere, spiega bene che questo disturbo è una sorta di depressione legata al proprio sesso: quando si presenta, chi vuole il vero bene della persona, gli cura la depressione, non lo indirizza nel tunnel degli ormoni e delle operazioni di chirurgia plastica genitale.
Perché cambiare davvero sesso non si può .

Oggi i giornali ci presentano le storie commoventi di madri che (mutatis mutandis) si comportano come i genitori di Bruce Reimer, perché non solo hanno incontrato il “dottor Money”della situazione, ma sono state influenzate da tutto il bombardamento mediatico che stiamo subendo su quanto sia bello e normale essere transgender (leggere sempre la storia di Walt Heyer, però: bisogna sentirla un’altra campana, o no?).

E magari la confusione sessuale in testa ai ragazzini l’hanno messa a scuola, a forza di fare “educazione alla parità di genere”...

Queste madri (come Angelina Jolie) stanno rovinando i propri figli. È come se a una persona anoressica che si vede grassa noi dicessimo: «È vero, mettiti a fare una cura dimagrante». Non ci vuole tanta scienza per capirlo, basterebbe il buon senso e un po’ di sano realismo.

Francesca Romana Poleggi

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