29/11/2016

Utero in affitto – Giro di vite in Cambogia

La Cambogia– una delle mete più a buon mercato del turismo procreativo, visto che è piena di donne povere –   ha reso illegale la ignobile pratica dell’utero in affitto.

Apprendiamo, ora, che alla legge sono seguiti i fatti.

Un’ infermiera australiana titolare di una clinica per la fertilità, Tammy Davis-Charles, 49, è stata arrestata dalla polizia cambogiana con l’accusa di traffico di esseri umani e falsificazione di documenti. Rischia una condanna a due anni.

Le accuse sono state portate contro la signora Davis-Charles dopo che le autorità hanno iniziato a monitorare la sua attività a Phnom-Penh, la Fertility Solutions PGD .

Chou Bun Eng, Segretario di Stato per il Ministero degli Interni, sta conducendo notevoli sforzi contro il traffico di esseri umani del paese e contro l’utero in affitto. Ha detto ai media che il business dell’utero in affitto è in crescita, ma viola il bambino, i suoi diritti e sfrutta le donne.

Le autorità hanno offerto l’amnistia agli australiani che hanno già stipulato il contratto di utero in affitto,  a condizione che rispettino i propri impegni finanziari nei confronti delle donne che sono ormai incinta: al momento dell’arresto della Davis-Charles ce n’erano 23 che lavorano per la clinica.

Messico, India, Nepal, Thailandia e Cambogia ora, hanno chiuso i battenti all’utero in affitto per gli stranieri.

Quale sarà la prossima destinazione per l’industria della maternità surrogata? A quanto pare sarà il Laos.

Già spuntano annunci su Internet che offrono bambini a metà prezzo rispetto a quelli che si possono comprare nelle cliniche degli Stati Uniti...

Una considerazione finale, rispetto a questa situazione.

Le donne povere, nei Paesi poveri, danno l’utero in affitto per bisogno di denaro. Perché per loro un paio di migliaia di dollari sono  sufficienti a cambiare vita.

Nei Paesi ricchi, come in America, esistono comunque donne povere e disposte a tutto per il bisogno di denaro. Ma molte donne sono indotte a dare l’utero in affitto principalmente perché la propaganda le convince che stanno compiendo un atto di solidarietà umana: consentono di avere un figlio a chi non può. Poi se ne pentono amaramente (come la Haether del nostro spot, nella foto). Ma lo sbaglio è loro: qualcuno potrebbe dire “dovevano pensarci prima“.

Occorre perciò riflettere sul valore pedagogico della legge (come faceva il buon vecchio Socrate). A far passare l’idea che “si aiuta” chi non ha figli, ha un ruolo determinante il fatto che la legge lo consenta. In più ci mette la capacità di certi “venditori” senza scrupoli di abbindolare i clienti, ed è facile per le persone “fragili” cadere nell’errore.

Per questo la legge deve vietare certe cose e deve punire chi induce le donne a farle: è un modo per tutelare, appunto, le persone fragili.

… Se no, le leggi a che servono?

Francesca Romana Poleggi

Fonte: Bioedge

 


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contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini

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