31/10/2016

Utero in affitto – ProVita è sulla breccia. E tu?

ProVita ha denunciato il mercimonio dell’utero in affitto già nel 2013, con il primo dei due numeri speciali della nostra Rivista, incentrati su questo tema.

La barbara pratica si diffonde sempre più spudoratamente. Alcuni Governi dell’Estremo Oriente stanno provando a porvi rimedio, le proteste internazionali (da ultimo anche quella dell’associazionismo lesbico si aggiunge a quello femminista) di fatto, però, sono inascoltate da quelle Autorità che non vogliono inimicarsi le potenti industrie cliniche, farmaceutiche e le lobby gay cui questo mercimonio conviene assai.

A Strasburgo, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ha respinto una proposta di legalizzazione e regolamentazione della maternità surrogata in tutti i 47 Stati membri (83 i no, contro 77 sì e 7 astenuti). Ora è necessario che l’ignobile pratica sia vietata in tutto il mondo, diventi un crimine internazionale. È questo l’unico modo per proteggere i diritti dei bambini​ comprati da una madre​ surrogata​: condannare, senza “se” e senza “ma”, questa ignobile pratica.

La legge 40 in Italia vieta l’utero in affitto in tutte le sue forme e ne vieta anche la pubblicità.

Ma nel nostro Paese la norma viene platealmente violata: la magistratura non considera le evidenti fattispecie di reato perfezionate all’estero (anche da illustri esponenti del mondo politico italiano). Inoltre, finora ha ignorato anche le nostre denunce, presentate a Roma e a Milano, contro le agenzie che sono state colte sul fatto da testimoni oculari e con prove registrate inoppugnabili, mentre organizzavano la compravendita dei bambini in locali di lusso.

ProVita, per sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità competenti, ha già tenuto due conferenze stampa in Senato, portando in Italia la testimonianza accorata di una madre surrogante pentita, Elisa Gomez. Dei danni alla salute – che possono arrivare anche a provocare la morte – per le donne che vendono gli ovociti non parla mai nessuno. Donne che, anche nei Paesi cosiddetti civili, vengono spesso ingannate e non informate degli effetti collaterali che comporta quella vendita che la neolingua si ostina a chiamare “donazione”.

In una di quelle conferenze, il Professor Pino Noia – ginecologo, docente di medicina prenatale al Policlinico Gemelli e Primario dell’Hospice Perinatale – ha illustrato dal punto di vista scientifico i danni che subiscono non solo le donne che si sottopongono alla iperstimolazione ovarica, necessaria per poter prelevare gli ovuli, ma anche le donne riceventi l’embrione prodotto in vitro e i bambini che eventualmente nasceranno (e ne nascono davvero pochi con la fecondazione artificiale: per 1 bambino in braccio ce ne sono 8 o 9 negli scarichi dei lavandini delle cliniche…). La pratica dell’utero in affitto, comunque, è gravemente lesiva non solo della salute delle donne e dei bambini, ma anche della loro dignità e dei loro diritti inviolabili.

ProVita ha lanciato una importante petizione alle Autorità, affinché applichino effettivamente la legge 40 che prevede fino a due anni di prigione e fino a un milione di euro di multa per chi commercializza gameti e organizza la surrogazione di maternità e ha lanciato un documentario esclusivo e di grande impatto interamente dedicato all’utero in affitto: Breeders, donne di seconda categoria (per informazioni www.provitaefamiglia.it).

È necessario che, vista la pigra connivenza delle Istituzioni, la società civile si mobiliti massivamente per tutelare gli interessi e la salute delle donne (povere) e dei bambini.

Noi siamo tutti, in qualche modo, socialmente responsabili nel far conoscere le gravi conseguenze – che i cultori della morte tengono nascoste – dell’utero in affitto e della compravendita di gameti che esso presuppone. E si badi bene: se la vendita di ovuli è molto pericolosa anche fisicamente, anche la vendita di sperma è una pratica connessa a problemi psicologici, che possono rivelarsi anche molto seri: sia per chi – a un certo punto – si rende conto di avere chissà quanti figli sparsi per il mondo, sia per chi diventa legalmente padre di un figlio che non è suo.

Forse qualcuno potrebbe dire che non sapeva di questi dati tecnico-scientifici, o potrebbe comunque ignorarli.

C’è una cosa però che nessuno può ignorare: nessuno può dire che “non sa” quanto sia crudele staccare un neonato dalla mamma. 

Nessuno può dire che comprare i bambini, privarli della madre e schiavizzare le donne è accettabile.

Non possiamo rimanere indifferenti a guardare la diffusione in Italia di questa ignobile pratica senza fare nulla.

Ognuno di noi è chiamato a dare il suo contributo: #STOPuteroinaffitto!

Toni Brandi

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