23/05/2015

Aborto tardivo: perché si fa? Perché è “terapeutico”?

Abbiamo visto la bella notizia proveniente dagli USA: pochi giorni fa alla Camera dei rappresentanti, è passato un disegno di legge che pone il divieto di aborto dopo le 20 settimane.

Anche se non pone un divieto assoluto all’aborto, questa proposta legislativa costituisce un’importante passo in avanti nella battaglia per la difesa della vita.

Naturalmente, gli attivisti pro-choice non l’hanno presa molto bene: infatti, con la faccia tosta che da sempre li contraddistingue, hanno definito questo disegno di legge come un qualcosa di “crudele” e “disgustoso” (ce ne parla LifeSiteNews ).

Ad essere “crudeli” e “disgustosi” quindi, non sarebbero le centinaia di migliaia di aborti eseguiti in tutta la nazione ogni anno, né la soppressione di bambini nati vivi a seguito di aborti tardivi falliti.

No. Secondo questi signori, “crudele” e “disgustoso” è questo disegno di legge perché permetterebbe la nascita di bambini affetti da una disabilità diagnosticata dopo la 20esima settimana.

Grazie ad esso, infatti, i bambini ai quali vengono diagnosticate – dalla 20esima settimana in poi – patologie come la sindrome di Down, la fibrosi cistica o la Trisomia 17, potrebbero avere la possibilità di vivere.

L’Associazione Americans United for Life, riferisce che la percentuale di aborti effettuati su bambini con diagnosi di disabilità è enorme.

Ma le persone “imperfette” hanno diritto di vivere?

Il dato più agghiacciante è che l’aborto non viene scelto solo per i bambini a cui vengono diagnosticate malattie che ne impediscono la sopravvivenza (come l’anencefalia).

Purtroppo, si ricorre ad esso anche per bambini che potrebbero vivere una vita relativamente lunga. Per esempio, molte persone con fibrosi cistica ora possono vivere bene fino ai 30 anni. E tuttavia, gli studi riportano che l’86,9 % dei bambini con diagnosi di fibrosi cistica sono stati uccisi, e tra questi il 66,6 % aveva una forma meno grave della malattia.

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Aidan Peterson, con i genitori. Ha scampato l’aborto: aveva il labbro leporino. Alla mamma incinta era stato prospettato l’aborto

Dei bambini con sindrome di Down abbiamo più volte parlato. La percentuale di aborti in questo caso è elevatissima, arrivando anche al 98%. È un dato impressionante soprattutto se si pensa che queste sono persone che possono avere una vita più che dignitosa: possono accedere all’istruzione, lavorare e persino sposarsi o vivere in modo autonomo.

Naturalmente, né le abilità, né la lunghezza della vita, determinano il valore della vita stessa. Un bambino con anencefalia merita di vivere così come un bambino con sindrome di Down. Anche una vita di pochi minuti è degna di essere vissuta (e le testimonianze non mancano).

Tuttavia, la cultura mortifera neo malthusiana ed eugenetista oggi imperante pretende che l’aborto venga usato come strumento di “selezione”: niente di diverso da quello che facevano i nazisti.

A ciò si aggiungano gli innumerevoli casi di diagnosi errate, che portano all’uccisione di bambini con malattie molto meno gravi di quanto inizialmente diagnosticato o addirittura di bambini sanissimi.

Bludental

Il punto è semplice: se si considera “crudele” o “disgustoso” salvare le vite di bambini affetti da una disabilità, beh allora siamo fieri di ritenerci crudeli e disgustosi.

Laura Bencetti

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