25/12/2014

Bambine modelle

È capitato a tutti mille volte, sfogliando una rivista o camminando per strada, di imbattersi in pubblicità avente come soggetti bambini e bambine. Si può dire che oramai viene percepita come una cosa normale, sulla quale non è possibile sindacare.

Eppure questo fenomeno meriterebbe di essere analizzato con maggiore attenzione, soprattutto per quanto riguarda le pubblicità di vestiti o di intimo che ritraggono bambine o ragazzine, perché rivela un modo di concepire la donna assolutamente degradante per entrambi i sessi, maschile e femminile.

Il messaggio che viene veicolato è infatti quello che la donna, fin dalla più tenera età, deve sedurre l’uomo esibendo il proprio corpo con malizia e rendendosi oggetto di desiderio, in una logica viziosa e ipersessualizzata, che privilegia le sensazioni carnali e l’apparenza esteriore anziché le peculiari virtù interiori – oggi spesso negate – dell’essere femminile, legate alla capacità di amare e accogliere l’altro con spirito oblativo e materno.

Tuttavia il mondo della pubblicità altro non è altro che la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più vasto e sconcertante: i concorsi di bellezza per bambine. Per avere uno spaccato di questo fenomeno è sufficiente guardare qualche spezzone di “Little Miss America”, un reality di grande successo approdato in Italia su Real Time nel 2011.

Il programma vede come protagoniste bambine dai due/tre anni in su e mostra tutti i retroscena legati ai beauty child pageant, che negli Stati Uniti ‘vantano’ circa 25.000 appuntamenti l’anno e fruttano milioni di dollari. Le piccole modelle, spesso vittime del desiderio di rivincita delle loro madri, vengono truccate, pettinate e vestite come donne adulte per poi essere incitate a esibirsi e pavoneggiarsi – svendendo la propria innocenza – davanti ai giudici del concorso.

Fenomeni come questo dovrebbero lasciare tutti inorriditi, soprattutto perché coinvolgono bambine in un’età nella quale l’unica cosa che dovrebbe fare sarebbe quella di giocare e divertirsi in serenità con i propri coetanei. E infatti sono per fortuna in molti, appartenenti a correnti di pensiero talvolta anche opposte, ad aver denunciato questo fenomeno. Ad esempio il sito “Un altro genere di comunicazione” – di certo non tacciabile di essere omofobo o di puzzare di sacrestia! – in un articolo dal titolo “No alle mini-miss: concorsi vietati, proteggiamo le bambine” rileva come i concorsi di bellezza che hanno per protagoniste delle bambine siano dannosi per motivi innanzitutto razionali. In primo luogo, in quanto espongono le piccole miss all’attenzione dei pedofili. In seconda istanza perché “limitano il naturale sviluppo della persona proprio nella più delicata fase di crescita. Una bimba ossessionata dalla propria bellezza e dalla competizione con le altre, sarà una bambina disturbata per sempre. Una bambina cui non è stato insegnato come valorizzare né sviluppare le proprie qualità intellettive, che sarà per sempre oppressa dagli standard di bellezza imposti dalla società e dall’economia capitalista credendosi una bambola-oggetto capace solo di mostrarsi muta ad un pubblico che la giudica per il suo aspetto”. Infine perché le piccole vengono rese bambine-oggetto sfruttate economicamente e costrette a conformarsi a un’idea dell’essere donna svilente rispetto alla vera natura femminile.

Di fronte a questo fenomeno, rivelatore dello stato di degrado in cui versa la nostra società, occorre ribellarsi. In primo luogo vietando per legge i concorsi di bellezza per minorenni. In un secondo momento tornando a valorizzare la ricchezza della natura femminile e di quella maschile, che va ben oltre l’esteriorità e l’asservimento agli istinti più bassi. La nostra società ha urgente bisogno di persone veramente adulte, coscienti del loro essere uomini e donne e in grado di spendersi per educare e tutelare i bambini. Se questo passaggio non avverrà nel breve periodo tra pochi anni ci troveremo con adulti (i bambini di oggi) privi di qualsivoglia indicazione e quindi disposti ad accettare la pedofilia, la pornografia infantile e chissà cos’altro…

Giulia Tanel

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