16/07/2013

Come si risponde al 14 luglio?

Il 14 luglio la Francia di Hollande commemora la sua “festa nazionale”. Chi non è più giovanissimo, ricorderà bene i festeggiamenti per il bicentenario della Rivoluzione Francese. C’era ancora Mitterand, e fu uno sproloquio continuo (e non solo in Francia, anche all’estero, e in primis in Italia, ovviamente) di diritti dell’uomo, liberté, egalité, fraternité, république, laïcité, e tutto il solito trito e ritrito vocabolario rivoluzionario. Ma era ormai un Mitterand un po’ “spompato”… inoltre si stavano per vivere i giorni convulsi del crollo del comunismo, il declino inaspettato del “sol dell’avvenire”, mentre negli USA Bush padre proseguiva a suo modo la politica di Reagan e in Gran Bretagna dominava ancora la Thatcher. Così, in fin dei conti, il bicentenario fu al dunque meno caloroso e vissuto di quello che ci si sarebbe potuto aspettare.

Non solo: il mondo stava per cambiare, ma non si capiva ancora come: di quali diritti ci si doveva vantare ora? Quelli degli operai non erano più di moda. La droga ormai non poteva ingannare più nessuno. L’aborto era conquistato. Al contrario, quelle che sarebbero state le bandiere del neo-illuminismo degli anni 90 e inizio millennio, ancora non sventolavano, almeno non nel grande pubblico e nei media, come oggi accade: l’immigrazionismo era solo agli inizi, l’omosessualismo un vago concetto; e in quanto all’animalismo, alla bestialità, alla pedofilia e all’incesto, era troppo presto.

Ma, dopo quasi un quarto di secolo, tutto è cambiato. L’immigrazionismo è ormai acquisito, come lo era l’aborto nel 1989; l’omosessualismo non è più novità avanguardista, bensì vero e proprio campo di battaglia quotidiano; bestialità, pedofilia, incesto, sono i nuovi diritti del neoilluminismo, di cui la UE è il contenitore per eccellenza, e di cui oggi, la Francia, è più che mai portavoce, come 24 anni fa, come 224 anni fa.

Hollande, sebbene non abbia affatto il suo carisma, è molto peggio di Mitterand, sia personalmente (Mitterand era uno scaltro più che un ideologo) che ideologicamente: il suo è il governo che ha ricominciato a mettere in galera cittadini con pieni diritti civili per la sola esposizione di idee politiche avverse al regime (il giovane Nicolas è stato imprigionato per avere indossato una maglietta prolife); è il governo che costringe un sindaco alle dimissioni per essersi rifiutato di celebrare un “matrimonio” omosessuale (e speriamo che non finisca in galera anche lui); è il governo che ha ricominciato, tramite un suo ministro, a dichiarare che il male supremo dell’umanità è il Cristianesimo, con il quale non può esservi vera libertà, mentre è tempo di ripristinare il culto dell’Ente supremo; è il governo che ha appena dichiarato essere reato citare la parola “razza”…

Ho usato il termine “ricominciato” non casualmente. Quanto sta accadendo è tutto un “déjà vu”. Già visto, 220 anni or sono. Perfino la terminologia è la stessa: “ente supremo”, cristianesimo come “male supremo dell’umanità”, ecc. Identico è il meccanismo giuridico con cui si eliminano i “nemici del progresso”: quello dei diritti dell’uomo, la più grande trappola inventata dalla Rivoluzione anticristiana e antinaturale, in quanto ammantata dello zucchero al veleno dell’ambiguità dell’espressione. Contestare l’omosessualismo oggi, come la bestialità, la pedofilia “pacifica” o l’incesto domani, vuol dire ledere i diritti altrui. Poco importa che anche la contestazione è un diritto: questo vale solo quando a contestare sono i nemici del Cristianesimo, non i cristiani. Perché la dottrina illuministica dei diritti dell’Uomo si è alla fine sempre rivelata come il trionfo della legge del più forte. Del diritto del più forte. Di colui che sa fare le rivoluzioni, non le chiacchiere buoniste e tolleranti.

La Francia del 14 luglio del 2013 è la stessa Francia del 14 luglio del 1789, o del 1793. Non c’è da illudersi: troveranno una nuova ghigliottina per eliminare tutti i nemici del progresso, i “nemici della Rivoluzione”, i “controrivoluzionari”. E lo faranno tramite la magistratura, esattamente come avvenne nel 1793, con la “legge sui sospetti” e l’istituzione del “tribunale rivoluzionario”, gli strumenti utilizzati dal giacobinismo e dal suo uomo forte per imporre alla Francia il più terribile totalitarismo e terrorismo fino ad allora mai visto, che ha procurato la guerra civile al Paese, la fine della vera libertà e 500.000 morti, di cui 300.000 nella sola regione della Vandea, e quindi anche il primo genocidio della storia umana.

Possiamo dire che oggi veramente la Francia festeggia il suo 14 luglio, forse come mai lo aveva festeggiato in precedenza. È la Francia figlia di Voltaire, dell’Éncyclopedie, di Rousseau, Diderot, d’Alambert, La Mettrie, Condillac, Helvetius, ecc. La Francia figlia di Marat, Desmoulins, Danton, Robespierre, Saint-Just e tutto il resto. È la Francia della ghigliottina, che taglia la gola a chi dissente, a chi obbietta (che sia sindaco, medico, infermiere, prete, ecc.), a chi non si adegua. E che sta cercando il suo Napoleone per imporre la sua nuova rivoluzione, in tutta Europa, e in primis in Italia.

Con una grande differenza però: due secoli or sono, Napoleone incontrò la resistenza invalicabile anzitutto della Chiesa, quindi di tutti gli Stati monarchici e cristiani europei, e soprattutto quella delle popolazioni, che insorsero in armi contro i suoi eserciti e le loro idee sovversive, e anzitutto e soprattutto in Italia (gli insorgenti); oggi, non vi sono più monarchie cristiane pronte a difendersi, ma vi è l’Unione Europea, che avalla e aggrava quanto avviene in Francia in ogni modo possibile; non vi sono più insorgenti, e tanto meno ecclesiastici pronti a alla resistenza in nome della Fede e del diritto naturale, pronti a rischiare tutto e a mettersi alla guida delle popolazioni per difendere i diritti di Dio anziché quelli degli uomini; oggi non v’è più nessuno, in nessun campo, pronto alla resistenza.

Oggi vi sono solo uomini e donne semplici, ma di fede, sparsi ovunque, disorganizzati, quasi sempre ostacolati dai loro stessi preti e parroci, dai loro stessi movimenti, giornali, intellettuali, cattolici; eppure, pronti alla lotta. Sono un po’ ovunque, ma direi specialmente in Italia e nella stessa Francia, oggi come allora: Insorgenza e Vandea.

Questi devono essere i giorni di una nuova Vandea e di una nuova Insorgenza cattolica: non armate o violente, ma ancor più ferme e decise nella difesa della civiltà. Non più guidate da ecclesiastici – quasi sempre in tutt’altre faccende affaccendati o rintanati tremebondi nelle loro stanze, quando non complici del neo-illuminismo – o da aristocratici uccisi nella loro dignità dalla “moda” e dalla bella vita, ma partecipate da decine di migliaia, forse centinaia di migliaia di cattolici laici (compresi alcuni aristocratici degni della loro nascita e della loro stirpe, che pur non mancano) e anche da quei pochi ecclesiastici che non vengono meno al loro dovere di stato e al loro ruolo di guide, i quali, tutti insieme, dovranno – ora, non domani – lottare in difesa della civiltà cristiana, della Chiesa, del diritto naturale (l’unico diritto esistente e cogente moralmente), della famiglia naturale (l’unica famiglia possibile) e della libertà di ogni uomo.

La scelta che si impone è tra il 14 luglio e la Contro-rivoluzione; tra la ghigliottina e il Terrore totalitario da un lato, e la libertà e la natura dall’altro, tra l’Ente supremo e la Ss.ma Trinità, tra la società dei diritti dell’omosessualismo, animalismo, bestialità, pedofilismo, incesto da un lato e la società del trionfo del Cuore Immacolato di Maria dall’altro; tra il trionfo del piano massonico di rovesciamento mondiale del bene a danno definitivo di ogni uomo in nome dei diritti dell’uomo e il trionfo della Regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, unico vero difensore di ogni sua creatura, non per presunti diritti , ma in nome di un’infinita carità.

Vivere nel mondo del 14 luglio è ben peggio che finire in bocca ai leoni o sotto una ghigliottina. Tutti i santi, martiri ed eroi della nostra fede ce lo insegnano: seppero dare la loro vita per non accettare molto ma molto meno di quanto la Rivoluzione prospetta oggi.

Oggi più che mai sono i giorni della scelta. E dell’azione. Un’azione pacifica e legale, ma costante e crescente, che coinvolga la forza e l’impegno di tutti gli uomini di buona volontà. Come seppero fare 220 anni fa i cattolici della Vandea e gli insorgenti nostri antenati.

Prepariamoci spiritualmente, moralmente, intellettualmente e concretamente. L’azione, poi, con l’aiuto della Vergine Maria e di San Michele Arcangelo, verrà e sarà dirompente, se sapremo rispondere con coraggio alla Grazia.

di Massimo Viglione

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