01/09/2014

Contro l’aborto – Vinceranno i nostri figli!

Potrebbe impressionare l’avanzata del movimento pro aborto in tutto l’Occidente dagli anni ’60 fino ad oggi. E tuttavia i pro-life dovrebbero essere certi della vittoria. I cristiani sanno che possono confidare nelle promesse di Colui che disse “Io ho vinto il mondo!”. Siamo fermamente convinti che la verità è destinata a trionfare sull’errore. Ma un ulteriore motivo ci sostiene nella battaglia: la vittoria demografica.

Due sociologi della Northwestern University, Alex Kevern e Jeremy Freese hanno pubblicato un interessante studio sul Social Science Research Network lo scorso 7 luglio. Lo studio, condotto sulla popolazione americana e intitolato Differenziale di fertilità come fattore determinante della tendenza dell’opinione pubblica in merito all’ aborto negli Stati Unitisi propone di mostrare come i pro-life statunitensi siano destinati a crescere più rapidamente che i sostenitori dell’ aborto , anche perché fanno più figli. I ricercatori giungono alla conclusione che la differenza nei tassi di fertilità tra i pro-life e i pro-choice (rectius: i pro-morte) sia un fattore importante nell’evoluzione globale dell’atteggiamento della popolazione americana nei confronti dell’ aborto .

I sostenitori dell’ aborto hanno conosciuto un periodo di crescita dopo gli eventi legati alla “Roe vs. Wade” (1973): si trattò di un forte cambiamento culturale, legato anche agli effetti della rivoluzione sessuale. Tuttavia la tendenza sembra essersi già invertita. Analizzando i dati GSS (General Social Survey) su 34 anni (1977-2010) gli studiosi hanno rilevato che i pro-life hanno avuto mediamente un numero di bambini più alto del 27% rispetto agli abortisti. Gli atteggiamenti pro-choice sono inversamente correlati alla grandezza del nucleo familiare. Inoltre si evidenzia come molte credenze e posizioni politiche siano caratterizzate da una forte tendenza alla conservazione intergenerazionale: i figli, cioè, tendono a mantenere gli ideali dei loro genitori. Questo succede tendenzialmente, ad esempio, con le convinzioni religiose. Altri studi citati dai ricercatori indicano che la stessa tendenza si applica agli atteggiamenti nei confronti dell’ aborto , in particolare all’atteggiamento pro-life. Tutto ciò contribuisce a spiegare la crescita del fronte pro-life. D’altra parte, i sondaggi della Rasmussen Reports confermano che in pochi anni la percentuale degli elettori statunitensi che si considerano pro-life è passata dal 43% al 48%.

 

Certamente ci potrebbero essere altri fattori che contribuiscono alla rapida crescita del fronte pro-life americano (un cambiamento culturale di segno opposto a quello degli anni ’70 è forse in atto; gli argomenti dei pro-life sono forse più convincenti; i pro-life sono sempre meglio organizzati; ecc.). Tuttavia l’analisi di Alex Kevern e Jeremy Freese mostra come “se non ci fosse una differenza nella fertilità tra individui pro-choice e pro-life, la popolazione sarebbe del 5% più pro-choice … e questo calcolo rappresenta probabilmente una stima per difetto del reale effetto della fertilità. Il numero di persone che assumono una posizione dipende spesso dalla “frequenza”, e ciò significa che la proporzione sulla popolazione totale di quelli che già si identificano in una posizione può “attrarre” un maggior numero di individui verso quella posizione”. Insomma, oltre all’effetto della crescita demografica, che può diventare esponenziale con il moltiplicarsi delle generazioni, si aggiunge l’effetto di “attrazione” culturale, per cui un movimento in rapida crescita attira sempre più seguaci.

In questo senso, la cultura abortista si potrebbe definire come autodistruttiva: tende a soffocare la diffusione dei suoi stessi sostenitori. Invece la cultura “pro-vita” innesca un circolo virtuoso: la vita genera vita. Del resto, nulla di più logico: può forse la popolazione di coloro che piegano la sessualità a fini edonistici, che evitano di procreare ricorrendo a mezzi contraccettivi, e, nel caso questi ultimi fallissero, sono pronti ad abortire il “prodotto del concepimento”, può forse questa popolazione crescere più in fretta di quella che si apre alla vita, che accoglie il bambino come un dono, che considera come una delle sue glorie la famiglia numerosa? La prima popolazione, non nel breve periodo, ma sì nel lungo, e certamente nel lunghissimo periodo, è destinata ad estinguersi. La seconda è destinata a moltiplicarsi e a possedere la terra. I nostri figli saranno la più bella ricompensa della nostra lotta. Il loro sguardo ci dà la certezza che non abbiamo combattuto invano: se non avremo vinto noi, avremo almeno regalato loro la vittoria.

Alessandro Fiore

 

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