17/08/2015

Educazione sessuale e sessualizzazione precoce: persone come animali

Mai come in questi ultimi anni, si sta assistendo ad una forte spinta all’educazione sessuale dell’infanzia, verso la emancipazione e la “conoscenza sessuale”.

Il “68” si ricorderà certamente per le lotte studentesche e sindacali, ma la vera rivoluzione si ebbe nella sfera della morale sessuale.

Da lì iniziarono grandi cambiamenti nei costumi sessuali, con una notevole spinta verso il femminismo militante, la disinvoltura nel trattare argomenti fino ad allora “scabrosi” come l’uso dei contraccettivi, l’orgasmo femminile, il nudo integrale nei film e negli happening musicali (Isola di White, Woostock, etc.) ed una diversa sensibilità nel trattare l’omosessualità, prima relegata fra le patologie mentali e poi dopo esclusa dal DSM  (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders).

Se quarant’anni fa ci si indirizzava ad una certa fascia di età, quella della adolescenza, oggi si tende a coinvolgere bambini molto piccoli, fin dai primissimi anni di vita, con una aggravante rispetto al passato, l’intenzione di estromettere la famiglia, delegando questa operazione interamente alla scuola attraverso degli educatori (quindi figure estranee che non rientrano fra le conoscenze abituali dei bambini).

In una intervista raccolta dall’Archivio Storico Luce alla fine degli anni sessanta, una ragazza intervistata all’uscita del cinema dove si proiettava il famoso film svedese “Helga”, che voleva essere una prima esperienza divulgativa di massa sulla educazione sessuale, dava una risposta a mio avviso molto matura e pertinente: “Tutte le cose che ho visto nel film sono rappresentate in maniera nozionistica e distaccata e non hanno aumentato le mie conoscenze in materia”. L’intervistatore incuriosito chiede il perché (forse aspettandosi che la ragazza riferisse di esperienze personali sessuali). Lei invece dà una risposta molto appropriata: “Perché ho una madre molto intelligente che con delicatezza mi ha spiegato tutto”.

Nel 1968, in piena rivoluzione sessuale oltre che di contestazione generale, questa ragazza ci dà la chiave di lettura di come un aspetto educativo così delicato come quello della sessualità, possa essere affrontato adeguatamente soprattutto in un ambiente “protetto” come quello della famiglia, con la madre, con il padre, figure che sopra a tutti conoscono la sensibilità dei propri figli.

Anzi, come detto all’inizio, si sta assistendo ad una spinta in questo senso, attraverso un ossessivo utilizzo di immagini e riferimenti con forte valenza sessuale che coinvolgono adulti, adolescenti e anche bambini nelle pubblicità, nella letteratura, nella filmografia, nelle riviste.

Se un tempo esistevano le fasce protette televisive oggi si assiste alla imposizione inadeguata di temi e immagini sessuali adulte in una fase dell’evoluzione tali che possano compromettere lo sviluppo psicologico del bambino[1].

Il grido di allarme arriva da più parti nel mondo come evidenzia il Forum delle donne Australiane (http://www.womensforumaustralia.com/ ) in un suo articolo  pubblicato il 12 maggio di quest’anno dal titolo “Premature sexualisation of Children”.

I bambini sono interessati al proprio corpo, provano sensazioni sessuali e riconoscono modelli emergenti di sessualità. “La sessualità infantile fa parte di un processo di sviluppo naturale. Tuttavia, c’è una chiara distinzione tra la sessualità dell’adulto e quella del bambino. L’eccessiva eccitazione sessuale dei bambini o il loro coinvolgimento in immagini sessuali tra adulti e il loro comportamento sessuale può risultare in problemi di sviluppo e generare confusione e ansietà”[2]. Bambini e adolescenti, infatti, non hanno la stessa capacità degli adulti di prendere decisioni informate ed esercitare giudizi appropriati.

Tra i 6 e 10 anni i bambini imparano a pensare per immagini e sono incapaci di interpretare in maniera appropriata certe situazioni[3]. I ricercatori hanno trovato che bambini con l’idea che la TV fosse realistica, erano molto più influenzabili da essa ed erano spinti ad essere più permissivi verso il sesso[4].

Uno studio pubblicato dalla Task Force dell’American Psycologic Association (APA) sulla sessualizzazione delle femmine ha mostrato che immagini sessuali imposte ai bambini ed adolescenti attraverso i media e la cultura popolare sono associati a una serie di problemi di salute. Questi includono: disordine alimentare, ansietà aumentata, disistima di se stessi e problemi legati all’immagine del corpo; e danni allo sviluppo della propria percezione sessuale fino ad un aumento del rischio di sfruttamento della prostituzione, di violenza e di forme di pornografia non desiderate[5].

Il problema della pornografia si è fatto sempre più pressante in questi ultimi anni.

Si calcola che il 30 % dei consumatori siano adolescenti, anche a causa di una massiva diffusione attraverso internet e questo fa la differenza fra la letteratura ed il cinema erotico degli anni 70-80 e le immagini, spesso associate a violenza nei confronti delle donne, che sono a disposizione di un pubblico anche infantile.

Ciò che caratterizza la odierna pornografia è mostrare delle parti del corpo; non vi è storia fra i personaggi, i visi spariscono per lasciare posto a delle estremità del corpo. La sessualità viene ridotta al suo aspetto genitale e meccanico, la persona è “sfruttata” al fine di ottenere il massimo del piacere. Si esce da una visione relazionale per poi concepire la sessualità nei suoi aspetti meccanici e tecnici, ponendola in una corsa alla performance sessuale al fine di ottenere il massimo del piacere.

Corpo, emozioni ed intelletto vengono smembrate e separate; nella neolingua postmoderna non si dice più “fare all’amore” ma “fare sesso”, senza considerare che qualsiasi atto che riguarda la sfera più intima del vivere umano avranno comunque un impatto emozionale buono o cattivo che sia, anche definitivo, quanto più immaturo sarà quel soggetto ed in grado di condizionare future esperienze.

La sessuologa francese Therese Hargot  sottolinea la relazione che sussiste fra pornografia e prostituzione, in quanto trasforma in oggetto di piacere il corpo della donna, e questo può giustificarne un costo.

La curiosità sessuale non è un fenomeno nuovo, è sempre esistita, ma una educazione che non tenga conto della componente affettiva, può, come le statistiche ci riferiscono, scadere in un problema di salute pubblica, in una fascia di età molto sensibile e a rischio.

Molti specialisti sono concordi nel sottolineare che una cultura imbevuta di sesso, facilmente accessibile al mondo dell’infanzia,  stia presentando un conto salato al benessere emozionale, psicologico e fisico dei bambini e dei ragazzi.

In questa situazione, di sessualizzazione precoce dell’infanzia, con un mondo degli adulti che coinvolge senza filtri, (leggevo della commercializzazione di una tutina con lo slogan “Papino voleva solo un po’ di sesso orale”, in vendita in una pagina di t shirt nel comune sito di commercio al dettaglio Amazon.com.!), quanto possono essere utili gli Standard per l’Educazione Sessuale in Europa (prodotti dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e commissionati alla BZgA)?

Questo documento vuole essere un “primo passo” in questa direzione e “contribuire a introdurre l’educazione sessuale olistica”, che significa fornire a bambine/i e a ragazze/i “informazioni imparziali e scientificamente corrette su tutti gli aspetti della sessualità”, evitando di terrorizzarli con i potenziali rischi e favorendo, piuttosto, un sentimento che li porti a vivere la sessualità e le relazioni di coppia “in modo appagante e allo stesso tempo responsabile”.

Tutto questo ha delle potenzialità educative apprezzabili, ma mostra di voler trasferire dalla famiglia alle istituzioni il ruolo educativo principale, introducendo concetti come l’autoerotismo, la contraccezione, l’aborto, che hanno delle implicazioni morali diverse a seconda della cultura, della religione, della etnia.

Questo documento rischia in sintesi di omologare ed omogeneizzare i comportamenti appiattendo le differenze, che a mio parere sono invece una risorsa.

Se l’aspetto culturale riveste una sua importanza, non è da meno la sensibilità personale.

Ogni bambino, dalla sua nascita all’adolescenza, ha un percorso maturativo personale, fatto di relazioni soprattutto con i propri familiari, soprattutto il papà e la mamma, ed ha i suoi tempi personali di maturazione, differente fra maschio e femmina, non solo psicologica ma anche biologica.

Pudore, intimità, privacy  sono sentimenti che necessitano rispetto, e atteggiamenti individualizzati soggetto per soggetto. Pensare di superarli imponendo esercizi, nozioni, addestramento come fosse l’insegnamento delle tabelline o il primo canto del Paradiso di Dante, lo ritengo una forzatura se non in certi casi una violenza.

E’ vero che nel documento si parla più volte di collaborazione con i genitori, di rispetto della maturazione dei minori, anche di sensibilità verso le morale religiosa, ma tutto questo sembra solo marginale, e di difficile attuazione se poi andiamo ad analizzare nello specifico passo passo il documento e come esso dovrebbe essere attuato.

Quello che invece emerge a chiare note è l’infarcitura ideologica della teoria del gender all’interno del documento, e una eccessiva focalizzazione dell’aspetto genitale e contraccettivo a scapito di quello affettivo.

Nessuno nega che la sessualità sia un aspetto importante della vita dell’uomo, ma quando diventa argomento d’insegnamento, con tutta una serie di specifiche molto dettagliate per affrontarlo, con notizie e nozioni a mio parere molto ridondanti rispetto all’età dei minori il rischio che ne consegue è creare in loro un atteggiamento di onnipotenza, di “tutto è lecito”. Dobbiamo essere consci che in questa fase della vita, dove tutto viene immagazzinato come esperienza, ancora non si possiedono però gli strumenti per dominare le nozioni apprese, per discriminare il lecito dall’illecito, il possibile dall’impossibile, e prendere la decisione giusta: se so tutto sul sesso dalla A alla Z perché non metterlo in pratica? Se la sessualità è una cosa bella da praticare a tutte le età, che limite mi pongo io bambina o bambino, che dalla mattina alla sera sono esposta in televisione, nei libri, al cinema, sui social network ed ora anche a scuola ad immagini, letture, conoscenze?

Nei paesi occidentali soprattutto nel Nord Europa, si è assistito in questi ultimi anni ad un abbassamento vertiginoso dell’età del primo rapporto sessuale, e ad un contestuale aumento sia delle malattie a trasmissione sessuale, che di gravidanze indesiderate.

A dispetto del pensiero comune post sessantottino, che vede la rivoluzione sessuale come un atto di liberazione dalla morale, e che vorrebbe tutti gli adolescenti attratti morbosamente dal sesso, sono vari gli studi che mostrano oggi fra gli adolescenti una controtendenza.

Fra questi uno pubblicato su una rivista americana dedicata ai giovani, riferisce che il 66% dei giovani preferisce avere una fidanzata stabile piuttosto che avere rapporti sessuali, il 75% dei ragazzi afferma che preferirebbe aspettare e perdere la verginità con qualcuno che ama davvero mentre il 73% dei ragazzi dice di avere più rispetto per le ragazze che dicono di no al sesso e una buona percentuale (il 56%) di essere “sollevato” quando le loro ragazze vogliono aspettare per avere rapporti sessuali.

Per concludere ritengo che da alcuni anni vi sia in atto una eccessiva campagna di sessualizzazione della società che vede molto esposta l’età evolutiva (dai più piccoli ai più grandi) ed in particolar modo il sesso femminile.

Non è sviluppando le conoscenze tecnico-scientifiche o implementando corsi dettagliati di educazione sessuale fin dai primissimi anni di vita, che si aiutano i minori a crescere e ad affrontare in maniera più consapevole il tema sessualità.

E’ invece molto importante un’educazione alla persona nella quale siano sviluppati i temi della consapevolezza, dell’autonomia, della volontà, caratteristiche umane che rendono il bambino/adolescente in grado di affrontare queste tematiche, e non solo questi, con più discernimento; da questo deriverà la capacità di dominare gli impulsi, di dire di no, di saper far  fronte al desiderio di saper aspettare.

Bludental

Oltre a ciò diventa indispensabile il concetto che sessualità ed affettività sono facce di una stessa medaglia, strettamente connesse fra loro, l’una non esiste senza l’altra, e che l’atto sessuale è ordinato al dono di sé e non al piacere egoistico della soddisfazione personale.

Il filosofo Roger Scruton dice: «Siamo vittime di un’ideologia che vuole ricostruire la sessualità senza legami con l’ordine naturale. Oggi si dà per scontato che le sole questioni morali che circondano l’atto sessuale siano quelle del consenso e della ‘sicurezza’. Per dirla con Foucalt, si è “problematicizzato” il sesso. Il gesto sessuale è ridotto a funzione corporale emancipata dalla moralità. L’educazione sessuale a scuola cerca di cancellare le differenze fra noi e gli animali, rimuovendo concetti come il proibito, il pericoloso o il sacro. L’iniziazione sessuale significa superare queste emozioni ‘negative’ e godere del ‘buon sesso’. Abbiamo incoraggiato i figli a un interesse depersonalizzato alla sessualità».

Un’educazione di massa, affidata in toto ad esperti, come vorrebbe l’Organizzazione Mondiale della Sanità, con una forte impronta a separare la genitalità dalla affettività, il piacere dal sentimento, e a seguire i concetti dell’indifferentismo sessuale che sta alla base degli studi e della teoria gender può solo creare false aspettative oltre a debolezza e incertezza in chi deve, invece, crearsi una struttura ed una identità solida.

I genitori invece, idoneamente preparati sull’argomento attraverso corsi specifici, conoscendo il grado di maturazione e la sensibilità dei propri figli, sono in grado di affrontare temi così delicati creando un ambiente più empatico e personalizzato, mantenendo inoltre quella cultura etica e morale che contraddistingue la cultura di quella singola famiglia, valore aggiunto per qualsiasi società.

Giovanni Bonini

Note

[1] i Newman L, ‘The psychological and developmental impact of sexualisation on children, in. Melinda Tankard Reist (2009), Getting Real: Challenging the Sexualisation of Girls, Australia: Spinifex Press, p. 76.
[2] i Newman L, ‘The psychological and developmental impact of sexualisation on children, in. Melinda Tankard Reist (2009), Getting Real: Challenging the Sexualisation of Girls, Australia: Spinifex Press, p. 78.
[3] Princi, R (2009), Too sexy, too early! Children and the Sexualised Media: Risks, Reviews and Regulation Conference, 04/08/09.
[4] Taylor LD (2005), ‘Effects of visual and verbal sexual television content and perceived realism on attitudes and beliefs,’ The Journal of Sex Research, May 42(2): 130-137.
[5] American Psychological Association, Task Force on the Sexualisation of Girls (2007), Report of the APA Task Force on the Sexualisation of Girls, Washington, DC: American Psychological Association.
 

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