05/10/2014

Eutanasia a 75 anni? Converrebbe...

I fautori dell’ eutanasia e del suicidio assistito si pregiano a volte d’essere altruisti, altre d’essere razionalmente ed economicamente coerenti: in altre parole, dato che i vecchi soffrono e se non soffrono – comunque – costano, sarà ragionevole consentirgli il suicidio assistito (un domani, magari farli fuori anche senza il loro consenso, perché no?).

Il professor Enzo Pennetta ci mette a conoscenza, sul suo blog, dell’autorevole opinione di Ezekiel Jonathan Emanuel, esperto di bioetica ed ex consulente di Obama: non vuole vivere più di 75 anni: dopo quell’età non si produce più niente. Sarà bene recuperare una sorta di utilità sociale trasformandosi in fertilizzante. Il bello è che costui si dichiara contrario all’eutanasia. Però l’età giusta per morire è – per tutti – 75 anni. Seguiamone il ragionamento insieme al Pennetta.

A 75 anni, ciascuno avrà vissuto una vita completa. Dice Emanuel: “Avrò amato e sarò stato amato. I miei figli saranno cresciuti e nel bel mezzo della propria ricca vita. Avrò visto i miei nipoti nascere e cominciare la loro vita…” Perciò propone  una consapevole scelta di rinunciare alle cure mediche perché una vita lunga ma limitata non è desiderabile.

Ma uno degli argomenti più importanti è la ridotta utilità sociale in età avanzata.

Una posizione quella di Emanuel che ancora una volta non sorprende chi conosce qual è l’ideologia che sottostà al pensiero scientista contemporaneo, quell’ideologia descritta nel 1932 da Aldous Huxley ne “Il mondo nuovo” da cui prendiamo il seguente brano:

 

“Seguendone il cammino, verso Sud-Est, nella pianura ormai invasa dall’oscurità, i loro occhi furono attirati dai maestosi edifici del Crematorio di Slough. Per la sicurezza dei voli notturni, le sue quattro alte ciminiere erano illuminate a giorno e coronate sulla sommità da rossi segnali di pericolo. Era un punto di riferimento. «Perché le ciminiere hanno intorno quegli affari che sembrano balconate?» chiese Lenina. «Ricupero di fosforo» spiegò Enrico in stile telegrafico. «Mentre salgono nel camino, i gas vengono sottoposti a quattro processi separati. Una volta il P2O5 usciva completamente dalla circolazione ogni volta che si cremava qualcuno. Adesso se ne ricupera più del novantotto per cento. Più di un chilo e mezzo per ogni cadavere di adulto. Il che rappresenta circa quattrocento tonnellate di fosforo ogni anno, nella sola Inghilterra.» Enrico diceva queste cose con tono soddisfatto, orgoglioso di questi risultati, come se fossero opera sua. «E’ magnifico pensare che possiamo continuare ad essere socialmente utili anche dopo morti. Facendo crescere le piante”.
Nel romanzo di Huxley le persone giunte all’età di 60 anni (Emanuel ne concede 15 di più, forse perché ne ha già 56) non possono più essere produttive, la gioventù è irreversibilmente persa, allora accettano liberamente la consuetudine dell’eutanasia.

E così per un’ultima volta diventano utili alla società. Come fertilizzanti.

Redazione

 

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