05/09/2016

Fecondazione artificiale: ma che c’è nella provetta?

La fecondazione artificiale è male.

E come sempre accade, dal male si genera altro male: i bambini nati dalla provetta, potrebbero rivelarsi degli adulti malati.

La cultura moderna ha insegnato a controllare sempre bene alle etichette e ai bugiardini, conoscere gli ingredienti, la composizione..., bisogna fare attenzione a ciò che si acquista.

Ma c’è un “prodotto” del tutto particolare che oggi viene assemblato in laboratorio, su ordinazione: il bambino concepito a seguito di fecondazione artificiale. Viene trattato di fatto come un prodotto commerciale, ma non si sa con quali “componenti” è fatto.

Fuor di metafora, i clinici cominciano a rendersi conto che le tecniche usate per le fecondazione artificiale potrebbero essere responsabili di seri problemi di salute per i bambini concepiti in provetta, problemi che possono manifestarsi anche dopo decenni.

La rivista scientifica Human Reproduction spiega che le capsule di Petri in cui gli embrioni frutto della fecondazione artificiale trascorrono i primi giorni della loro vita sono piene di liquidi misteriosi composti da ingredienti sconosciuti. E la composizione di queste culture di laboratorio influenza quanto meno il peso alla nascita dei bambini e verosimilmente la loro salute a lungo termine.

Hans Evers , direttore della rivista, scrive che “Non è possibile vendere un singolo farmaco sul mercato se non si dà la composizione totale di tutte le componenti, ma per una cosa così importante come il  terreno di coltura, che avvolge l’intero embrione, si può vendere a scatola chiusa, senza rivelarne il contenuto. Per me, questo è inaccettabile. “

Alcuni scienziati olandesi hanno condotto uno studio di due tipi di terreni di coltura per embrioni frutto della fecondazione artificiale.  Hanno trovato una chiara correlazione tra i componenti e il basso peso alla nascita.

Un gruppo di lavoro della Società europea di riproduzione umana ed embriologia, guidati dal professor Arne Sunde , dell’Università di Trondheim, in Norvegia, inoltre, ha scoperto che i terreni di coltura variano ampiamente, la loro composizione è di solito sconosciuta dagli utenti finali (gli embriologi, medici e pazienti), e i dati sulla influenza di essi sul risultato finale (il bambino) sono contrastanti. “Non possiamo escludere che la composizione del terreno di coltura può influire sulla salute dei bambini  e sulla loro crescita, anche da  adulti“, spiega Sunde.

Si sospetta, infatti, che dal terreno di coltura possa dipendere non solo il basso peso alla nascita, ma anche l’obesità, la demenza, l’ipertensione, malattie coronariche e diabete. Tutti sintomi che si riveleranno nella mezza età. I sospetti sono alimentati dall’analogia con l’osservazione della salute dei bambini olandesi concepiti e nati durante una grave carestia durata cinque mesi durante l’occupazione tedesca dei Paesi Bassi, nell’inverno tra il 1944 e il 1945.

Gli scienziati di coscienza dovrebbero preoccuparsi di ciò che potrà accadere tra una quarantina d’anni ai bambini che oggi vengono concepiti attraverso la fecondazione artificiale. Ci sarà tra di essi una diffusione esponenziale di malattie croniche?

E queste considerazioni interessano ai responsabili di governo del nostro Paese, tanto impegnati a criticare il “Fertility Day“? Non sarebbe meglio promuovere la naturale “salute riproduttiva” femminile – e di coppia – nei tempi giusti, invece di continuare ad illudere che con la tecnica si possono superare tutti i limiti della natura?

Senza contare gli effetti che la fecondazione artificiale potrebbe avere sull’evoluzione della specie umana. Ne parliamo domani, sempre qui su Notizie ProVita.

Francesca Romana Poleggi

Fonte: BioEdge

 

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