01/10/2015

Fecondazione artificiale: per ogni bimbo nato, 12 vengono sacrificati

Ogni anno viene trasmessa al Parlamento e pubblicata sul sito del Ministero della Salute un Relazione annuale circa l’attuazione della Legge 40/2004, relativa alla cosiddetta “Procreazione medicalmente assistita”, meglio nota come fecondazione artificiale.

Il quadro relativo al 2013 si presenta in questi termini: sono stati 369 i centri di PMA attivi, cui hanno fatto ricorso 71.741 coppie, trattate con tecniche di procreazione medicalmente assistita di primo, secondo e terzo livello. I cicli di trattamento iniziati sono stati 91.556, mentre le gravidanze ottenute sono state 15.550 e 13.770 le gravidanze monitorate (le informazioni sugli esiti di 1.780 gravidanze, cioè l’11,4%, sono state perse al follow-up). I parti sono stati 10.350, per un totale di 12.187 bambini nati vivi, ossia che il 2,4% del totale dei nati in Italia nel 2013.

“Considerando le procedure, le gravidanze e i nati, per tutte le tecniche PMA, nel 2013, si conferma – si legge ancora nella Relazione annuale – l’andamento del 2012, diverso rispetto agli anni precedenti. Diminuiscono i cicli di trattamento [...], aumentano i cicli da tecniche di scongelamento (da 8.702 del 2012 a 9.397 del 2013) esclusivamente per l’aumento dei cicli di scongelamento degli embrioni, mentre continuano a diminuire i cicli da scongelamento degli ovociti. Il numero complessivo di coppie trattate continua a diminuire (erano 72.543 nel 2012, sono 71.741 nel 2013), rispetto all’aumento costante registrato precedentemente, fino al 2012. […] Resta sostanzialmente invariata l’età delle coppie che accedono alle tecniche di PMA (da 36,5 anni nel 2012 a 36,6 anni nel 2013). Si conferma l’aumento progressivo delle pazienti con più di 40 anni: per le tecniche a fresco sono 31,0% nel 2013, rispetto al 30,7% del 2012, e al 20,7% del 2005 (+ 10.3%). Diminuiscono le pazienti con meno di 34 anni: 27,5% nel 2013, erano 28,3% nel 2012, e 39,3% nel 2005 (-11,8%). L’età media delle pazienti che in Italia si sottopongono alla PMA è più elevata rispetto a quanto osservato negli altri paesi europei, per i quali nel 2010 si ha un valore di 34,7 anni”.

Accanto ai dati presentati dal Ministero, tuttavia, vi sono quelli elaborati annualmente dal Movimento per la Vita, i quali tengono conto anche – nel rispetto del primo articolo della Legge 40/2004 – del diritto del concepito.

Marina Casini, Professore aggregato di Bioetica, ne ha fornito una sintesi su Benessere: “nel 2013 – scrive –, dalle 46.433 coppie che hanno fatto ricorso alla fecondazione extra-corporea sono nati 10.216 bambini, dei quali 1.491 gemelli. Perciò i parti (monitorati) sono stati 8.495. Solo una coppia su quattro-cinque ha potuto realizzare la sua aspirazione. Per rispondere alla domanda di Pma sono stati formati 158.672 embrioni. Di questi, 21.939 sono stati congelati per costituire una specie di ‘scorta’ nel caso di fallimento di un primo tentativo; 110.016 embrioni sono stati trasferiti nel seno materno, ma la maggior parte di questi non è giunto alla nascita, sia per difficoltà dovute all’artificialità delle tecniche, sia per l’alta frequenza di aborto spontaneo (23,3 per cento), cui incredibilmente si aggiunge un minor tasso di aborto procurato (0,9 per cento). Si può fare un semplice calcolo matematico: se dai 158.672 embrioni trasferiti e i 21.939 congelati, abbaimo un resto di 26.717 concepiti sulla cui sorte nulla dice la relazione ministeriale e che certamente sono stati scartati. In conclusione, per ogni bambino nato vivo risultano sacrificati non meno di dodici embrioni”.

Redazione

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