14/11/2016

Gaystapo canadese all’opera (alla faccia della libertà)

Ricordate i “Gay Zombie” della foto? (altre foto qui) Sono finiti nel mirino della Gaystapo...

I simpatici omini verdi guidati da un predicatore di strada, Bill Whatcott, si erano “infiltrati” al gay pride di Toronto e avevano distribuito volantini che inducevano a riflettere sullo stile di vita tipico degli omosessuali e mettevano in guardia sui rischi per la salute cui vanno incontro coloro che intrattengono rapporti sessuali promiscui, soprattutto rapporti omosessuali (qui avevamo raccontato la loro esperienza).

La Gaystapo non poteva non entrare in azione.

Whatcott sta sotto processo per diffamazione. Gli hanno chiesto 104 milioni di dollari di risarcimento dei danni.

Il predicatore resiste alla Gaystapo adducendo anzitutto la mancanza di buona fede dei suoi accusatori. L’azione legale è  solo uno strumento volto silenziare avversari politici e calpestare le loro libertà costituzionali. È un atto di intimidazione, di bullismo, contro la libertà di parola. Il suo scopo dichiarato è quello di schiacciare e “stroncare” chiunque si opponga alla propaganda omosessualista. Si tratta di un’azione posta in essere di concerto con i governi federali e provinciali del Canada e Ontario e sostenuta dai politici liberal-radicali.
I querelanti, infatti, affermano di agire sia per il primo ministro Justin Trudeau  sia per  il premier dell’Ontario Kathleen Wynne.

L’avvocato di Whatcott, Charles Lugosi, ha preparato una difesa, anzitutto per la privacy dei partecipanti alla manifestazione che vogliono mantenere l’anonimato. E cita le dichiarazioni degli organizzatori che definiscono il gay pride come un “significativo evento politico“, un’occasione di visibilità per la comunità LGBTQIA(...) che vuol esprimere le proprie istanze. Quindi, secondo il difensore, può essere un’occasione di confronto e dibattito politico libero su dette istanze.

Il pride è stato finanziato da più di 800.000 dollari da parte dei governi federali, provinciali e comunali e ha visto la partecipazione ufficiale da Trudeau, Wynne e centinaia di altri politici “liberali”.

Questo rende la sfilata un pubblico evento politico in cui, gli imputati sostengono, essi dovrebbero aver diritto ai sensi della Carta Costituzionale di esprimere un punto di vista opposto, secondo il principio della libertà di parola che permea tutte le società e le istituzioni democratiche ( ma di cui la Gaystapo non è pratica, evidentemente).

Per quanto riguarda la diffamazione, la difesa è pronta a dimostrare la veridicità delle conseguenze fisiche del sesso omosessuale riportate nei volantini (non aprite il link se non siete maggiorenni e di stomaco forte: eccoli qui, fronte e retro).

Tra l’altro molti partecipanti al gay pride commettevano platealmente il reato di atti osceni in luogo pubblico e alla presenza di minori, come previsto dal codice penale canadese.

Ricordiamo, infine, che i “gay zombies” hanno partecipato alla sfilata in modo assolutamente pacifico, hanno dialogato e spiegato il materiale che distribuivano civilmente e non hanno risposto alla violenza di cui sono stati fatti oggetto da parte di alcuni che non gradivano che venissero ricordate certe scomode verità (veri “omofobi di prima classe” sono quelli che negano agli omosessuali la corretta informazione sui rischi delle loro pratiche sessuali).

Insomma, ragionevole è la difesa di Whatcott e del Gay Zombies. Ma, si sa, la Gaystapo non è ossequiosa dei diritti e delle Carte costituzionali, né è campione di ragionevolezza.

Redazione


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