17/01/2017

Gaystapo in azione. Occorre parlare “per la libertà”

Nell’ultima settimana la Gaystapo si è scagliata contro il medico e scrittore Silvana de Mari, che abbiamo avuto il piacere d’intervistare sul nostro mensile per due volte, sull’aborto e sul senso della vita.

La sua colpa? Aver dato evidenza, secondo un profilo medico-scientifico, dei problemi fisici in cui incorrono le persone che hanno rapporti omosessuali. Questo le è costato la gogna mediatica e la sospensione del profilo Facebook.

Una denuncia pubblica dei problemi fisici che irrita la Gaystapo. Ma tant’è: sono dati acclarati. Domenica 15 gennaio anche Assuntina Morresi su L’Occidentale riportava alcuni dati relativi all’AIDS: «Un omosessuale ha una probabilità 19 volte maggiore della popolazione generale di contrarre il virus dell’AIDS. Per i transgender e i tossicodipendenti questa proporzione arriva a 50 volte tanto, mentre per le prostitute donne la proporzione è 14 volte maggiore, rispetto alle altre donne». E concludeva con un’attacco alla Gaystapo: «L’intimidazione è la tattica usualmente perseguita da quelle minoranze potenti economicamente e ideologicamente, che in questo modo vogliono imporsi alle maggioranze. Non potendo eliminare fisicamente le opposizioni vogliono tenerle fuori dalla scena pubblica eliminandole socialmente, cioè togliendo loro ogni possibilità di presenza pubblica: libertà di parola e lavoro. Giù le mani da Benedetta Frigerio e Silvana De Mari!».

Noi di ProVita siamo pienamente solidali con De Mari e Frigerio e rilanciamo oggi, con piena condivisione, un testo pubblicato ieri dal medico e scrittrice fantasy per spiegare nuovamente la sua posizione e denunciare l’attacco in atto nei suoi confronti.

Probabilmente questa nostra scelta non sarà gradita alla Gaystapo, ma per noi le persone (con tendenze omo o etero) vengono prima dell’ideologia: metterle in guardia è nel loro interesse. Ecco il testo di Silvana de Mari, dal titolo: Per la libertà.

Se non lasceremo ai nostri figli la stessa libertà che abbiamo ricevuto dai nostri padri saremo degli indegni.
Gli attentati alla libertà di giudizio cominciano dal linguaggio. Chi non si rassegna ad accogliere la “omofilìa” (cioè l’apprezzamento teorico dei rapporti omosessuali), viene imputato di “omofobìa” (etimologicamente la “paura dell’omosessualità. In realtà questo termine indicava la paura di essere un cosiddetto omosessuale, un omoerotico cioè, qualcuno attratto dallo stesso sesso).
Islamofobia e omofobia sono i nuovi psicoreati di un presente totalitario. L’ostracismo, per l’omofobia è molto più violento e totale.
Il motivo per cui ho deciso di muovermi è l’attacco frontale del movimento lgbt alla Chiesa e alla libertà di parola, e il fatto che abbiano gettato la maschera sui loro rapporti con la pedofilia.
Negli Usa le chiese cattoliche sono attaccate perché rifiutano i matrimoni gay. (Le chiese presbiteriane hanno accettato di celebrarli.) Negli USA chiunque si sia pronunciato anche tempo fa contro i matrimoni gay , imposti alla nazione da 7 giudici, viene licenziato dai posti pubblici,.
Se si sono fatte dichiarazioni del genere sulla pagine fb o altrove non si può più essere assunti. Il pasticciere che rifiuti di fabbricare la torta con due ometti o due donnine necessaria a festeggiare matrimonio gay, paga multe di 150000 dollari, cioè fallisce. In Gran Bretagna le scuole cattoliche sono costrette a parlare del matrimonio gay o vengono chiuse. Chiunque venga accusato di omofobia è sottoposto a un boicottaggio totale e soprattutto grazie a leggi speciali di protezione della gaytudine, la nuova razza ariana, può essere imprigionato o sottoposto a multe. Chiunque cioè abbia il coraggio di dire ad alta voce quello che provano tutte le persone normali, e cioè la nausea davanti all’idea di un pene che entri nella cavità anorettale di un uomo ( ma anche di una donna) sfondando le fibre dello sfintere interno e lacerando la mucosa, e ne esce sporco di feci. Sono disposta a combattere e morire per il mio diritto di provare orrore, una nausea fisica, davanti allo sperma che è il simbolo della vita che si mischia con le feci, la morte. Non c’è bisogno di essere medici, endoscopisti, epidemiologi per vedere l’orrore di tutto questo. Basta essere un essere umano. Se qualcuno vuole infilare il suo pene nella cavità anorettale di un altro uomo, se lo tenga per se. I rapporti anali si fanno anche contro le donne, e sempre di più: c’è stata una gayzzazione della società: l’estetica gay, la depilazione maschile, la promiscuità, il sadismo, le pratiche sadiche e quelle abominevoli con scambio di feci e urina, si sono diffusi anche tra non gay. Ma la gente non mi dice, “salve, io mi chiamo Andrea, e metto il pene nella cavità anorettale della mia donna”, non mi costringe a pensarci, a vedere nella mia mente il suo pene sporco di escrementi e sangue e non mi costringe a provare nausea. Invece qualcuno mi dice “salve, mi chiamo Andrea e sono gay”, e io sono costretta a vedere nella mia mente il pene in mezzo alle feci e a provare il normale ribrezzo che una mente normale prova davanti a un’immagine di questo genere, il ribrezzo con cui la natura ci ripara dal dolore e dal danno. E a provare la riprovazione che la mia religione, attraverso le inequivocabili parole di San Paolo, mi spinge a provare contro chiunque faccia questo atto, che è un atto, sotto il controllo della volontà, quindi qualcosa di cui si è responsabili. In una società liberale, quello che un uomo fa col suo pene sono affari suoi , ma deve restare nel privato. Ma i gay non lo tengono nel privato: loro ci mettono i loro peni sporchi di feci sotto il naso perché ne sentiamo l’odore . Siete gay? Cavoli vostri, non lo voglio sapere, tenetevelo per voi. Non fate coming out, tenete la bocca chiusa. Se avete fatto coming out , se me lo avete detto che mettete il pene nella cavità anale di un altro uomo o che permettete al pene di un altro uomo di entrare nella vostra cavità anale, io ho il diritto di dichiarare la repulsione che mi ispira, e ho il diritto di chiedere se le mani, dopo aver toccato il pene estratto dalla cavità anale, ve le siete lavate anche con l’amuchina o solo con l’acqua , perché nel secondo caso preferisco non darvi la mano; se non avete usato l’amuchina c’è il rischio di beccarsi l’escherichia coli. L’escherichia è un batterio intestinale presente nella parte inferiore dell’intestino e prende il nome dal suo scopritore Theodor Escherich. Svolge un ruolo fondamentale nel processo digestivo del nostro organismo ma se “fuori posto” può creare notevoli disturbi e malattie intestinali ed extra-intestinali come infezioni del tratto urinario, meningite, peritonite, setticemia e polmonite. Lasciatelo dov’è. E soprattutto ho l’obbligo che mi è dato da San Paolo di dichiarare l’amore di Cristo per voi, ma la condanna senza appello a una pratica contro la natura e contro Dio durante la quale profanate la vostra virilità e quella di tutti gli uomini. Il diritto di seguire la mia religione, che presuppone la condanna senza appello della sodomia, mi è garantito dall’articolo 3 della Costituzione.
Il movimento lgbt è nato pedofilo, come ricorda bene chi ne ha seguito l’ascesa e come molto banalmente potete verificare persino su wikipedia.
La pedofilia fu accantonata nell’ambito di una precisa strategia, per essere ricuperata.
Il movimento lgbt vuole annientare la libertà di opinione e sta diffondendo sempre di più la pedofilia. Ho deciso quindi di distruggerlo o morire nel tentativo. di essere anche io una delle persone che annienterà il movimento lgbt mondiale. Collaborare seriamente ad abbattere il movimento lgbt mi sarebbe stato impossibile data la mia scarsa visibilità se gli lgbt stessi non si fossero messi a farmi da cassa di risonanza. Grazie alla notorietà che il movimento lgbt mi ha dato e continua a darmi sempre più persone si stanno unendo a noi. Come diceva Tolkien a volte basta un uomo, una donna o un hobbit per fermare l’Oscurità e annientarla. Nessuno è talmente insignificante da non poter essere il sassolino che va a bloccare una macchina che sembrava invincibile.
Non avete idea di cosa mi stia arrivando e non avete idea di quanto non me ne freghi niente.

Silvana De Mari

Fonte: Silvana de Mari


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