26/09/2015

Gender: ecco come entra nelle scuole

Ecco come il gender entra nelle scuole.

Non è facile smascherarlo, perché si nasconde dietro il principio di uguaglianza, di pari opportunità e di non discriminazione.

E sarebbe ingiusto, assurdo, cassare a priori tutti i progetti e le azioni educative volte a tal fine.

Anzi, in fin dei conti, una spiegazione dell’art. 3 Cost. (principio di uguaglianza e delle pari opportunità) è già programma di insegnamento in tutte le classi dove si studi un po’ di diritto o di educazione civica.

La Nuova Bussola Quotidiana , attraverso la descrizione del comportamento e delle dichiarazioni di un’assessora trentina, ci fa capire bene la complessità della questione.

L’articolo di Marco Capri s’intitola: “L’assessore vuole il gender? Ora ci sono le prove”.

Con nomi, cognomi e fatti, descrive il “caldo dibattito” al centro del quale si muove l’assessore provinciale alle Pari Opportunità, Sara Ferrari, che recentemente è intervenuta per rassicurare i genitori, allarmati dai progetti sulla parità di genere che girano per la provincia trentina, che nessuno vuole introdurre il gender nelle scuole trentine, “semmai solamente educare i giovani alla parità e all’eguaglianza”.

Il problema – e si comprende bene leggendo i particolari nell’articolo – è capire CHI insegna parità e uguaglianza ai ragazzi, e COSA intenda l’insegnante per parità e uguaglianza.

Infatti la storia, le frequentazioni e gli interventi della signora Ferrari, finora fanno capire che ella non sarà forse seguace dell’ideologia-del-gender-che-non-esiste, ma sostiene posizioni omosessualiste, transgenderiste, e confonde la parità e l’uguaglianza con l’indifferentismo sessuale, il genere prevalente sul sesso biologico, ecc. ecc.

Prosegue Carpi: “La domanda principale che si pongono i genitori non è soltanto quale sia, di facciata, il programma proposto alle scuole che hanno aderito al bando provinciale, ma chi materialmente andrà poi nelle aule a insegnare questa sfuggente e vaga educazione alla parità. La risposta, ancora una volta, non tranquillizza: infatti, l’individuazione dei formatori incaricati di tenere i percorsi nelle scuole è stata effettuata, a quanto si capisce, dal Centro di Studi Interdisciplinari di Genere (Csg) dell’Università di Trento (attività prevista nelle attività a supporto della Provincia autonoma di Trento in virtù dell’Atto di indirizzo – prot.n. S162/2014/464568/1.18 del 2 settembre 2014)”.... “Una veloce scorsa ai componenti del Csg dimostra una evidente vicinanza oltre che con l’assessore Ferrari, anche con il mondo gay, lesbo e trans. Barbara Poggio, coordinatrice del Csg, si è battuta a favore della cosiddetta legge sull’omofobia, proposta dal consigliere Pd Mattia Civico e dal presidente dell’Arcigay Zanella, che ha come fine proprio l’entrata nelle scuole della cosiddetta lotta all’omofobia, ed è così vicina al mondo Lgbt da presenziare ufficialmente a serate organizzate da Arcilesbica e dedicate alle fiabe gender. Quelle in cui il principe bacia non la principessa, ma il principe. Analoghe considerazioni si possono fare per altri componenti del Csg, la cui collateralità con il mondo Lgbt è quantomai evidente e pubblica. In una conferenza pubblicizzata da Arcilesbica del Trentino Alto Adige, il 23 ottobre 2008, le relatrici del Csg hanno sostenuto: “considerando in particolare il rapporto tra sesso biologico, genere e scelte sessuali, si sostiene come sia soprattutto il genere, e solo molto raramente la sessualità, per quanto inseparabili nell’esperienza del soggetto, a costituire l’identità soggettiva” (clicca qui). Pura ideologia gender, quella per cui ognuno è, non maschio o femmina, ma quello che si senti (anche genderfluid: ogni tanto maschio, ogni tanto femmina)”.

Insomma, sul sito del Csg troviamo la prova provata dell’esistenza di una ideologia che – si chiami “gender” o “Pincopallino”- è fuori dalla realtà e va a confondere e corrompere i cervelli. Continua Capri: “Ecco, per fare un esempio, il titolo di una delle conferenze raccomandate: “Tribadi, sodomiti, invertite e invertiti, pederasti, femminelle, ermafroditi… Per una storia dell’omosessualità, della bisessualità e delle trasgressioni di genere in Italia” [noi ne abbiamo parlato qui]. Si badi al riferimento persino ai pederasti, cioè ai pedofili. É questa grande varietà di perversioni ciò di cui parleranno anche a scuola, tra una favola gender e l’altra?

Un altra conferenza pubblicizzata dal Csg riguarda i «movimenti Lgbtqia (lesbici, gay, trans, queer, intersessuati, agender)», così che possiamo apprendere che l’educazione di genere insegna non solo l’esistenza di innumerevoli generi, oltre al maschile e al femminile, ma anche quella di persone che si sentono agender, senza genere, né uomini, né donne, né trans, né altro... In ogni modo, suggerisce il titolo, va sempre bene (gli unici cattivi, gli “omofobi” da additare e perseguitare, sono coloro che invece ritengono sia utile insegnare ai ragazzi e alle ragazze a sentirsi ciò che sono, e a vivere in armonia con il proprio corpo (clicca qui)”.

Infine, si rileva che nel comitato direttivo del Csg c’è l’avvocato Alexander Schuster, “ideatore e coordinatore europeo del progetto Rights on the move. Cofinanziato dalla Commissione europea, con un budget di euro 622.292; “ideatore e coordinatore europeo del progetto Equal Jus– European Network for the Legal Support of Lgbt Rights. Cofinanziato dalla Commissione europea, con un budget di 521.800 euro; coordinatore generale dello studio interdisciplinare commissionato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento pari opportunità volto all’identificazione, all’analisi e al trasferimento di buone prassi in materia di non discriminazione nello specifico ambito dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, con un budget di € 112.800 (clicca qui). Tanto per capire quanti soldi pubblici ci sono dietro la promozione dell’ideologia di genere!”

Concludiamo con Capri, citando una frase di uno dei genitori preoccupati, che ha ottimi motivi per continuare a preoccuparsi: «Almeno lo dica chiaramente e pubblicamente. Cercare di indottrinare i figli, a insaputa delle famiglie, è indegno di chi parla di Pari Opportunità, ma mette in un angolo la famiglia naturale, quella da cui i bambini sono sempre nati, e, speriamo, continueranno a nascere».

Redazione

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