30/07/2015

“Gender in art” al museo di arte contemporanea di Cracovia

Anche in Polonia si tenta la diffusione dell’ideologia gender.

Nella foto, il quadro di Jan Matejko ricorda la vittoria degli eserciti cristiani a Vienna del 1683, nonostante l’inferiorità numerica, grazie anche all’eroismo degli Ussari alati polacchi: Sobieski manda al Papa il messaggio della vittoria.

Nel XX secolo il popolo polacco ha sconfitto l’ideologia marxista.

Ci chiediamo se oggi sia ancora così forte da sconfiggere anche il nemico ideologico del gender.

“Forse la società polacca è pronta finalmente a discutere il concetto di sesso culturale” dice l’incipit di un articolo apparso sul Manifesto. Infatti, si apprende che al MOCAK di Cracovia, museo di arte contemporanea, si sta tenendo la mostra “Gender in art”, aperta fino al prossimo 26 settembre.

Una mostra, ideologia gender mescolata ad arte contemporanea, che con la cultura autoctona centra tanto come i palazzoni in stile newyorkese che spuntano nelle città costruite con l’architettura tradizionale polacca, ovvero nulla.

Ad ammetterlo ad un tratto è lo stesso articolo dicendo che la mostra permette di misurare la distanza tra gli artisti e la maggior parte della società, secondo la quale la separazione tra i ruoli maschili e femminili è inattaccabile e l’universo LGBT è una cosa “raccapricciante”.

BludentalLo scopo dunque sarebbe quello, secondo Maria Anna Potocka, direttrice del museo, di “condurre le persone a riscoprire insieme la propria umanità”.

Come se la società polacca, da sempre legata ai valori tradizionali e religiosi, che le hanno permesso di essere capofila nelle lotte al regime comunista dell’URSS e che le hanno fatto raggiungere il primo posto nelle nazioni Europee con maggiore sviluppo economico nel 2013, avesse bisogno di una mostra di arte contemporanea sul gender per “riscoprire la propria umanità”.

Arte contemporanea che poi, come spesso accade, sa essere di cattivo gusto; infatti all’interno della mostra del MOCAK si sprecano le raffigurazioni vaginocentriche dove le rappresentazioni falliche hanno la peggio in pieno stile femminista, piatti di ceramica che legati assieme vanno a comporre un triangolo rovesciato, passando per la fotografia di Andrzej Rzpecki ritratto nel gesto di allattare un bambino, per rimarcare quanto siano ingiuste e crudeli le differenze biologiche.

Degno di nota è anche il poster, chiamato “My Life Decision” dove il filo spinato avvolge la pancia di una donna, rimandando alla simbologia di Auschwitz, associando la negatività a quello che è un concetto oggettivamente positivo: la vita.

Le “diverse configurazioni di gruppi familiari”, come le chiama l’articolo, sono rappresentate poi con bambole di pezza da Malgorzata Markiewicz, considerata una nuova leva dell’arte polacca.

Non sappiamo ancora quale sarà il successo o l’affluenza a questa mostra, sappiamo solo per certo che, fortunatamente, forse proprio per la sua “umanità” la popolazione polacca è distante anni luce dalla cultura gender e tutti i suoi derivati.

L.T.

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

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