29/07/2013

Il caso di Don Stefano Piccinelli, un prete che non ha paura

I fatti sono noti. Nei giorni scorsi, all’ospedale di Cona, in provincia di Ferrara, il cappellano Don Stefano Piccinelli ha affisso nella bacheca della cappella un comunicato con cui invitava a partecipare alla raccolta di firme contro la legge sull’omofobia. Ce ne informa, con un certo allarme, il quotidiano “La Nuova Ferrara”. Quindi, cos’è accaduto? Un cittadino italiano, il sacerdote Don Stefano Piccinelli, ha pubblicamente espresso la sua disapprovazione per un progetto di legge. Ha esercitato il suo diritto alla libertà di opinione. Inoltre, essendo questo cittadino italiano un sacerdote, ha espresso questa disapprovazione naturalmente anche alla luce dell’insegnamento della Chiesa circa l’omosessualità. Ha esercitato il suo diritto alla libertà religiosa.

L’Italia è però un Paese singolare, in cui l’esercizio dei diritti è selettivo, perché vi sono enti o persone che si ritengono in grado di valutare chi sia abilitato a esprimere pareri e chi invece debba stare zitto. Per meglio svolgere questi compiti di difensori full-time della democrazia & libertà questi singolari personaggi e/o enti coniano via via nel tempo appellativi da usare per additare al pubblico ludibrio il reo. Un tempo era di norma dire che l’avversario era “fascista”; una certa fortuna ha avuto anche l’epiteto di “qualunquista”. Attualmente invece è di moda la parola “omofobo”. Avete sterminato la famiglia? Vabbè, può capitare a tutti. Avete incendiato un palazzo? Non importa, tutti possono avere un momento di debolezza nella vita. Avete osato esprimere un giudizio che non sia di favore assoluto, affettuoso, totale, indiscutibile, sulla sodomia e generi affini? Orrore e sdegno! Siete “omofobi”!!!! (i quattro punti esclamativi sono necessari per evidenziare bene la portata dello sdegno). Siete delle vere carogne, quasi come gli “evasori fiscali”. Però questi ultimi, pur spregevoli, non sono sciagurati quanto gli omofobi.

Ecco che insorgono le “associazioni” dei vari gay, tras, trav, lesb, chissachè, eccetera e chiediamo scusa se non siamo aggiornati sul numero esatto di variazioni sessuali alle ore 17.15 del 27 luglio 2013, mentre scriviamo queste righe. Nel titolo abbiamo scritto sulla reazione stizzosa di “alcuni”, e ribadiamo “alcuni”, perché il sessantottino vizio di attribuirsi la rappresentanza di una categoria, quale che sia, è duro a morire. Conosciamo omosessuali che sarebbero ben lieti di vivere la loro condizione in silenzio e in discrezione e non sentono il bisogno di “rappresentanti”, e che si rifiutano di partecipare, ad esempio, alle lerce carnevalate dei “Gay Pride”. Curiosamente i soliti foraggiati e autoreferenziali difensori full-time dei diritti hanno sempre bisogno, per difendere i diritti (veri o presunti che siano) di togliere ad altri i diritti, in genere veri, come nel caso in oggetto: diritto alla libertà di espressione e alla libertà religiosa. Comunque, questi infaticabili paladini chiedono all’amministrazione dell’ospedale di prendere “provvedimenti” (quali?) nei confronti del cappellano, più il solito corollario di sciocchezze per non dire la sostanza: “non sei d’accordo con noi, quindi devi startene zitto”.

A questa violenza, a questo ennesimo tentativo da camice brune di voler tappare la bocca a un libero cittadino italiano, rispondono i “Giuristi per la Vita” con un comunicato stampa: clicca qui per leggere il comunicato stampa.

Ora ognuno giudichi da sé. Non appare davvero fantasioso il timore che in caso di approvazione della proposta di legge si possa instaurare un bel clima poliziesco (vedi anche l’intervista a Mons. Luigi Negri). Già adesso, in attesa che la proposta di legge sia messa in discussione in Parlamento, c’è chi baldanzosamente vuole esercitare un democratico controllo su chi possa parlare e chi debba tacere, su ciò che si possa scrivere, o dire, o no.

Insomma, ciò che è accaduto a Don Stefano Piccinelli non può che confermarci nell’importanza dell’iniziativa che Riscossa Cristiana sta proponendo, insieme a tante altre testate cattoliche: aderire all’appello per fermare la proposta di legge contro l’omofobia.  E chi ancora non l’avesse fatto, legga anche le importanti precisazioni di Gianfranco Amato e di Elisabetta Frezza, pubblicate ieri su Riscossa Cristiana.

di Paolo Deotto

Festini

 

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