17/12/2014

Inquisizione gesuita pro gender

Per capire quanto sia vasta e capillare l’infiltrazione dell’ideologia gender nei più ampi e diversi settori sociali, si legga su Il Foglio di ieri un articolo di Nicola Matzuzzi. 

La Conferenza episcopale americana aveva giorni fa  pubblicato una nota in cui diceva che “la chiesa cattolica insegna che ogni marchio di ingiusta discriminazione nei confronti di coloro che provano attrazione per persone dello stesso sesso deve essere evitato”, ma era giustamente preoccupata perché sembra che le norme attuative della nuova legislazione obamiana contro la discriminazione sessuale nel mondo del lavoro proibiscano ben più che “l’ingiusta discriminazione”. In particolare, scrivevano i vescovi guidati da mons. Joseph Kurtz, “vietare la disapprovazione religiosa e morale della condotta omosessuale crea una seria minaccia alla libertà di coscienza e di libertà religiosa, perché mai i cattolici potrebbero approvare tale condotta”.

Sarà stata dunque molto sorpresa, la Conferenza Episcopale statunitense, dal fatto che la prima università del paese ad adeguarsi alle norme anti discriminazione varate dal dipartimento del Lavoro sia stata la cattolicissima Marquette University, fondata  e diretta dal 1881 padri gesuiti: uno dei più grandi atenei della Compagnia negli Stati Uniti, che educa circa 8000 studenti.

Prosegue Il Foglio: “E se la conferenza episcopale ribadisce nero su bianco che quella dell’identità di genere è “una falsa ideologia che ignora la realtà biologica”, nel campus del Wisconsin si organizza un corso creato ad hoc in cui, attraverso una storia a fumetti, si racconta la vicenda di Hans, un disabile in sedia a rotelle che si decide a denunciare le sue colleghe Becky e Maria, colpevoli d’aver parlato pubblicamente della loro opposizione al matrimonio tra omosessuali. [... ] Ed è questo il messaggio che l’ateneo vuole far passare: come già deliberato a suo tempo dalla commissione per le pari opportunità occupazionali e sottolineato dalla Catholic News Agency, l’essere contrari alle nozze gay può essere considerato un comportamento “molesto”. Per questo, tutti i dipendenti dell’ateneo sono tenuti a comportarsi come Hans, denunciando alle autorità competenti chi pubblicamente si mostri contrario alle unioni tra persone dello stesso sesso. Anche se quelle conversazioni non abbiano esplicitamente un intento offensivo. “

Prosegue Matzuzzi: “Il caso richiama alla memoria quanto accaduto nei mesi scorsi in altri celebri campus gesuiti d’America, come il Loyola Marymount di Los Angeles e la prestigiosa Georgetown University di Washington. Se nella prima università lo scorso anno si battagliò a lungo tra studenti e finanziatori gelosi custodi della “identità cattolica dell’ateneo” e vertici desiderosi di tutelare “la peculiarità di accoglienza e tolleranza verso tutti”, anche di quanti affiggevano sulle porte delle aule e degli uffici adesivi pro choice, alla Georgetown, fecero un passo ulteriore, istituendo i corsi in cui si predicava il diritto di abortire e di ricorrere ai più moderni metodi contraccettivi. A tenerli, era stato chiamato il National Women’s Law Center, celebre per le sue battaglie contro gli ospedali privati cattolici che, per ragioni di coscienza, si rifiutano di aiutare a interrompere le gravidanze. Dai vertici, un solo e lapidario commento: “Nessun imbarazzo, qui si favorisce il libero scambio di idee”.”

Chi ancora pensa che norme come la legge Scalfarotto non siano liberticide, mediti su questi fatti. Che poi delle istituzioni, sedicenti cattoliche, si adeguino a tanto è triste e doloroso.

Redazione

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