01/09/2013

La teoria del gender e le nuove sfide per l’educazione

Quella del gender è una delle sfide più grandi per l’uomo contemporaneo.

Ne abbiamo parlato qualche tempo fa: si tratta di una delle ideologie più perniciose per l’uomo, a causa dell’attacco violento e diretto ai fondamenti dell’antropologia, con la messa in discussione dell’esistenza stessa di una natura umana sulla quale si fondano i principali valori ai quali l’uomo da sempre si ispira.

Un’ideologia, quella del gender, che opera una vera e propria negazione della realtà, affermando che l’identità sessuale di una persona – maschio o femmina – non sarebbe più una dimensione determinante ma un elemento per così dire “accessorio e marginale” della personalità: l’essere maschio o femmina, quindi, non dipenderebbe dal sesso con cui una persona nasce ma da una scelta totalmente libera, condizionata anche dalla cultura della società in cui si vive.

E’ evidente che questa rivoluzione antropologica richiede un’attenzione educativa del tutto nuova da parte di chi è chiamato a formare e orientare i giovani, i quali già adesso si trovano a crescere in un contesto che mette in discussione un elemento fondamentale come la differenza sessuale tra uomo e donna, cardine su cui ognuno costruisce la propria identità.  Nei paesi dove l’ideologia del gender viene diffusa direttamente da chi governa è in atto una vera e propria opera di indottrinamento che comincia sin dalla più tenera età. In Svezia, per esempio, esiste da due anni Egalia, un asilo dove l’educazione dei bambini viene fatta senza alcuna distinzione di genere, dove sono stati aboliti i pronomi maschili e femminili in cambio di generici pronomi neutri, e vengono usati giochi uguali per tutti. Un’esperienza simile è quella dell’asilo di una località vicina a Parigi, dove dal 2009, con il pretesto di combattere gli stereotipi di genere, si offre ai bambini un’educazione non differenziata secondo il sesso. A partire dal prossimo mese di settembre questo esperimento verrà esteso a circa 500 scuole primarie francesi.  Insomma la teoria del gender è da tempo uscita dalle pagine scritte da alcune menti malate per entrare prepotentemente nei luoghi dove si formano le generazioni future.  In Italia non siamo ancora a questo livello ma probabilmente molti non sanno che esiste un documento firmato dal Dipartimento delle pari opportunità e dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), dal titolo piuttosto inquietante: Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Nell’attesa di vedere che cosa comporterà l’applicazione di questo documento, credo sia molto importante continuare a lavorare con i nostri ragazzi sul fronte educativo, per dotarli di quegli strumenti che li rendano capaci di prendere le distanze da una ideologia tanto dannosa quanto diffusa.

Tre mi sembrano i punti chiave che possono orientarci in questo lavoro. Il primo, che probabilmente è il più importante, rimane quello dell’esempio personale. La testimonianza di un vero amore, vissuto dai genitori in una sessualità che integra tutte le dimensioni – fisica/biologica, psichica, affettiva e relazionale – è il modo migliore per mostrare ai figli quello che è la sessualità umana. Se è vero che questo compito spetta comunque a ogni singola persona, non possiamo negare che sono proprio le famiglie a svolgerlo in maniera unica e particolare.

In secondo luogo, ritengo che l’ideologia del gender si possa contrastare ribattendo esattamente il messaggio che la fonda, ossia l’annullamento delle differenze tra maschile e femminile. “Perché i ragazzi e le ragazze si innamorano in maniera diversa?“, mi chiese tempo fa una ragazza che partecipava ad un incontro di educazione dell’affettività che tenni in una scuola. La risposta che le diedi sul momento fu apparentemente semplice e banale: “si innamorano in maniera diversa perché sono diversi!“. Ovviamente la mia risposta non si fermò a queste parole, anzi, al tema delle differenze tra uomo e donna abbiamo dedicato un incontro intero.  Mi pare che possa essere questa la strada da seguire per mostrare ai ragazzi con l’evidenza quanto sia assurda l’ideologia del gender: si tratta di ribadire proprio a partire dalla famiglia la differenza sessuale e la complementarietà solidale tra uomo e donna. È importante così che i figli vedano e percepiscano i diversi ruoli tra papà e mamma e soprattutto la loro complementarietà, che vedano come una ricchezza le differenze tra fratelli e sorelle, che tutti in famiglia si adoperino per valorizzare la specificità sessuale di ciascuno.

In terzo luogo, di fronte ad una offensiva così forte da parte di chi vuole diffondere una visione della sessualità sganciata dalla natura umana, è fondamentale promuovere un’autentica educazione affettiva dei ragazzi, un lavoro che però non può cominciare nell’adolescenza. Quest’ultima infatti è un’età senz’altro delicata perché è il momento in cui un ragazzo scopre l’intimità e definisce la sua identità personale e sessuale. Ma l’educazione affettiva deve iniziare prima, quando i figli sono ancora bambini. È fondamentale, per esempio, l’educazione alle virtù umane: a poco serve che noi diamo valori ai figli se poi non li attrezziamo per viverli; e questo lo si fa attraverso la formazione alle virtù umane, necessarie per plasmare e orientare il loro desiderio, anche quello sessuale. Per fare un esempio, un marito fedele alla propria moglie, probabilmente, sarà stato un giovane in grado di rispettare la propria fidanzata e prima ancora, forse, un ragazzo capace di rinunciare al secondo gelato consecutivo grazie all’esercizio della virtù della temperanza.  E ancora, è molto importante instaurare con i figli una comunicazione che li aiuti a dare un nome alle emozioni ed ai sentimenti che provano. Una comunicazione, inoltre, che li incoraggi a ragionare e a rendersi conto che non è vero che “in amore, bisogna dimenticare il cervello e ascoltare il cuore” e neanche che “al cuore non si comanda“ entrambe le frasi in corsivo, come potete immaginare, hanno riscosso un notevole successo tra i ragazzi che hanno partecipato agli incontri scolastici che ho descritto più sopra, a riprova di quanto oggi la dimensione razionale, nelle relazioni affettive, sia letteralmente oscurata da quella emozionale.

Ultimo punto, ma non in ordine di importanza, è l’educazione al pudore e alla custodia della propria intimità, soprattutto in un’epoca fortemente erotizzata come quella in cui viviamo.

A nulla vale tutto quello che abbiamo scritto sopra se non concludiamo con una parola importantissima al giorno d’oggi, soprattutto in educazione: ottimismo. Un concetto che si traduce nella convinzione che in ogni cuore umano si annida sempre il desiderio del bene e della verità. È questo che dà speranza al nostro lavoro educativo, un lavoro che sappiamo non dipendere solo da noi. Il nostro compito è di mostrare ai ragazzi la meta: la bellezza, il bene, la verità. E poi dobbiamo loro indicare la strada per raggiungere questa meta.  Se la strada è quella giusta, essi stessi, presto o tardi, la imboccheranno e arriveranno all’obiettivo. E soprattutto lo faranno da uomini liberi.

Fonte: La Sfida Educativa

Festini

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