30/10/2013

L’argomento della mela contro l’aborto

Io spero che un lettore riesca a mostrarmi dove vado fuori strada nella sequenza di passaggi che costituisce quest’argomentazione contro l’aborto. Mi auguro sinceramente che vi sia un giorno un pro-choice in grado di espormi un’argomento che provi che i feti non sono persone.
Risparmierebbe a me e agli altri pro-lifer gran dispiacere, tempo, fatica, preoccupazione, preghiere e denaro. Ma fino ad allora seguiterò ad argomentare, perché è quel che faccio in quanto filosofo. È la mia versione debole e fiacca del grido di una madre che dice che sta accadendo qualcosa di terribile: si stanno massacrando i bambini. Lo faccio perché, come ha detto Edmund Burke, “l’unica cosa necessaria al trionfo del male è che le brave persone non facciano nulla”.
Dubito che ci siano molti pro-choice fra i lettori di questa rivista. Perché, dunque, scrivo un’argomentazione contro l’aborto? Perché predicare al coro?
Predicare al coro è un’impresa legittima. La Sacra Scrittura lo chiama “edificazione”, ossia “costruire”. E’ ciò che i sacerdoti, i ministri, i rabbini e i mullah cercano di fare ogni settimana. Tutti noi abbiamo bisogno di pulire e migliorare periodicamente le nostre armi apologetiche; e quest’argomentazione è ciò che di più efficace conosca nel dialogo con i pro-choice intelligenti.
Sarò il più schietto possibile. Usando la logica socratica cercherò di provare l’argomento di base, il più semplice, del pensiero pro-life. La mia conclusione è che la sentenza Roe v. Wade [che ha aperto la strada all’aborto negli Stati Uniti] deve essere rovesciata e la ragione fondamentale è non solo che l’aborto è ciò che è, ma che noi tutti sappiamo cos’è l’aborto.
Ovviamente, questa è una conclusione controversa, e da principio inaccettabile per tutti i pro-choice. Perciò il mio punto di partenza sarà non controvertibile. Ed è questo: noi sappiamo cos’è una mela. Cercherò di persuadervi che se noi sappiamo cos’è una mela, la Roe v. Wade deve essere rovesciata e che se voleste difendere la Roe, dovreste probabilmente negare questo fatto che noi sappiamo cos’è una mela.

1- Sappiamo cos’è una mela
Il nostro punto di partenza deve essere il più irrefutabile possibile, perché un’argomentazione di solito si fonda sul principio iniziale. Se ci accertiamo che la nostra prima premessa sia un muro di pietra che non può crollare quando appoggiamo ad esso la schiena, la nostra argomentazione sarà forte. La tradizione definisce e il buon senso impone la premessa che noi sappiamo cosa sia una mela. Quasi nessuno l’ha mai messo in dubbio, fino a poco tempo fa. Anche ora, solo i filosofi, gli studiosi, gli “specialisti”, gli esperti di comunicazione, i professori, i giornalisti, e i manipolatori mentali osano affermare che non sappiamo cosa sia una mela.

2- Sappiamo veramente cos’è realmente una mela
Dalla premessa che “noi sappiamo cos’è una mela”, passo a un secondo principio, che è soltanto la spiegazione del significato del primo: che noi sappiamo veramente cos’è realmente una mela. Se neghiamo questo, il primo principio viene confutato. Esso diventa “Noi sappiamo, ma non veramente, cosa una mela è, ma non realmente”. Il secondo passaggio dice semplicemente “Non facciamo dissolvere il primo passaggio fuori dall’esistenza!”.

3- Sappiamo veramente ciò che alcune cose realmente sono.
Dal punto 2 deduco il terzo principio, anche come corollario logico immediato, cioè che sappiamo veramente quello che alcune cose (cose altro dalle mele) realmente sono. Questo è conseguente solo se aggiungiamo la premessa minore che una mela è un’altra cosa.
Questo terzo principio, naturalmente, è la refutazione dello scetticismo. Fin da Socrate è stato svelato il segreto che lo scetticismo è logicamente auto-contraddittorio. Dire “non so” è dire “so di non sapere.” La saggezza Socratica non era scetticismo. Non era l’unico uomo al mondo che sapeva di non sapere. Aveva conoscenza, non pretendeva di possedere la saggezza. Sapeva di non essere saggio. Questa è tutt’altra faccenda e non è auto-contraddittoria. Tutte le forme di scetticismo sono logicamente auto-contraddittorie, decliniamolo come meglio ci pare.
Ogni discorso sui diritti, su ciò che è giusto e sbagliato, sulla giustizia, presuppone questo principio: che noi veramente sappiamo cosa alcune cose siano realmente. Non possiamo argomentare su alcuna cosa – alcuna cosa reale, né fare distinzione dal discutere sull’argomentazione, e sulle parole, e gli atteggiamenti – se non accettiamo questo principio. Senza, possiamo parlare di sentimenti, ma non possiamo parlare di giustizia. Possiamo, senza, vivere nel regno dei sentimenti – o nel regno del terrore, ma non possiamo avere un regno della legge.

4- Sappiamo cosa gli esseri umani sono
Il quarto principio è che noi sappiamo cosa siamo. Se sappiamo cos’è una mela, di sicuro sappiamo cos’è un essere umano. Siccome non siamo mele; non viviamo come mele, non sentiamo quel che sentono le mele (se sentono qualcosa); non abbiamo esperienza dell’esistenza, della crescita o della vita delle mele ma, nondimeno, noi sappiamo cosa sono le mele. A fortiori, sappiamo cosa siamo perché abbiamo delle “informazioni interne”, informazioni privilegiate, maggiori e migliori.
Ovviamente non abbiamo una conoscenza totale, o anche sufficiente, di noi stessi, o delle mele, o (se diamo ascolto all’Aquinate) delle pulci. C’è ovviamente più mistero in un essere umano che in una mela, ma c’è anche più conoscenza. Ripeto questo concetto perché so che spesso non viene compreso: Per rivendicare il fatto che “noi sappiamo cosa siamo” non è necessario rivendicare che sappiamo tutto ciò che siamo, o anche che sappiamo adeguatamente o completamente o con pieno intendimento ciò che siamo. Noi siamo un mistero vivente, e conosciamo abbastanza di questo mistero. La conoscenza e il mistero non sono molto più incompatibili che il mangiare e  il desiderare di mangiare di più.

5- Siamo soggetti di diritti umani perché siamo umani.
Il quinto principio è l’indispensabile fondamento di senso comune per i diritti umani: Abbiamo dei diritti umani perché siamo esseri umani. Non abbiamo ancora detto cosa sono gli esseri umani (p.e.: abbiamo l’anima?), o cosa siano i diritti umani (p.e.: abbiamo il diritto a “vita, libertà e perseguimento della felicità”?), ma solo affermato che possiamo avere un qualche diritto umano perché siamo quel qualcosa che ci rende umani.
Questo suona certamente abbastanza ingenuo, ma implica un principio generale. Chiamiamolo il nostro sesto principio.

6- La morale è fondata sulla metafisica
Metafisica significa semplicemente filosofare sulla realtà. Il sesto principio significa che i diritti dipendono dalla realtà e che la nostra conoscenza dei diritti dipende dalla nostra conoscenza della realtà.
A questo punto della nostra argomentazione, probabilmente qualcuno si sentirà impaziente. Queste persone impazienti sono persone dotate di senso comune, non ancora rovinate dai corsi di chiacchiera. Essi diranno “Ovvio. Sappiamo tutto questo. Vai avanti. Vai al nocciolo della controversia”. Ma ho il sospetto che la parte controversa sia già iniziata, dal momento che non tutti sono impazienti; alcuni sono a disagio. “Troppo semplicistico”, “per niente sfumato”, “una faccenda complessa” – non è che queste frasi vi vengano alla mente per proteggervi dallo strale che sapete vi colpirà alla fine di questa argomentazione?
Il principio che la moralità dipende dalla metafisica sta a significare che i diritti dipendono dalla realtà, o – detto in altri termini – il diritto dipende dall’essere. Anche se diciamo d’essere scettici sulla metafisica, tutti usiamo questo principio nelle argomentazioni morali e legali. Ad esempio, nel dibattito odierno circa i “diritti degli animali” alcuni pensano che gli animali abbiamo davvero dei diritti e altri che non li abbiano, ma tutti siamo d’accordo che se hanno dei diritti, essi hanno diritti di animali, non diritti umani o diritti delle piante, perché essi sono animali, non esseri umani né piante. Per esempio, un cane non ha diritto di voto, come gli esseri umani, perché i cani non sono esseri razionali come gli esseri umani. Ma un cane probabilmente ha il diritto di non essere torturato. Perché? Per ciò che un cane è, e perché realmente sappiamo abbastanza su cosa sia realmente un cane: Noi sappiamo con certezza che un cane prova dolore e una pianta no. I cani hanno sensazioni, mentre le piante no, anche se i cani non hanno l’uso della ragione, come gli esseri umani; questo è il motivo per cui è sbagliato spezzare un arto a un cane ma non è sbagliato tagliare un ramo da un albero, e questo è anche il motivo per cui i cani non hanno il diritto di votare mentre gli esseri umani sì.

7- Gli argomenti morali presuppongono princìpi metafisici.
Il motivo principale per negare che la morale debba (o addirittura possa) essere basata sulla metafisica è che si dice che non sappiamo veramente in cosa consista la realtà, che abbiamo solo opinioni. Si sottolinea, correttamente, che andiamo meno d’accordo sulla morale che non sulla scienza o sui fatti pratici di ogni giorno. Non siamo in disaccordo sul fatto se il sole sia un corpo celeste o se abbiamo bisogno di mangiare per vivere, ma ci dividiamo su cose come l’aborto, la pena capitale, e diritti degli animali. Ma il fatto stesso che discutiamo di questo – un fatto che lo scettico adduce a sostegno dello scetticismo – è una confutazione dello scetticismo. Non si discute di come ci sentiamo, di cose soggettive. Non si sente mai una discussione come questa: “Mi sento alla grande.” “No, mi sento malissimo.”
Per esempio, sia i pro-life sia i pro-choice sono in generale d’accordo che è sbagliato uccidere persone innocenti contro la loro volontà e che non è sbagliato uccidere parti di persone, come le cellule tumorali. E sia i sostenitori sia gli oppositori della pena capitale sono in genere d’accordo sul grande valore della vita umana, ed è per questo che il sostenitore vuole proteggere la vita innocente giustiziando gli assassini e l’oppositore proteggere la stessa vita dell’assassino. Sono radicalmente in disaccordo su come applicare il principio che la vita umana è preziosa, ma entrambi accolgono il medesimo principio e vi fanno ricorso.

8- La forza che fa il diritto
Tutti questi esempi dati finora sono controversi. Come applicare principi morali a questi argomenti è in sé una fonte di controversia. Quello che invece non è controverso, almeno spero, è il semplice principio che i diritti umani sono propri dagli esseri umani per ciò che essi sono, per la loro stessa esistenza (natura), e non perché altri esseri umani hanno il potere di imporre la loro personale volontà. In quel caso sarebbe letteralmente: “la forza crea il diritto”.
Invece di mettere la forza nelle mani del diritto, sarebbe come appiccicare l’etichetta del diritto sul concetto della forza: giustificando la forza, anziché fortificare la giustizia.
In ogni caso questa è l’unica alternativa, indipendentemente dalla struttura politica di potere, indipendentemente da chi o da quanti detengono il potere, che sia un singolo tiranno, o un’aristocrazia, o la maggioranza dei liberi votanti, o il vago sentire che Rousseau chiamava “il volere  generale”. La forma politica non cambia il principio.  Una monarchia costituzionale, nella quale il re e il popolo sono sottoposti alla stessa legge, è un potere di diritto, non di forza; una democrazia senza legge, nella quale la volontà della maggioranza non è soggetta a controllo, è un governo di potere, non di diritto.

9- Se si diano diritti a tutti o solo ad alcuni.
La ragione per la quale tutti gli esseri umani hanno diritti umani è che tutti gli esseri umani sono esseri umani. Due sole filosofie dei diritti umani sono logicamente possibili. In entrambi i casi tutti gli esseri umani hanno diritti, o solo alcuni esseri umani hanno diritti. Non esiste una terza possibilità. Ma le ragioni per credere in una di queste due possibilità è ancora più importante di quale sia quella in cui si crede.
Supponiamo di credere che tutti gli esseri umani abbiano diritti. Crediamo che tutti gli esseri umani hanno diritti perché sono esseri umani? Osiamo fare della metafisica? Sono i diritti umani “inalienabili”, perché sono inerenti alla natura umana, all’essenza umana, all’essere umano, per ciò che gli uomini sono nei fatti? Oppure crediamo che tutti gli esseri umani hanno diritti perché alcuni esseri umani così affermano – perché alcune volontà umane hanno dichiarato che tutti gli esseri umani hanno dei diritti? Se vale la prima ragione, siamo assicurati contro la tirannia e l’usurpazione dei diritti. Se vale la seconda ragione, non lo siamo. Perché la natura umana non cambia, ma le volontà umane sì. Le stesse volontà umane che dicono oggi che tutti gli esseri umani sono portatori di diritti possono ben dire domani che solo alcuni esseri umani hanno diritti.

10- Perché l’aborto è sbagliato
Alcune persone vogliono essere uccise. Non esaminerò la moralità del concetto di eutanasia.
Comunque, l’eutanasia non volontaria è sbagliata; chiaramente esiste una differenza tra imporre la propria volontà su un altro e un libero contratto stipulato tra due individui. Il contratto può sempre essere sbagliato, un contratto può sempre dare un risultato sbagliato, e il semplice fatto che gli stipulanti vi siano entrati liberamente non garantisce automaticamente la possibilità di eseguire ciò che si è stipulato. Invece far del male o ammazzare un altro contro la sua volontà, non tramite un libero contratto, è senza ombra di dubbio sbagliato; se ciò non e’ sbagliato ditemi che cosa lo è!
Ma questo è ciò che l’aborto è. Madre Teresa semplicemente disse: Se l’aborto non è sbagliato, niente lo è. Il feto non desidera di essere ucciso; cerca di scappare, sfuggire alla sua sorte. Avete coraggio di guardare il film “The Silent Scream”? I media hanno mai avuto il coraggio di permetterne la visione? No, non censurano alcunché se non il più diffuso intervento in America.

11- L’argomento della non esistenza delle non-persone
Sono le persone una sottoclasse degli esseri umani, o sono gli umani una sottoclasse delle persone? La questione della distinzione fra esseri umani e persone sorge per due motivi: la possibilità che vi siano persone non umane, come extraterrestri, elfi, angeli, divinità, Dio, o le Persone della Trinità, o la possibilità che ci siano alcuni esseri umani non personali, non-persone, esseri umani senza diritti.
Buon senso e morale tradizionali dicono che tutti gli esseri umani sono persone e hanno diritti. Il moderno relativismo morale ci dice che solo alcuni esseri umani sono persone, perché hanno diritti solo coloro cui i diritti siano concessi da altri (ad esempio, da chi è al potere). Quindi, se abbiamo il potere, siamo in grado di “spersonalizzare” qualunque gruppo volessimo: neri, schiavi, ebrei, nemici politici, liberali, fondamentalisti – o bambini non ancora nati.
Una via comune per affermare questa filosofia è l’affermazione che l’appartenenza a una specie biologica non conferisce alcun diritto. Ho sentito sostenere che non trattiamo tutte le altre specie nel modo tradizionale – cioè, non assegniamo uguali diritti a tutti i topi. Alcuni li uccidiamo (quelli che ci entrano in casa e si dimostrano nocivi), di altri ci prendiamo cura e li proteggiamo (quelli che troviamo utili in esperimenti di laboratorio o quelli che adottiamo come animali da compagnia), altri ancora semplicemente li ignoriamo (i topi selvatici). L’argomento conclude che quindi, sono solo il sentire o la tradizione (i due sono spesso confusi, come se nulla di razionale potesse essere tramandato dalla tradizione) ad assegnare diritti a tutti i membri della nostra stessa specie.

12- Tre premesse pro-life e tre alternative pro-choice
Abbiamo dato per scontato tre premesse, e sono le tre argomentazioni basilari dell’argomentazione pro-life. Ognuna di esse può essere confutata. Per poter essere pro-choice, devi almeno negarne una, perché se le prendi tutte e tre in blocco ti portano logicamente alla conclusione pro-life.
Esistono comunque anche altre tre posizioni pro-choice, dipende da quale delle tre posizioni pro-life decidi di obiettare.
La prima premessa è scientifica, la seconda morale, e la terza giuridica. La premessa scientifica è che la vita di ogni membro di una categoria vivente comincia al momento del concepimento (questa verità era alla base di tutti i libri biologici prima della sentenza Roe, e da allora non è più presente in nessun libro di biologia anche se questa sentenza non ha scoperto nessun fatto scientifico nuovo). In altre parole, tutti gli esseri umani sono umani, che siano embrionali, fetali, infanti, giovani, maturi, vecchi o morenti.
La premessa morale è che tutti gli esseri umani hanno il diritto alla vita perché tutti gli esseri umani sono umani. È una deduzione logica dalla più ovvia delle regole morali, la Regola d’Oro, o la giustizia, o l’equità.  Se non vuoi essere ucciso, non uccidere.  E’ semplicemente non giusto, non leale. Tutti gli esseri umani hanno essenza umana e sono perciò essenzialmente uguali.
La premessa giuridica è che la legge deve proteggere il più basilare dei diritti umani. Se tutti gli esseri umani sono uguali, e se tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, e se la legge deve proteggere i diritti umani, allora la legge deve proteggere il diritto alla vita di tutti gli esseri umani.
Se tutte e tre queste premesse sono vere, la conclusione pro-life è valida. Dal punto di vista pro-life ci sono tre soli motivi per essere pro-choice: l’ignoranza scientifica (ignoranza crassa di un fatto tanto elementare che pressoché tutti al mondo lo conoscono); l’ignoranza morale (ignoranza crassa della più elementare delle norme morali); l’ignoranza giuridica (ignoranza crassa di una delle più elementari fra tutte le funzioni della legge).
Vi sono tuttavia differenze significative fra questi tre tipi di ignoranza
L’ignoranza scientifica, se non è negligenza o sconfessione deliberata o disonestà, si può forse compatire, ma non è passibile di condanna morale. Non occorre essere malvagi per essere ottusi. Se si crede che un bambino non ancora nato sia solamente “vita potenziale” o “solo un grumo di cellule” allora non si pensa che nell’abortire si stia uccidendo un essere umano e perciò non si avranno su ciò problemi di coscienza. (Ma perché allora così tante madri che abortiscono hanno così tanti rimorsi di coscienza, spesso per il tempo di una vita?). La maggior parte delle argomentazioni pro-choice, nei primi due decenni dalla Roe, ponevano in discussione la premessa scientifica dell’argomento pro-life. Può darsi che ciò molto spesso avvenisse per disonestà più che per mera ignoranza, ma forse anche no, in ogni caso però non denegava direttamente l’essenza della seconda premessa, quella del principio morale. Mentre oggigiorno l’argomentazione pro-choice si fonda su questo secondo punto.
Forse i pro-choice sentono di non avere alternativa ma di dover confutare la premessa morale, perché non avrebbero altrimenti altro modo per argomentare. I fatti scientifici sono evidenti e impossibili da sconfessare, ed è giuridicamente privo di senso sconfessare un principio giuridico, dal momento che se la legge non difende il diritto alla vita, a cosa serve? Allora non resta loro che sconfessare la premessa morale che porta alla conclusione pro-life. Questo dal mio punto di vista è un cambiamento di rotta abissale. Il cammello ha messo non solo il naso ma tutto il tronco dentro la tenda (ndt: l’immagine intende indicare una piccola premessa gravida d’ingombranti conseguenze). Credo che la maggior parte della gente rifiuti di pensare o argomentare sull’aborto perché capisce che per poter rimanere nell’idea pro-choice deve prima di tutto abortire la propria ragione. Oppure, dal momento che i pro-choice  insistono nel sostenere che l’aborto è un fatto di sesso e non di bambini, il loro unico modo per disdegnare la verginità è disdegnare la verginità intellettuale. Il loro unico modo per giustificare la propria perdita d’innocenza morale è perdere la propria innocenza intellettuale. Se questo paragrafo vi offende, vi sfido a interrogare con calma e onestà la vostra coscienza e ragione circa se, dove e perché ciò che sostengo è falso.

13- L’argomento scettico
La risposta più probabile sarà un’accusa di dogmatismo. Come oso io pontificare con infallibile certezza, e chiamare tutti coloro che non sono d’accordo, mentalmente o moralmente minorati? Bene, qui c’è un argomento anche per lo scettico metafisico, che non avesse accolto nemmeno la mia prima e più semplice premessa, che davvero sappiamo cosa alcune cose siano veramente, come ad esempio cos’è una mela. (E ‘solo dopo essere inchiodati al muro e dover giustificare cose come l’aborto che si diventa scettici e si può negare un tale principio autoevidente).
La Roe ha utilizzato un simile argomento scettico per giustificare una posizione pro-choice. Dal momento che non si sa quando la vita umana abbia inizio, così conclude l’argomento, non possiamo imporre restrizioni. (Perché sia più limitante dare una vita che prenderla, non riesco a capirlo). Così, ecco la mia confutazione della Roe con le sue stesse premesse, le sue premesse scettiche: Supponiamo che non un solo principio di questo saggio sia vero, a cominciare dal primo. Supponiamo che noi non sappiamo nemmeno cosa sia una mela. Allora anche l’aborto è ingiustificabile.
Accogliamo non uno scetticismo dogmatico (che è auto-contraddittorio), ma uno scetticismo scettico. Consideriamo, inoltre, il presupposto che noi non sappiamo se un feto sia una persona o no. Nella realtà oggettiva, naturalmente, o è o non è (a meno che la Corte abbia revocato la legge di non contraddizione, mentre eravamo in vacanza), ma nelle nostre menti soggettive non possiamo sapere ciò che il feto è nella realtà oggettiva. Sappiamo, però, dalla sola logica formale, che o è o non è. Una seconda cosa che sappiamo dalla sola logica formale è che o sappiamo o non sappiamo che cosa sia un feto. Se “là fuori” c’è, come fatto oggettivo, indipendente dalla nostra mente, una vita umana, o no; e se esiste nelle nostre menti la conoscenza di questo fatto oggettivo, oppure no.
Vi sono quindi quattro possibilità:
–    Il feto è una persona, e lo sappiamo;
–    Il feto è una persona, ma non lo sappiamo;
–    Il feto non è una persona, ma non lo sappiamo;
–    Il feto non è una persona, e lo sappiamo.
Che cosa è dunque l’aborto in ognuno di questi quattro casi?
Nel primo caso, nel quale il feto è una persona e lo si sa, l’aborto è un omicidio. Omicidio volontario, nella fattispecie. È uccidere deliberatamente un essere umano innocente.
Nel secondo caso, nel quale il feto è una persona e non lo si sa, l’aborto è omicidio colposo. E ‘come investire un cappotto di forma umana sulla strada di notte o introdurre sostanze chimiche tossiche in un edificio che non si è sicuri essere completamente evacuato. Non si è certi che vi sia una persona, ma nemmeno che non vi sia, e si dà il caso che vi sia una persona lì, e la si uccida. Non si può invocare l’ignoranza. È vero, non si sapeva che vi fosse una persona, ma neanche si sapeva che non c’era, ma così l’atto è stato letteralmente il vertice dell’irresponsabilità. Questo è ciò che ha consentito la Roe.
Nel terzo caso, il feto non è una persona, ma non se n’è a conoscenza. Dunque l’aborto è altrettanto irresponsabile come nel caso precedente. È stato investito il soprabito o sottoposto a fumigazione l’edificio senza sapere che non vi sono persone. Si è stati fortunati, non c’erano. Ma non importava, non ce se n’è curati, si è stati altrettanto irresponsabili. Non si può legalmente essere accusati di omicidio colposo, poiché l’uomo non è stato ucciso, ma si può e si deve essere accusati di negligenza criminale.
Solo nel caso n° 4 l’aborto è una scelta ragionevole, ammissibile, e responsabile. Ma notare: Ciò che rende il caso n°4 ammissibile non è solo il fatto che il feto non sia una persona, ma anche la consapevolezza che non lo è, cioè il superamento dell’atteggiamento scettico. Quindi lo scetticismo non gioca a favore dell’aborto, ma contro di esso. Solo non essendo scettici, solo essendo dogmatici, solo se si è certi che non vi sia persona nel feto, o alcun uomo nel cappotto, o alcun individuo nel palazzo, si può interrompere una gravidanza, guidare, o si può fumigare.
Questo invalida anche la nostra più timida, onesta via di fuga: far finta di non sapere nemmeno cosa sia una mela, solo così abbiamo una scusa per invocare la nostra ignoranza su cosa sia un aborto.

Un ultimo appello
Spero che un lettore mi possa mostrare dove sono andato fuori strada nella sequenza dei tredici passi che costituiscono quest’argomentazione. Mi auguro sinceramente che vi sia un giorno qualche pro-choice in grado di espormi un argomento che provi che i feti non sono persone. Risparmierebbe a me e ad altri pro-lifer gran dolore, tempo, fatica, preoccupazioni, preghiere, e denaro. Ma fino ad allora seguiterò ad argomentare, perché è ciò che faccio come filosofo. E la mia versione debole e fiacca del grido d’una madre che dice che qualcosa di terribile sta accadendo: si stanno massacrando i bambini. Farò questo perché, come Edmund Burke ha dichiarato: “L’unica cosa necessaria al trionfo del male è che le brave persone non facciano nulla”.

Traduzione a cura di Giovanni B. Reginato e Giuliana Allen

Fonte: Peter Kreeft: “The Apple Argument Against Abortion.” Crisis Magazine 18, no. 11 (December 2000): 25-29.

di Peter Kreeft

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