30/10/2012

Legge 40: da un fallimento la spinta a volare Alto

Non mi pento di aver contribuito (con stand, manifesti, broschure e articoli di stampa) alla sconfitta inferta ai radicali in occasione del referendum contro la legge 40. Ma ora, a otto anni di applicazione di quella legge che regola ciò che l’antilingua chiama “Procreazione Medicalmente Assistita” (PMA), ma che per me è solo fecondazione artificiale (FA), è tempo di tirare le somme.
Analizzando i dati della recente relazione annuale del Ministro della Salute e,  in particolare, l’andamento del numero dei bimbi nati (meglio: “prodotti”), degli embrioni distrutti e della percentuale di coppie soddisfatte col bimbo in braccio nel periodo 2005-2010, emergono due aspetti inquietanti. Da un lato, il crudele inganno di cui sono vittime le coppie che, nella speranza di evere un figlio, si accostano alle tecniche di FA: un incredibile 82% di esse, infatti, resterà delusa. Dall’altro, la distruzione di un numero enorme di embrioni, ben 80.570 nel 2010.
E’ evidente che solo in vista di una restrizione delle pratiche di FA si sarebbe potuto giustificare la difesa di una norma comunque ingiusta come la legge 40, ma così non è stato. Anzi, malgrado i suoi “paletti”, essa non solo non è riuscita a limitare il ricorso alla fecondazione artificiale ma, al contrario, l’ha favorita. E’, infatti, aumentato di oltre il 50% rispetto al 2005 il numero di coppie che si accosta ad essa, ben 69.797 nel 2010, col tragico corollario dell’aumento, + 51% dal 2005, degli embrioni distrutti.
Ignorata dal ministro, questa strage di esseri umani rende tragicamente grottesca e ipocrita l’affermazione della tutela dei diritti “compreso il concepito”(art 1, l.40).
Una eterogenesi dei fini, dunque, della legge 40 dovuta, a mio avviso, a due motivi. Il primo è l’aumentata facilità di accesso ai sempre più numerosi ed economici centri pubblici o convenzionati che eseguono la FA; il secondo è legato alla accresciuta percezione di legittimità morale della FA dopo che una legge di Stato l’ha resa legale.
Insomma, la legge 40 si è rivelata un fallimento e un pro-life non la può più difendere.
L’espansione senza freni del ricorso alla FA (sì al figlio, ad ogni costo) è un altro tassello che, in aggiunta all’allarmante quadro dell’aumento degli aborti delle minorenni e di quelli eugenetici (no al figlio, ad ogni costo), rende più chiaro l’abisso di schizofrenia morale in cui l’Italia sta precipitando.
Ma ora occorre reagire. Per quanto mi riguarda insisterò su due veri obiettivi che il pro-life deve perseguire. Del resto, sono suggeriti da Madre Teresa di Calcutta.
1)  Cancellare la legge 194, e già questo farebbe scomparire il 32% (studio Guis e Cavanna) dei 110 mila aborti annuali che diventerebbero, ancorché clandestini, circa 75 mila, ma che potrebbero ridursi con l’adozione alla nascita perché i bambini, altrimenti abortiti, troverebbero una famiglia nelle coppie sterili (pressoché di pari numero: 70 mila) che ora, con poca speranza e tanta sofferenza, si rivolgono ai centri per la FA.
2) Cancellare anche la legge 40 dopo aver facilitato l’accesso alle adozioni delle coppie sterili.
E’ chiaro che per favorire l’abbandono del bimbo alla nascita da parte della gestante quale alternativa all’aborto, occorre promuovere una azione culturale per farle accettare almeno la gravidanza. L’impegno per il mondo pro-life è grande, ma la posta in gioco è altissima: la vita di quasi 200 mila bambini l’anno e la felicità di tutte le coppie sterili, non solo di un esiguo 18%.
So che la proposta sarà giudicata utopistica da quei pro-life che, svilendo la loro stessa esistenza, preferiscono volare basso puntando, con poco entusiasmo, su azioni di dubbia utilità. I credenti, invece, convinti che a Dio nulla è impossibile, riconoscono che il pro-life non può ripiegare, rassegnato, su obiettivi “fattibili” come fanno i politici, ma su quelli giusti ancorché ambiziosi.
Nell’anno della Fede essi sono chiamati proprio a questo: dare una testimonianza ponendo in Dio la riuscita dei loro progetti di giustizia e di amore verso il fratello più povero e più disprezzato di tutti: il bimbo non nato.

 

di Carlo Principe

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.