22/04/2014

Lettera ad un bambino mai nato, ad un bambino abortito

 

Caro bambino mai nato,

Lo so, già ti ha scritto Oriana Fallaci che è una grande e famosa scrittrice, ma anche se non sarò alla sua altezza ci tenevo a scriverti anche io. Però non so se questa lettera ti arriverà, perché non so quale nome scrivere sulla busta. Nessuno ti ha dato un nome, bimbo, perché dare un nome alle cose significa riconoscerne l’esistenza, accettare il fatto che esse sono lì e si impongono, e noi non possiamo farci nulla, solo prenderne atto.

Funziona così soprattutto per i nomi propri: l’atto del dare un nome ad una persona, a un animale, non è far altro se non riconoscere che non è una cosa, ma un essere che vive, respira e sente e che ha un’importanza speciale per noi. Non a caso, sai, a Roma si cancellavano i nomi dei nemici della repubblica dalle iscrizioni, perché gran parte della memoria di qualcuno nel mondo antico era legata al suo nome. Cancellarne il nome era cancellarne il ricordo.

Ma non ti chiamano neanche bambino, ma feto. Se non fosse troppo lungo, forse ti chiamerebbero ammasso di cellule. Quanto disprezzo hai raccolto su di te, bimbo, senza nemmeno esser nato.
Ma io te lo darò, un nome. Ti chiamerò bambino, ma con la B maiuscola, e scrivendo a te scriverò a tutti i bambini come te, quelli mai nati.

Non l’avevi scelto tu di venire al mondo, è vero, ma nel momento in cui hai iniziato ad esistere, anche se non eri altro che un grumo di cellule a guardarti da fuori, hai ricevuto il diritto alla vita.
Nessuno di noi ha scelto di venire al mondo, eppure siamo qui. E guardaci, noi che decidiamo della tua vita, ne siamo così affamati, siamo così affamati e disperati di Vita, ma molti di noi ne stanno ancora cercando il senso. Tua madre ha creduto che sarebbe stata vita quella che avrebbe vissuto dopo averti espulso dal suo corpo, inutile zavorra di cellule. E invece eri tu, la vita, il senso, l’unico miracolo che avrebbe mai potuto compiere prima di appassire come appassisce ogni uomo, ogni fiore. Che cosa c’è di più miracoloso della nascita, bambino? Tu non hai potuto saperlo, ma è un momento intenso per l’uomo come lo è per la lava l’esplosione di un vulcano.

Tua madre non ha saputo amarti, è stata egoista. Sei arrivato troppo presto, lei non si è sentita pronta. Ha creduto che il suo corpo le appartenesse, e anche il tuo. Tua madre come tanti non aveva altro Dio al di fuori di se stessa e non ha saputo credere nel miracolo della vita che rinasce dalla vita, preferendo a te la sua finta vita plastificata.

Lei non ti dimenticherà mai, lo so. Le resterai sulla pelle, popolerai i suoi incubi. Checché se ne dica, Bambino, nessuno uccide senza impazzire, nessuno uccide e torna a sorridere come prima. Nessuna vita su questa terra si spegne silenziosamente, ma se ne va con un’esplosione violenta, anche se a volte invisibile.
Ogni vita strappata strappa a sua volta qualcosa dall’anima di chi ha compiuto il gesto.

Bambino, sai, avresti potuto vedere il mondo e invece ti hanno chiuso gli occhi prima che potessero aprirsi. Alcuni dicono che saresti stato infelice, che avresti pianto nel nascere, che è meglio che tu non sia mai nato.
Ma lo sai che si piange anche di gioia? Noi non ricordiamo più la meraviglia che provammo da bambini scoprendo il miracolo dell’universo, lo stupore di fronte ad ogni foglia, ad ogni uccellino. Chi meglio di te, Bambino, avrebbe capito quanto sia bello il  breve passaggio su questa Terra, tu che non hai mai potuto vedere il Sole?

Ciao, Bambino assassinato, Bambino mai nato.

Vic

 

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