16/07/2014

L’ideologia omosessualista invade le nostre scuole

Nessuno può negare che negli ultimi anni nella nostra società qualcosa sia cambiato e  tutto così improvvisamente da sembrare che  una nuova notizia ci abbia raggiunti: la natura umana è cambiata, non esiste più solamente il maschio e la femmina, ma  altre forme di umano come il transessuale, l’omosessuale, il queer  e ancora altre, a seconda della percezione che un uomo ha di sé, un’infinità di generi insomma. Questa nuova concezione dell’umano vuole affermare , conseguentemente, un nuovo modo di concepire la famiglia introducendo le cosiddette nuove forme di famiglia con  nuovi diritti e nuovi privilegi. Tanti sono i segnali di questo cambiamento che si rilevano sia nelle pubblicità in TV, nei film propinati, nei libri che circolano, nelle pressioni presso il Parlamento. Ciò che sembrava una volta relegato nella sfera del privato e del personale comportamento, oggi vuole essere assunto a normalità con un riconoscimento giuridico.

Le pressioni per introdurre questo cambiamento sono visibili e tangibili anche nei progetti educativi che vengono proposti a scuola. Infatti la scoperta di una precisa strategia nazionale con obiettivi e specifiche misure attuative  per  l’educazione sessuale dei  nostri figli ci lascia sconcertati e preoccupati.  L’educazione dei propri figli in questo campo è  compito prevalente dei genitori , primi educatori e tale primato è riconosciuto anche dalla Costituzione (art.29) e da tutte le leggi della scuola.

L’introduzione di libretti nella scuola da parte dell’UNAR dal titolo Educare alla diversità,  a realizzazione di quella strategia, per tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado,   ha provocato la curiosità e quindi l’approfondimento della questione scoprendo che tali opuscoli, destinati agli insegnanti, non sono altro che l’attuazione di un documento chiamato STRATEGIA NAZIONALE per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basato sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere , per il periodo dal 2013 al 2015, che se pur aveva come scopo primario la lotta alla discriminazione (lotta sacrosanta), introduce una nuova visione della sessualità e dell’uomo.

Tale documento riporta e recepisce un altro documento  – di fonte OMS – denominato STANDARD PER L’EDUCAZIONE SESSUALE IN EUROPA, scritto nel 2008, che dà le  direttive  ai vari Stati – “dall’Oceano Pacifico all’Oceano Atlantico” – perché possano costituire delle linee guida per gli Stati Nazionali sull’educazione sessuale.

Tale  documento  parla per la prima volta di diritti sessuali già dalla più tenera età e informa dettagliatamente di tutto ciò che va insegnato ai bambini/ragazzi. Propone come obiettivi quello di  informare i bambini di età da 0-4 anni  su: “il diritto di esplorare la nudità e il corpo e di “essere curioso” ; “ le belle e cattive esperienze del proprio corpo e su cosa dà una sensazione piacevole? (ascolta il tuo corpo)”; “Aiutare i bambini a sviluppare l’atteggiamento che il mio corpo appartiene a me” (pg 39). E per  i bambini da 4 a 6 anni informare sulla iniziazione alla “masturbazione infantile precoce” e “gioia e piacere nel toccare il proprio corpo”,  informare sull’ “amicizia e amore verso persone dello stesso sesso “  (pg40).  Per i bambini di 6-9 anni: informare sull’idea base della contraccezione e sui diversi metodi contraccettivi, sui rapporti sessuali  (pg 42). Per i ragazzi dai 9-12 anni sui “diversi tipi di contraccezione e loro utilizzo”, “insegnare ad utilizzare preservativi e i contraccettivi correttamente” (pg 44); informare sulla possibilità di procreare bambini su misura, sui rapporti sessuali…il resto delle fasce di età si possono leggere direttamente dal Documento facilmente scaricabile da Internet.

In Italia con la STRATEGIA NAZIONALE per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basato sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere ,( 2013 – 2015),  viene recepita la direttiva europea e attraverso la lotta alla discriminazione,  contemporaneamente introduce un nuovo paradigma antropologico, una nuova cultura, quella che assolutizza il desiderio, considerando l’uomo una macchina desiderante.

Si parla di voler garantire l’ampliamento delle “conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT”, garantendo un ambiente scolastico sicuro e “friendly” ai loro assunti; “contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superando il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali”.  ( Pag 17).

Si impone alle nostre conoscenze –  legate al dato oggettivo e biologico –  una nuova realtà, un nuovo gruppo di persone che la società dovrebbe in modo privilegiato tutelare, come se avessero dei diritti maggiori rispetto ad altri uomini: sono i gruppi LGBT, il cui acronimo significa Lesbiche, Gay, Bisessuale, Transessuale. Ed è  proprio questo il  momento in cui viene  attuato il cambio culturale: l’assunzione del concetto che esistano – per così dire- altre categorie quale l’omosessuale, il bisessuale, il transessuale da affiancare a quelle biologiche di maschio e femmina che vengono definite da tali gruppi con un neologismo eterosessuali.

Questa è un’operazione culturale indebita e molto pericolosa che sgancia il dato bio-psicologico dell’essere maschi e dell’essere femmine dall’orientamento che ognuno sceglie per sé di dare,  creando confusione nei bambini e ragazzi nel momento in cui questi stanno maturando la loro identità sessuale con sicure conseguenze psicologiche.

Si  rimanda, per un approfondimento dell’argomento, alla lettura , pur faticosa,  del documento citato.

Attraverso laboratori da proporre a scuola, secondo i libretti UNAR, si vorrebbe far passare l’idea che la famiglia costituita da un padre e da una madre sia uno “stereotipo da pubblicità”, che va combattuta la mentalità di dividere gli studenti in ragazzi e ragazze , o di assegnare attività diverse a seconda del sesso biologico, a significare la scomparsa della differenza sessuale maschio-femmina.

Pertanto, secondo questa teoria,  educare un maschio a giocare con la Formula 1 o la femmina a  interessarsi della cucina o dello shopping  sarebbe un pregiudizio, uno stereotipo  da abbattere, in quanto vengono definiti i ruoli di genere, mentre secondo la suddetta teoria occorre superare la distinzione tra maschio e femmina quali costrutti sociali  a favore del genere che ogni persona secondo la propria percezione si dà.

A conclusione di questa breve panoramica sui progetti che stanno approntando per l’educazione sessuale nelle nostre scuole, è lecito interrogarci  e chiedersi quale modello di civiltà e quale cultura intendiamo promuovere e se sia questa la strada per abbattere le discriminazioni.

Maria Carmela Di Martino

 

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