16/04/2014

Lottiamo tutti uniti per l’abrogazione della legge 194!

Ho notato un’intensificazione di reciproci attacchi fra alcuni che criticano altri per essere “buonisti” o “traditori” mentre quest’ultimi considerano i primi “talebani”.  Premetto che conosco sia gli uni che gli altri e credo che ambo le parti abbiano da insegnarmi, poiché sono un novizio nel mondo pro-life italiano. Certamente trent’anni fa vi furono dei tradimenti da parte cattolica, dato che la 194 è stata approvata e promulgata anche grazie a politici cattolici. Indubbiamente, da decenni, in nome dell’apertura al mondo e del dialogo per il dialogo si sono accettati compromessi dopo compromessi e, soprattutto, sembra essere stata dimenticata la necessità di testimoniare la verità anche se questo comporta dei rischi, come ci insegnano ancora oggi i tanti martiri cristiani nei paesi comunisti e mussulmani. Tuttavia, la situazione in Italia attualmente è molto diversa e mi permetto di paragonarla al mio lavoro di imprenditore all’estero. In un mercato dove io ho una penetrazione del 90%, ovviamente, posso permettermi di imporre le regole che voglio, ma laddove ho solo un 10% del mercato sono obbligato ad applicare una politica di piccoli passi, sempre in vista dell’obbiettivo finale di conquista del mercato stesso. Se applico questo principio alla situazione pro-life in Italia mi sembra ovvio che si debba, oggi, applicare una politica di “piccoli passi” sempre con l’obbiettivo finale, che va affermato con forza e mai sottaciuto, dell’abrogazione della legge 194. Questa è la strategia che hanno applicato i radicali durante gli ultimi trent’anni ed è così che hanno, almeno per il momento, vinto. Se io, per esempio, propongo un referendum contro l’uso di fondi pubblici per gli aborti, non accetto “il male minore” ma cerco semplicemente di conquistare spazi per aprire il dibattito e, pian piano, arrivare allo mio scopo finale. E’ chiaro che va anche fatta una riflessione sulle strategie adottate finora che non hanno impedito le dure sconfitte subite in oltre 30 anni (l’ultima: l’introduzione della fecondazione eterologa). Sono certamente gravi le dichiarazioni di esponenti cattolici che hanno difeso a spada tratta “il bene” della 194, una legge senza la quale 30% delle donne non avrebbero abortito e che non ha certamente eliminato il fenomeno degli aborti clandestini. Una legge che, in pratica, permette – su richiesta – il più ignobile degli omicidi, quello perpetrato contro una persona inerme che si non si può difendere. Nonostante ciò, sono pienamente d’accordo con coloro che, nell’ambito di una azione tattica (mai strategica!), fanno valere qualche comma della stessa 194, facendolo con prudenza, per evitare quel rischio culturale di instillare nelle coscienze un giudizio positivo sulla 194 e, quindi, sull’aborto stesso. Insomma se per fare passi in avanti io sono costretto ad usare alcuni articoli della 194 come quello che permette l’obiezione di coscienza o quello che ci permette di fermare l’approdo dell’RU 486 in farmacia non sbaglio, perché lo scopo ultimo non cambia. Invece, ho visto politici cattolici e persino giornali cattolici dire o scrivere “almeno che la 194 venga applicata e poi vediamo…” o, addirittura parlare della stessa legge come di una “legge buona”: questi sono gravi errori perché si accetta un compromesso sull’essenziale ed a livello strategico. L’obbiettivo deve rimanere l’abrogazione della legge 194. Un forte Movimento per la Vita deve essere costruito sulla Verità ed i nostri politici, ancora troppo tiepidi sui temi della Vita, vanno spinti ad enunciarla senza paura.

Circa l’azione dei politici, sarebbe ingiusto, come hanno fatto alcuni amici, non riconoscere alcuni risultati positivi ottenuti grazie ad alcuni di essi che invece sono accusati di essere troppo “soft” al punto di chiedere loro le dimissioni perché appoggiano un Governo iniquo. Sono pragmatico e forse sbaglio: ma non è grazie a questi “buonisti” che è stata bloccata la distribuzione dei libelli dell’UNAR? Che viene fortemente contrastata la legge Scalfarotto? Che viene difesa l’obiezione di coscienza e combattuta la RU 486?  Non sono questi dei passi positivi? Se studio la storia, non è stata la divisione delle forze cristiane che ci ha fatto perdere Cipro e le Crociate? E, al contrario, non è stata l’unione delle migliori forze cristiane del tempo che ci ha fatto vincere a Vienna e a Lepanto?  Le divisioni e litigi interni sono tipici delle culture perdenti: persino gli antifascisti negli anni trenta, a Parigi, lottavano fra loro. Noi vogliamo vincere o perdere? Vogliamo il trionfo del Regno Sociale di Cristo sulla terra o no? Lo potremo raggiungere se siamo divisi? Non possiamo cercare di comprendere e perdonare gli errori degli uni e degli altri, realizzando che nessuno di noi è perfetto e restando fermissimi sull’essenziale e sull’obiettivo finale? Ovviamente possono sussistere delle diverse opinioni, a livello tattico, ma non credo sia proprio opportuno insultarsi in pubblico e su internet, perché così facendo facciamo solo piacere al nostro comune nemico: i panni sporchi vanno sempre lavati in casa. Restiamo uniti nella verità e nell’essenziale lottando insieme contro i fautori della morte! Se non condividiamo scelte tattiche di qualcuno di noi, facciamolo osservare rispettosamente, senza offese, insulti o maldicenze. Cerchiamo di essere buoni cristiani. La Marcia per la Vita che ha per slogan: “per la Vita senza compromessi” dovrebbe essere quel “collante” che ci riunisce nell’azione e dovremmo parteciparvi tutti, compatti: tutte le parrocchie, le diocesi, i movimenti ecclesiali, fedeli di altre religioni, atei “razionalisti”, moderati, estremisti, di centro, di destra e di sinistra, modernisti e tradizionalisti e papisti. Tutti coloro che credono che la vita umana vada protetta dal concepimento alla morte naturale. In conclusione, l’unico fattore essenziale dovrebbe essere il riconoscimento dell’obbiettivo finale ossia arrivare all’abrogazione della 194. E mentre lavoriamo per perseguirlo, avanziamo uniti a piccoli passi verso la vittoria finale senza compromettere l’essenziale, ma solo accettando espedienti a livello tattico. Questo veramente lo dobbiamo fare per dar voce a chi non può più parlare, non è uno slogan, lo penso profondamente.

Toni Brandi

 

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