13/02/2016

Matrimonio gay & C.: riflettiamo con un noto intellettuale (2)

Proseguiamo la disamina delle affermazioni dell’illustre intellettuale di grido, Umberto Galimberti all’Huffington Post, a proposito di utero in affitto, matrimonio gay, adozioni ecc.

I primi quattro punti potete leggerli qui.

Matrimonio gay & C: affermazioni di Galimberti

5 – “Che poi la smettano di dire che i figli degli omosessuali siano disturbati mentalmente. Ma stiamo scherzando? Da quando in qua le nostre famiglie sono tutte così carine? Non succede mai niente. Non ha mai pensato che la famiglia è il luogo eminente della violenza?”

6 – “Per quanto riguarda l’utero in affitto, non è a tema, quindi che la smettano di spaventare la gente. Quando sarà a tema ne discuteremo”.

7 – “A proposito del tema, io posso regalare un rene, posso regalare il mio midollo. E un altro regala l’utero se vuol fare felice una coppia”.

8 – “Riguardo ai cattolici. Perché i cattolici contrastano la tecnica? E poi con Eluana Englaro l’hanno tenuta in vita artificialmente. Mettetevi d’accordo”.

Matrimonio gay & C: obiezioni

5 – Quanto poi all’accusa lanciata da Galimberti che ritiene inaccettabile dire che i figli degli omosessuali sono disturbati mentalmente, ma che anche la famiglia eterosessuale non è per nulla così carina, ma anzi è il luogo della violenza, c’è da dire anzitutto che a tutt’oggi non esistono e non esisteranno mai “figli di una coppia di omosessuali”. Saranno figli di uno dei due membri. L’altro è un semplice conoscente. Quand’anche per legge divenisse seconda mamma o secondo papà del bambino, resterebbe, comunque, un amico, un conoscente e basta.

matrimonio gay_famiglia omoparentale_violenza domestica_gay_Lgbt
“Uomini che picchiano gli uomini che li amano – Gay maltrattati e violenza domestica”, edito da Haworth Gay & Lesbian Studies, scritto da John Dececco Phd, Patrick Letellier, David Island

C’è poi da dire che le coppie omosessuali sono molto più instabili e violente delle coppie etero. Lo scrivono gli stessi attivisti LGBT nei loro libri, e lo documentano le ricerche sociologiche.

Ma poi si rifletta: a parità di qualità, per così dire, dei coniugi, cioè prendendo, per esempio, una coppia di omosessuali che siano brave persone, e una famiglia naturale composta da un uomo e una donna brave persone anch’esse, si può ammettere certamente che le due coppie, quella omosessuale, e quella formata da un uomo e una donna, possano, entrambe, prendersi il figlio a cuore. E tuttavia c’è anzitutto una differenza. La coppia dello stesso sesso potrà offrire al figlio solo una presenza femminile, o una presenza maschile. Anche con tutta la buona volontà, neanche 10 mamme faranno mai un padre, né 10 padri faranno mai una madre. L’identità di genere del bambino si formerà a fatica. Non solo. Se il piccolo fosse orfano di uno dei due, gli sarà stato possibile elaborare il lutto e sostituire la figura mancante con un’altra (parente, amica, ecc.). Al bambino privo (per esempio) di mamma ab origine, invece, è negata persino l’elaborazione del lutto: testimoniano gli adulti cresciuti con coppie omosessuali che hanno subito una violenza tremenda ogni volta che esprimevano il desiderio di una mamma (o del papà) e tutti dicevano: “Ma come non sei contento? Tu hai 2 papà!”

6 – Quanto all’argomentazione secondo la quale i cattolici dovrebbero smetterla di spaventare la gente, poiché l’utero in affitto non è a tema della legge, Ugo de Siervo, ex presidente della Corte Costituzionale, afferma: “Diciamocelo chiaramente: con la ‘stepchild adoption’ si concede il diritto a un padre naturale di estendere la genitorialità a chi desidera lui. Non vedo proprio la tutela di un diritto del bambino. Ci potrà essere qualche caso limite. Ma non si legifera mai per i casi limite, quanto per i casi ordinari. E qui, di ordinario, vedo piuttosto l’aspirazione di qualcuno a utilizzare la maternità surrogata nascondendosi dietro il presunto interesse del bambino.

In teoria, a livello legislativo, l’utero in affitto, in Italia, è vietato, non si può fare. In pratica, però, la stepchild adoption servirà a quelle coppie in cui uno dei membri ha comprato un bambino fornendo i suoi gameti per far sì che la genitorialità sia estesa anche all’altro membro. Si favorirà, quindi, una pratica oggi vietata in Italia, consentendo alla coppia di aggirare la legge.

7 – Quanto alla pratica dell’utero in affitto, con la quale Galimberti si dichiara d’accordo, egli la giustifica con questo ragionamento: “Io posso regalare un rene, posso regalare il mio midollo. E un altro se vuole regala  l’utero se vuol fare felice una coppia, non vedo il problema”.

Dovrebbe esser chiaro che è profondamente diverso donare un rene o il midollo da una pratica che, invece, porta al concepimento, alla crescita, e alla cessione di un essere umano, di una persona. Donando un rene, io dono una cosa parte di me, non danneggiando né me stesso, né qualcun altro; viceversa, con l’utero in affitto, concepisco una nuova vita, che crescerà finché non nascerà e che verrà data a una coppia che la chiede. Di conseguenza qui non sto donando parti di me, qualcosa di me, ma qualcuno. E quel qualcuno, nella persona del neonato, non è un oggetto, come può esserlo una parte di me che si dona, ma un soggetto egli stesso. Gli schiavi, nell’antichità, si regalavano, perché erano considerati oggetti.

Per non menzionare il fatto che il bambino, fin dalla fase prenatale, conosce la madre. Immediatamente dopo la fecondazione, quando la donna ancora neanche sa ancora di essere incinta, comincia un meraviglioso dialogo tra il corpo della madre e quel  “grumo di cellule”, che chiede alla donna di fargli strada nelle tube e di favorire il suo impianto in utero. Da lì, per 9 mesi, il bambino si nutre di lei e impara a riconoscerne la voce, il sapore, l’umore, il battito cardiaco... Con l’utero in affitto si recide premeditatamente il legame tra madre e  figlio. Va notato che in nome “dell’amore”, si vuole tagliare quel legame umano esistente tra la madre e il bambino. Dunque, un amore che impedisce a un legame d’amore di nascere,  provocando chissà quale trauma al neonato... Uno strano amore, invero.

In conclusione, il dono di un rene e l’utero in affitto non sono pratiche assimilabili poiché, mentre nel caso del donare un rene non c’è alcuna persona implicata e resa “oggetto da donare”, nel caso della pratica dell’utero in affitto quel qualcuno diventa “oggetto da donare”. Ma le persone non sono oggetti da scambiare, non sono mezzi per soddisfare qualcuno, quandanche ci fossero buoni desideri da parte dei genitori acquirenti. Le persone sono soggetti con la loro vita e la loro dignità che con queste pratiche viene calpestata.

8 – Galimberti accusa i Cattolici di contraddirsi: essi, stando al filosofo, contrastano, da una parte, l’avanzamento della tecnica per quello che vogliono loro, e, al contrario, utilizzano la tecnica per portare avanti artificialmente la vita: per cui dicono di preferire la “naturalità” a parole, per poi, nei fatti, come nel caso di Eluana Englaro, prolungare avanti la vita con artifici. L’illustre intellettuale evidentemente ignora che Eluana Englaro era in stato vegetativo, aveva una forte disabilità, ma rispondeva agli sguardi, manifestava gioia e dolore. Era senziente. L’unico supporto con cui veniva aiutata a vivere non era dato da macchinari per respirare o cose che creavano situazioni artificiali, ma da un semplice sondino, che permetteva di nutrirla e idratarla. Per il resto respirava e viveva autonomamente – pur con tutte le limitazioni dovute al suo stato di handicap. Dunque non si trattava affatto del caso in cui vengono utilizzati complicati artifici e macchine per tenere in vita a una persona che era in fin di vita – dato che Eluana non lo era; ma semplicemente le veniva dato ciò che, a qualsiasi persona normale che non può nutrirsi da sé, è necessario per vivere (come si dà il biberon ai bambini piccoli, no?).

Ringraziamo l’illustre filosofo Umberto Galimberti per averci dato occasione di riflettere ancora su queste delicate questioni esistenziali.

Fabrizio Sanna

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