11/01/2015

Matrimonio gay e genitori single

Proseguiamo l’analisi del ricco apparato di slogan e luoghi comuni a sostegno del matrimonio gay e delle adozioni omosessuali con un nuovo caso: lo pseudo argomento dei “genitori single” e delle “100 mila coppie gay con figli“.

Esso suona più o meno così: “E con i genitori single come la mettiamo? Lì non ci sono “madre e padre”, ma solo uno dei due: non si tratta di una famiglia? Dunque a maggior ragione dev’essere considerata una famiglia quella con due mamme o due papà”.

E anche: “In Italia ci sono più di 100.000 coppie gay che già hanno figli: non è urgente regolarizzare la loro posizione giuridica, per tutelare i bambini?

Come si vede siamo ancora una volta di fronte al solito automatismo perverso: si cerca di far leva sull’emotività dell’interlocutore (chi non ha a cuore la tutela dei bambini?) prospettando una soluzione – solo apparentemente ovvia – al fine di tutelare i minori. In realtà, il tutto è a vantaggio degli adulti e non, come si vorrebbe far credere, nell’interesse del minore. Infatti, si dimentica di esplicitare l’antecedente crono-logico: i minori  vanno tutelati perché prima sono stati volontariamente espropriati di una famiglia naturale, del padre e della madre.

Siamo così al paradosso: 1) si stravolge il processo della filiazione passando dalla generazione naturale alla progettazione e fabbricazione di bambini, magari sfogliando un catalogo di donne che mettono il loro utero in affitto;  2) il bambino viene così ad essere un prodotto pensato a tavolino e pre-stabilito astrattamente per pura volontà individuale, un essere umano che viene alla vita come oggettificazione di un presunto diritto (e non invece da un atto d’amore e all’interno di una relazione, come sempre dovrebbe essere); 3) divenuto così oggetto di diritto, non più qualcuno da accogliere ma qualcosa da avere ad ogni costo, al bambino non viene di fatto riconosciuto alcun diritto naturale, primo dei quali è l’avere il proprio padre e la propria madre ed il poter stare con loro (come recita anche la Dichiarazione mondiale dei diritti del bambino, art. 7.1); 4) così deprivato, il bambino viene oggettivamente a trovarsi in uno stato negativo di difetto,  in cui la catena della filiazione è stata spezzata e vengono a mancare i genitori (uno o entrambi,  non importa, visto che in base a questo meccanismo tutto è possibile); 5) infine, di fronte a questo stato oggettivamente negativo (il bambino è stato volontariamente reso orfano ancor prima di nascere) si invocano provvedimenti giuridici a tutela del minore, al fine di ripristinare quegli stessi diritti naturali che gli sono stati in un primo tempo negati. E 6) siccome il bambino sarà affettivamente legato ai due adulti che lo tengono in custodia, si pretende che questi siano entrambi elevati allo status genitoriale con un decreto legale: poco importa se la conclusione di questo processo assurdo è che si vengono a creare individui con due o più madri (o padri): in questo modo, si afferma, il bambino verrebbe maggiormente tutelato. Alla faccia del principio di realtà e di evidenza naturale.

Una volta chiarito che si tratta di un trucco per ottenere ancora una volta gli scopi degli adulti (se il bambino, poniamo, è già nato orfano di padre, non si vede come possa essere maggiormente tutelato attribuendogli un numero imprecisato di madri aggiuntive: nessuna donna potrà essere per lui il padre che gli è stato negato fin dal principio), dovremmo dire che in realtà il bambino andrebbe tutelato prima di tutto da quegli adulti che lo hanno trattato come un oggetto e lo hanno reso orfano ancor prima di nascere.

 Comunque sia,  procediamo con l’analisi del caso “genitori single”.

Prima di tutto bisogna distinguere: un conto è il genitore single (separato/divorziato) un altro la coppia omosessuale. Nel primo caso i figli hanno comunque la possibilità di rapporto con il genitore dell’altro sesso (col padre o con la madre,  nei modi e nei tempi stabiliti dalla legge).

Nel caso della coppia omosessuale e dei bambini ottenuti con l’inseminazione eterologa, invece, il diritto del figlio viene invece negato a priori.

Ciò che bisogna poi discutere è il senso delle pretese “genitoriali” omosessuali, in base all’argomento: “de facto”, quindi “de iure” (siccome in alcuni casi avviene già di fatto, *quindi* che diventi un diritto per tutti).

Questo “argomento” è palesemente contraddittorio in quanto mira a legittimare una pretesa di diritto in base un mero dato di fatto accidentale, peraltro negativo.

Il fatto che molte persone evadano le tasse, per esempio, è certo ed evidente. Da ciò non segue che questo sia o possa diventare legittimo, solo perché un certo numero di persone effettivamente si comporta in questo modo. Questa visione della legge, secondo la quale dovremmo iscrivere dei fatti nel diritto, solo perché “sono fatti” non è in grado di giustificare alcunché a livello morale ed anzi incorre in una degenerazione della stessa funzione politica (che – ricordiamolo – è quella di garantire il bene comune e non ciò che arbitrariamente piace all’opinione pubblica o a qualcuno in particolare).

Come già mostrato nelle note precedenti, in nome dell’uguaglianza, della tolleranza, della lotta contro le discriminazioni e di tanti altri principi, non si può concedere il matrimonio a tutti quelli che genericamente “si amano”. E nemmeno – per le medesime ragioni – si può regolamentare per tutti situazioni palesemente irregolari solo per il fatto che qualcuno, con trucchi diversi, è riuscito a scavalcare le leggi attualmente in vigore (che – è vero – sono da perfezionare e correggere là dove consentono distorsioni di questo ed altro tipo).

Alessandro Benigni

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