14/03/2014

Nel vivaio della mamme in affitto

Sono Sr.  Maria Valentina della Croce. Ho fatto la Professione Temporanea  nel novembre 2011, dopo due anni dall’ingresso al Carmelo S. Anna di Carpineto Romano, un Paese della provincia di Roma che ha dato i natali a Leone XIII. Prima dell’ingresso al Carmelo ho svolto per 19 anni la professione di ostetrica presso una grande Clinica Ostetrico-Ginecologica del Nord Italia.
Ho letto con molta attenzione e davvero grande sgomento l’articolo apparso sul numero di Jesus di febbraio dal titolo “Nel vivaio delle mamme in affitto” e non potevo esimermi dall’esprimere le mie riflessioni in qualità di ex ostetrica ma soprattutto di cristiana battezzata innanzitutto e monaca carmelitana poi.

Premetto che sono rimasta fortemente e negativamente impressionata dalle foto ed immagini riportate. Al di là del sorriso apparente che qualche donna manifesta, traspare dai loro occhi tutta la paura e l’incertezza per la gravidanza che stanno portando avanti e immagino per la loro famiglia e il loro futuro. Sono evidentemente volti segnati dalla fatica, dalla povertà e dalla sofferenza fisica e psichica. Non nascondo che l’ambiente, peraltro definita “Clinica”, in cui vivono i nove mesi della gravidanza, mi dà la sensazione di un lager adibito a sperimentazione di embrioni impiantati su cavie umane. Solo la follia umana può arrivare ad affermare  che una retribuzione di 50 dollari al mese e il coinvolgimento in attività che vanno da corsi di informatica a corsi di sartoria o estetista possano donare a queste donne un certo benessere. Inorridisco al pensiero del traffico economico che fa da retroscena a tutto questo.
Sapevo che il fenomeno delle maternità surrogate stava prendendo piede ma non immaginavo che stesse assumendo le attuali dimensioni e soprattutto dinamiche in paesi estremamente poveri come l’Ucraina e l’India. Sono ben noti i racconti dei turisti che ritornano dall’ India. Credo non possano dimenticare ed evitare di  inorridire di fronte ad immagini, come quelle viste, di una vita quotidiana, vissuta in una povertà estrema dove prevale ancora la suddivisione in caste e l’acqua del Gange è la panacea per i bisogni di buona parte della popolazione.
Con il fenomeno delle maternità surrogate e le conseguenze che esso comporta, si aggiunge una povertà estremamente più grande di quella materiale, il cui fine è nettamente contrario alla “legge naturale”, iscritta da Dio nel cuore dell’uomo. Davvero l’uomo sta prendendo il pieno sopravvento sul Dio che lo ha creato. E’ lui che decide in piena autonomia come, quando e dove “creare” altri esseri umani perché considera diritto primario la felicità di avere un figlio proprio. Purtroppo l’uomo sta dimenticando che la maternità e la paternità sono doni di Dio. Il fenomeno è ancora più dissacrante se si pensa che per raggiungere l’obiettivo menzionato vengono  “ schiavizzate” donne, madri che per necessità economica si sottomettono a questo genere di orrori.
Cosa dire inoltre del fatto che per il desiderio da parte della coppia  committente di essere presente al momento della nascita di quello che definiscono essere il loro bambino, le donne in causa vengono cesarizzate.  Non importa se in questo modo viene compromessa la loro storia ostetrico-ginecologica con le eventuali complicanze.

Da ostetrica contemplavo sempre con meraviglia e stupore il momento che seguiva immediatamente la nascita. Erano attimi di commozione profonda, dell’instaurarsi di nuove relazioni, di legami forti che gettavano le basi per l’inizio di una nuova vita di comunione all’interno della triade madre- padre- bambino.
Penso allo “stravolgimento” delle relazioni e degli affetti che stanno alle origini di questa nuova vita. Una fecondazione in provetta, il freddo trasferimento dell’embrione nell’utero della donna di un paese e di una famiglia a lui completamente estranei. Penso alla donna, quella della maternità biologica (e mi sembra proprio il caso di doverla definire tale) che deve abbandonare il proprio nucleo famigliare, il proprio marito, i propri figli, magari piccoli, per portare in grembo una creatura non sua, con la quale instaura gioco forza un legame affettivo e dalla quale deve comunque distaccarsi subito dopo la nascita. Penso alle difficoltà di portare avanti quelle gravidanze, perché  è ben noto quali possano essere le complicanze di una gravidanza medicalmente assistita con la costrizione talvolta all’aborto selettivo nelle gravidanze plurime. Per chi non avesse sufficientemente riflettuto significa in altri termini costringere una donna ad uccidere nel “suo grembo” una creatura “non sua”.

Credo che tutto questo stia rasentando il limite della follia umana oltre a minare evidentemente le basi dell’umanità stessa.
Dinanzi alle riflessioni fatte mi chiedo dove voglia arrivare l’uomo ma soprattutto su quale presunta verità voglia costruire la sua vita  e la sua identità se quest’ultima è stravolta fin dal suo nascere. Lo stesso Papa Francesco ha affermato che la vera crisi attuale non è tanto politica- sociale… ma antropologica.  Sfido chiunque ad affermare che sia vero il contrario. Alla luce di questi drammatici eventi credo che ogni cristiano debba farsi portavoce nella propria famiglia e nell’ambiente in cui vive della verità sulla vita, denunciando abusi e traffici, legali per gli uomini ma che gridano vendetta al cospetto di Dio. Apprezzo e stimo le coppie che pur con le difficoltà di oggi credono nella maternità e paternità responsabili. Prometto la mia preghiera a tutti quei professionisti che si adoperano ogni giorno per la vita umana nascente affinché il loro agire sia sempre retto e secondo verità, nel pieno rispetto della legge di Dio “inscritta nel cuore di ogni uomo”.
Mi fa molto riflettere una frase dell’Apostolo Paolo tratta dalla prima lettera ai Corinzi (6,19-20) : “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!”. Esiste forse argomentazione più importante per contrastare il fenomeno delle Maternità surrogate?

Sr Maria Valentina della Croce,
monaca carmelitana
Carmelo s. Anna
Carpineto Romano

Festini

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