24/02/2017

Obiezione di coscienza all’aborto: no alla rassegnazione

Gira sul web questa vignetta di Kranic che consiglia ai medici che hanno sollevato obiezione di coscienza, discriminati ingiustamente dal concorso al San Camillo, di chiedere all’UNAR di tutelare i loro diritti... umorismo piuttosto amaro, invero.

Perché certamente, come nota Benedetta Frigerio: «Questa volta il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ha vinto»: assume due medici non per la loro professionalità e per la loro capacità di curare e salvare vite, ma per la loro volontà di uccidere.

Già nel 2014 i medici del Lazio erano stati obbligati a rilasciare certificati per l’aborto, in palese violazione dell’art.9 della legge 194.  I ricorsi e le proteste sono finite al Consiglio di Stato che aveva infine ribadito il fondamentale diritto all’obiezione di coscienza. Ma il governatore l’anno scorso ha indetto ugualmente il concorso per l’assunzione di medici abortisti.

Ma le menzogne che girano sull’aborto e sul carico di lavoro dei medici che hanno sollevato obiezione di coscienza sono dure a morire, nonostante i dati pubblicati in questa tabella (forniti dal Ministero della salute) parlino chiaroobiezione di coscienza_aborto_tabella.

La Frigerio nota che il problema sta alla radice: «Quanto sta avvenendo nasce dal ribaltamento dell’impianto legislativo democratico, anche se tramite processi [pseudo] democratico-giuridici. Come dimostra anche la recente legge francese in cui, in nome della legalità dell’omicidio dei figli in grembo, è stato stabilito il divieto di diffondere informazioni anti abortiste.

Motivo per cui il problema non deve essere tanto quello di dimostrare che l’accesso all’aborto in Italia è garantito, bensì di continuare a spiegare perché l’aborto non può essere contemplato dalla legge.

Infatti, quello a cui stiamo assistendo è senza dubbio l’esito normale e ultimo di una democrazia che ammettendo l’aborto, e quindi privandosi del fondamento nella legge naturale oggettiva e riconoscibile dalla ragione di ogni uomo, è destinata a degenerare in una dittatura della maggioranza al potere».

Insomma, è da ribadire e da gridare ai quattro venti la verità, la tragica realtà dell’aborto che è omicidio. Se si recupera una mentalità radicalmente anti-abortista e veramente pro vita, anche il problema dell’obiezione di coscienza si risolverà. Perché alla radice bisogna recuperare la preminenza della legge naturale che vieta d’uccidere sulla legge positiva (cioè statuale) che consente questa ignobile deroga a danno dei bambini piccoli.

Giustamente la Frigerio ricorda le parole di Benedetto XVI: «Quando la legge naturale e la responsabilità che essa implica sono negate si apre drammaticamente la via al relativismo etico sul piano individuale e al totalitarismo dello Stato sul piano politico».

Ma noi, a questa deriva, non ci rassegneremo mai.

Redazione

 



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