29/07/2016

Omofobia? Ecco che diceva dei gay il padre della movida

Oggi basta un niente perché l’associazionismo gay lanci l’accusa di omofobia. È sufficiente sostenere che due uomini non possono procreare o che la famiglia è fatta da padre, madre e figli per finire nel tritacarne mediatico della lobby LGBT.

La sinistra è nella quasi totalità completamente schierata con il fronte omosessualista (del resto, gender, femminismo e quant’altro fanno ormai parte della sua ideologia).

Eppure, fino a pochi decenni fa non era affatto così. Nei partiti comunisti e socialisti “l’omofobia” era la norma e non c’era spazio per chi non fosse “vero uomo”: gli omosessuali venivano espulsi come “pervertiti” e “degenerati”. In Spagna, uno come Manuel Guedán, dirigente dell’Organizzazione Rivoluzionaria dei Lavoratori, diceva che l’omosessualità «non è una forma normale di intendere le relazioni sessuali, non è un modo naturale e può vedersi come un tipo di deformazione educativa, psicologica o fisica».

Insomma, i maestri del progressismo, ancora tanto venerati dal “politically correct“, avevano idee un tantino diverse da quelle oggi alla moda. Prendiamo ad esempio Enrique Tierno Galván. È stato il padre della movida madrileña tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, quando fu sindaco di Madrid (1979-1986). Il termine stesso “movida” nell’immaginario collettivo continua a indicare la gioia di vivere, il divertimento sfrenato, la frenetica vita notturna, la libertà assoluta: dopo quasi quattro decadi di regime franchista, la Spagna – così si diceva – entrava nella modernità...

Ebbene su Actuall abbiamo letto che nel 1976, quando era ancora docente universitario, oltretutto venerato per essere stato emarginato dal franchismo, Galván rilasciò un’intervista alla rivista Interviú, all’epoca popolarissima. Il futuro sindaco socialista di Madrid espose le sue idee in merito alla sessualità.

Galván definiva l’omosessualità una deviazione dell’istinto. Pur essendo contrario a punire i gay, il cattedratico non riteneva però che si dovesse concedere alcuna libertà alla propaganda omosessualista. «Penso che si debbano porre limiti a questo tipo di devianze», affermava. Giusta la libertà degli istinti, purché però «non attenti in nessun caso ai modelli di convivenza accettati dalla maggioranza come positivi», ovvero la famiglia ed il matrimonio.

Non solo. Alla domanda su cosa avrebbe fatto se avesse avuto un figlio gay, il politico socialista rispose che sarebbe stato opportuno correggere le tendenze omosessuali. Il PD del senatore Lo Giudice lo considererebbe un fascista... Se a queste dichiarazioni aggiungiamo quelle in cui faceva riferimento alla decadenza morale del basso Impero Romano, dovuta anche al diffondersi dell’omosessualità, ci possiamo rendere conto ancor di più di quanto siano cambiati i tempi e di come si sia trasformata la sinistra.

Galván oggi sarebbe accusato di omofobia. Anche perché, contro ogni ideologia gender, dichiarò nella stessa intervista che i bimbi maschi devono giocare con giocattoli da maschi e le femmine con quelli da femmine.

Anche sulla contraccezione non era poi così aperto, stando ai parametri di oggi. Pur approvandola, disse che “non si può lasciare gli anticoncezionali in mano a tutti. Vi sono alcune donne che, appena uscite dalla pubertà, non sono nelle condizioni fisiche per poterli utilizzare. Si tratta pertanto di proteggere la donna da eventuali patologie derivate dagli anticoncezionali“.

Galván all’epoca contribuì alla trasformazione radicale della Spagna. Attualmente i suoi compagni di partito lo farebbero arrestare.

Federico Catani

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